7 - Il piano di Claire (Isabel)
La porta della camera si chiude dietro di me con un lieve clic, ma il silenzio che segue non porta alcuna pace. Mi tolgo le scarpe con un gesto lento, come se ogni movimento richiedesse uno sforzo immenso. La borsa scivola dalla spalla e atterra sulla sedia con un tonfo sordo. Sento il peso della serata ancora incollato addosso, gravando sulle mie spalle, sotto la pelle, nella mente affollata di pensieri confusi.
Un sorriso involontario affiora sulle mie labbra, come un ospite indesiderato. Mi torna in mente Daniel e quel modo esasperato in cui ha alzato gli occhi al cielo mentre cercava di replicare al mio sarcasmo. Quel sorriso sfuggente che ha cercato di soffocare ma che gli ha increspato le labbra. Che razza di uomo è uno che crede di avere sempre ragione?
Cerco di scacciare quei pensieri irritanti, ma quando alzo lo sguardo, Claire è lì. Distesa sul letto, affondata nei cuscini come una regina sul suo trono. Il suo sorriso complice è un colpo diretto ai miei nervi.
«Che c’è?» sbotto, incrociando le braccia al petto.
Lei si limita a guardarmi con quegli occhi luminosi e pungenti. «Niente. Stavo solo aspettando il tuo resoconto. Non mi deludere.»
«Resoconto?» ribatto esasperata, avanzando verso il letto. «Oh, non preoccuparti, Claire. Ho capito perfettamente il tuo piano malvagio. Tu eri dietro a tutto. Hai architettato questa cena e hai invitato...lui!» Le punto un dito accusatorio, come se fossimo sul palco di un dramma teatrale.
Lei scoppia a ridere, e quel suono cristallino mi irrita più di quanto vorrei ammettere. «Sei incredibile, Isabel. Hai passato tutta la serata a punzecchiarlo e ora sei qui a sfogarti con me come se fossi infuriata. Ma scommetto che ti sei divertita. Non negarlo.»
«Divertita? Quando rischiava di soffocare con un sorso di vino forse? Claire, non è stato divertente, è stato surreale e... Faticoso!» Mi lascio cadere sul letto accanto a lei, affondando più del previsto nel materasso. Perfetta metafora della mia serata.
Claire si solleva su un gomito, gli occhi pieni di una luce maliziosa. «Va bene, confesso. Era tutto pianificato. Ma ascoltami bene: avevo le migliori intenzioni. Sai cosa sei, Isabel? Una di quelle persone che si costruiscono muri altissimi intorno. E io non ti lascerò vivere rinchiusa per sempre in te stessa. Quindi preparati.»
«Prepararmi per cosa?» chiedo sospettosa, con un tono più grave di quanto volessi lasciar trapelare.
Lei si alza con un balzo, gli occhi scintillanti. «Andiamo a ballare.»
Rido senza entusiasmo. «Claire, no. Sono stanca. Voglio solo mettermi a letto, magari leggere un libro, e dimenticare questa serata che tu, hai rovinato.»
Lei scuote la testa con fermezza, afferrandomi per un braccio. «Isabel, smettila di fare la vecchia zitella! Non ti lascerò marcire qui dentro. Hai bisogno di divertirti.»
«Claire, davvero, non ho nemmeno qualcosa di adatto da indossare per uscire.» Tento la scusa più ovvia, ma lei sorride come se aspettasse proprio quella risposta.
«Non preoccuparti. Ti sistemo io.» Si avvicina alla valigia aperta, rovistando tra gli abiti con la destrezza di una ladra di stile. Dopo qualche secondo trionfa con un elegante abito rosa antico. Il tessuto leggero e fluido si lega dietro al collo con un nodo discreto, lasciando la schiena scoperta in un gioco di sensualità sottile. La scollatura a cuore accennata appena sul décolleté, dove il tessuto si intreccia con morbide pieghe, creando un effetto raffinato e romantico. La gonna scivola morbida fino a metà coscia, seguendo i movimenti con leggerezza.
«Questo è perfetto,» esclama con soddisfazione.
Lo guardo con un misto di esitazione e ammirazione. «Sembra… troppo?»
«No, sembra te.»
Osservo titubante, pronta a trovare l'ennesima protesta per impedirle di travolgermi con la sua euforia, ma ogni tentativo pare essere vano, poiché prevede ogni mia mossa.
«Questo è perfetto Isabel, non accetterò obiezioni. E ho visto quei sandali color cipria che nascondi sotto la sedia. Non ti permetterò di uscire con scarpe da ginnastica o ciabatte stasera.»
Protesto, ma Claire è inarrestabile. Mi ritrovo davanti allo specchio, l'abito che scivola leggero sulla pelle, lasciando scoperta la schiena, mostrando il giusto sul décolleté. I sandali con il tacco sottile mi fanno vacillare leggermente, ma regalano una grazia che non pensavo di possedere. Claire si avvicina con un rossetto color pesca.
«Fidati di me. Questo ti farà sentire invincibile.»
Sospiro, ma alla fine cedo. Quando finiamo, mi osservo allo specchio e quasi non mi riconosco. I capelli appena raccolti, lasciando cadere delle ciocche ribelli in morbide onde, le labbra brillano sotto la luce soffusa della stanza. Claire sorride compiaciuta. «Sei una bomba, Isabel. Andiamo a conquistare la pista da ballo.»
Mi trascina nella hall, senza lasciarmi il tempo di protestare ulteriormente. Le risate e le luci dell'hotel sembrano più vivide di quanto ricordassi. Appena usciamo, una brezza fresca mi accarezza la pelle, portando via parte della tensione accumulata.
E poi lo vedo. Daniel è lì, pochi metri davanti a noi, con il telefono incollato all’orecchio e un'espressione tesa. La luce gialla del lampione disegna ombre taglienti sul suo viso, accentuando la mascella serrata. La sua voce è bassa, ma carica di rabbia trattenuta.
«Non m’importa, Caleb. Mi hai dato buca, che razza di amico sei? Sai una cosa? Lascia perdere. Passerò la serata da solo e tu ti farai perdonare appena torneremo in città.» Chiude la chiamata con un gesto secco, poi alza lo sguardo e mi vede.
Per un istante, il tempo si congela. I suoi occhi color nocciola si fissano nei miei, e c’è qualcosa in quel momento che mi fa sentire vulnerabile, come se potesse leggermi dentro con una facilità disarmante. L'aria sembra caricarsi di una tensione sottile, palpabile.
Lui fa un passo verso di me, lento, quasi esitante, come se temesse che potessi svanire. Indossa una camicia bianca leggermente sbottonata sul collo, il tessuto morbido che segue le linee del suo corpo con una perfezione quasi imbarazzante. I pantaloni scuri gli fasciano le gambe con naturale eleganza, mentre le maniche sono arrotolate fino agli avambracci, rivelando polsi forti. Tra le mani tiene distrattamente una giacca scura, come se fosse lì solo per completare il quadro del suo fascino disinvolto. Una scia di profumo legnoso e avvolgente, appena percettibile, si diffonde nell'aria, lasciando una traccia che si insinua nei miei sensi senza chiedere permesso.
Claire continua a parlare, ma la sua voce si dissolve sullo sfondo.
Daniel inclina leggermente la testa, il ciuffo ribelle dei capelli che riflette la luce fioca. I suoi occhi sono una domanda muta, qualcosa che mi raggiunge con la forza di un'onda improvvisa.
E io, nonostante tutto, non riesco a distogliere lo sguardo.
«Guarda un po’ chi c’è!» esclama Claire con la sua solita disinvoltura, interrompendo l’incanto. «Daniel! Ti ho portato compagnia!»
Mi volto verso di lei, incredula.
«Isabel non vedeva l'ora di uscire con te, non fa che dire quanto sia stata piacevole e indimenticabile la cena.»
Claire parla a raffica, senza nemmeno respirare. Butta fuori frasi insensate e fuori luogo, con una velocità assurda. Tutto è ovviamente premeditato, prima che io possa ostacolare il suo ennesimo piano subdolo.
«Ah sì? Davvero?» domanda Daniel compiaciuto, inclinando la testa leggermente di lato, come un investigatore che ha appena trovato il colpevole.
Sollevo un sopracciglio, combattendo il sorriso che mi sale sulle labbra. «Senti, rockstar, ti conviene non credere a una parola di quello che dice Claire. È più brava a inventare storie che a ballare... e guarda che balla piuttosto bene.»
Lui ride piano, con quel sorriso che sembra sempre sapere qualcosa che tu ignori. «Buono a sapersi. Ma quindi niente cena indimenticabile?»
«Indimenticabile sì... ma forse per i motivi sbagliati,» ribatto con una punta di ironia. Poi mi volto verso la mia amica e con uno sguardo truce sibilo: «Claire, che diavolo stai facendo?»
Lei mi ignora, allontanandosi con un saluto rapido, correndo via senza il minimo sforzo, considerando che indossa i tacchi alti.
