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Capitolo 1 parte 3

Uhm… se mamma e nonna fossero ancora qui con noi, non l’avrebbero mai permesso ma ora che non ci sono più, mio padre poteva fare tutto senza essere giudicato da nessuno.

Il bello è che mio padre non aveva nemmeno avuto la decenza di venirmelo a dire in faccia, l'ho venuto a sapere tramite un giornale del cazzo!

(Senza offesa New York Times ma capitemi, sono ancora arrabbiata per questo fatto ed è la prima volta che questa mia suddetta incazzatura è puramente legittima!)

Sapevo che mio padre fosse un boss mafioso ma non mi sono mai intromessa nei suoi affari loschi e nemmeno mi interessava dato che in quel periodo mi preoccupavo più a studiare per avere un futuro migliore.

Odiavo il fatto che guadagnasse i soldi grazie al lavoro sporco, e questo era uno dei punti che mi aveva portata ad allontanarmi dal mio genitore.

In realtà non avevo proprio nulla in comune con mio padre.

Ripensai al sogno che avevo fatto la scorsa notte, sembrava così tremendamente realistico ed era decisamente troppo angosciante!

Ma lasciamo stare si tratta di una piccola cavolata, chi mai crederebbe a dei sogni premonitori?

Lo dico io: nessuno. In fondo nessuno ci credeva veramente a quei sogni.

Era impossibile poi, mica ero rimasta incinta di qualcuno io!

Anzi, non vedevo il tanto celebrato organo riproduttivo maschile dall'Era Glaciale, probabilmente!

O forse era giunta l'ora di smetterla di vedere quelle soap opera coreane e cinesi, che ne dite?

Non fanno proprio bene alla mia sanità mentale e mi fanno vorticare in mille altre fantasie strane che non hanno nemmeno un filo logico.

Ma... successivamente mi dovetti ricredere perché quella persona che avevo sognato, in realtà, esisteva veramente in questo mondo, non era frutto della mia fervida immaginazione.

Passeggiai sconsolata verso l'aeroporto con mille pensieri che stavano vorticando nella mia testa:

"Sono proprio un caso perso, in fin dei conti avevo capito perché mio padre mi aveva lasciata andare così facilmente, non gli sarei servita praticamente a nulla.

Ero solo un altro peso per lui dato che doveva mantenere anche quei due falliti che aveva portato in casa nostra" pensai sconsolata, stavo vivendo la mia intera vita con monotonia e tristezza senza avere un nessunissimo e fottutissimo scopo. Se non quello di crearmi ulteriori problemi da sola. Ah! Quello sono parecchio brava a farlo!

Devo solamente ringraziare Robert per questa ennesima opportunità lavorativa, altrimenti, ora sarei già sul lastrico a vivere come una vagabonda. O peggio ancora come una barbona per strada. Non avevo più nemmeno i soldi per pagare l'affitto del mio minuscolo appartamento a New York e neppure per il taxi. Ecco perché stavo camminando per raggiungere l’aeroporto.

"L’unica figlia di un ricco e potente boss caduta in miseria, completamente ignorata dal padre dal quale non ha più nessuna notizia da mesi.

Chi l'avrebbe mai detto?

Chissà poi come se la sta passando il mio vecchio senza di me tra i piedi?

Starà molto probabilmente alla grande"

Ora capisco che cosa volesse dire quel famoso proverbio che nessuno credeva: "Dalle stelle alle stalle" però mi dovetti ricredere subito, ci azzeccava pienamente con me e la mia vita. Ma proprio in pieno ci azzeccava!

"Ma a parte gli scherzi, devo smetterla di perdere altro tempo per rimuginare, questa volta Robert mi avrebbe veramente ammazzata. Se avessi seriamente perso l'aereo, chi lo avrebbe sentito poi?

Non avevo nemmeno i soldi per comprarmi il cibo, figuriamoci riacquistare da sola un nuovo biglietto da mille dollari"

L'aeroporto internazionale JFK non era cambiato minimamente dall'ultima volta che avevo preso l'aereo (diciamo quasi cinque anni fa o forse più. Dopo che mi ero lasciata con il mio ex fidanzato. Beh...era proprio passato un bel lasso di tempo) però era comunque rimasto un aeroporto monotono, grande e super, mega, iper-affollato e ultramoderno. Avevo fatto altri voli ma avevo sempre evitato il JFK perché mi suscitava sempre ricordi tristi.

La gigante e sgargiante bandiera dalle cinquanta stelle del mio paese mi diede il benvenuto, anzi diciamo, l'arrivederci dato che lasciavo lo stato per un tempo indeterminato e non sapevo nemmeno se in futuro sarei più tornata di nuovo a New York.

Ad un certo punto il mio cellulare vibrò nella mia tasca, segno che mi era appena arrivata la notifica di un messaggio.

Lo controllai subito, sperando che la compagnia aereo su cui viaggiavo avesse fatto ritardare il mio volo di qualche ora, cosa che adesso mi faceva molto comodo, almeno non dovevo più correre come una pazza per poterlo prendere in tempo.

Ed invece fu un messaggio dalla mia migliore amica, nonché cugina Meredith, fin dall'infanzia giocavamo insieme e ci consideravamo due sorelle: io ero figlia unica, mentre lei era sempre da sola a casa in balìa dei dispetti di suo fratello.

Da piccola odiavo questa situazione “da figlia unica” poiché non potevo giocare con nessuno, sentendomi perennemente triste e sola.

La chiamai subito, mi era mancata sentirla parlare soprattutto per sentire i suoi succosi pettegolezzi, non ci sentivamo da un bel pezzo con tutto il lavoro che avevamo da fare!

Ed odiavo scrivere al telefono, mi faceva perdere del tempo prezioso.

«Ciao mio bellissimo splendore, il mio caro ed amato Robert mi ha appena detto che verrai qua a Wellington per un certo periodo, vero?

Non vedo l'ora di rivederti, sorellona!

Mi sei mancata un sacco, da quando mi sono trasferita in questo posto paradisiaco non ci siamo mai più viste, dobbiamo decisamente rimediare a tutto questo con un po' di sano shopping ed in qualche centro benessere!» mi chiese lei con la voce super entusiasta.

«Sì, parto tra poco, ma ora spiegami come mai questo nomignolo così sdolcinato a quella serpe del nostro capo? Dopo tutto quello che ha preteso da me non se lo merita per niente» chiesi io incuriosita.

«Sara, sono riuscita ad acchiapparlo, ce l'ho fatta finalmente, dopo due anni che gli morivo dietro alla fine mi ha notata!

Sembra che stia vivendo un sogno ad occhi aperti di ogni donna sulla terra, sono così tanto innamorata di lui! Lui è fantastico ed è molto premuroso con me!

Sara, per quelle come noi c'è ancora una speranza di vedere qualche gioia! Non ti abbattere» disse lei urlando nella cornetta euforica, quasi distruggendomi un timpano, lo allontanai un po' dal mio orecchio sorridendo.

Ero veramente felice per lei, Robert era un brav'uomo dopotutto, quando non si incazzava...oppure quando non ci riempiva continuamente di mansioni, so per certo che tratterà bene mia cugina.

Lei è molto importante per me. Cazzo però, non potevo mettermi a cincischiare quando avevo poco tempo a disposizione, mi dovevo muovere!

«Complimenti, sorella hai fatto la scelta migliore corteggiandolo!

Lui si prenderà cura di te, te lo meriti dopo tutti quei ragazzi tutta massa e niente cervello che ti hanno solo fatta soffrire» mi congratulai felicemente con lei, dato che era innamorata di Robert già dai tempi del liceo ma era troppo orgogliosa e non lo avrebbe mai ammesso, la conosco fin troppo bene.

«E tu invece?

Che mi dici?

Quando troverai finalmente uno che ti prenda, ragazza mia? Non rimarrai zitella per tutta la vita, spero. Già mi immagino di vederti in un appartamento in un qualche distretto malfamato di New York circondata da un’infinità di gatti! Vorrei dei nipotini adorabili da te dato che sei stupenda, non sprecare assolutamente il tuo fascino e quel meraviglioso fisico che ti ritrovi!» ed eccola lì, la mia solita rompiscatole preferita.

«Ah. Ah. Ah. Molto divertente da parte tua, sei proprio simpatica come tuo solito Meredith.

Però dai, ti prometto un giorno ci lavorerò su, preferisco non avere nessuna relazione romantica per ora, mi basta solo divertirmi con un po' di persone e basta. Tu più di tutti sai cosa ho vissuto in passato, non voglio fare lo stesso sbaglio, Meredith. Non sono pronta ad affidare il mio cuore a nessun altro. Comunque ci sentiamo presto che devo andare a prendere l'aereo!»

«Sara ti prego ascoltami, non tutti i ragazzi sono come lui, apri il tuo cuore sorella e rischierai di essere sola per tutta la vita. Io non voglio questo per te, non te lo meriti. Ti voglio un’infinità di bene. Dimmi quando arrivi così ti vengo a prendere con la mia nuova macchinina, me l'ha comprata Robert per il mio compleanno, è stato troppo adorabile da parte sua.

Ok, non ti disturbo più, fai un buon viaggio ci vediamo a Wellington per poter festeggiare la tua nuova vita qui!» risi scuotendo la testa, qualche volta mia cugina era proprio impossibile.

Mi diressi a passo veloce, guardando ancora il telefono per tenere sott’occhio l’orario, verso il mio gate d'imbarco.

Quando un uomo, grande come un armadio e alto più di due metri, mi arrivò addosso centrandomi in pieno.

Facendomi cadere e sbattere il sedere a terra, iniziai ad imprecare in tutte le lingue che conoscevo tra cui, di certo, l'aramaico antico (che avevo iniziato a studiarlo in un corso facoltativo offerto dalla mia università)

"Povera me, cosa ho fatto di male, per meritarmi tutti questi problemi nella mia vita? Non mi aspettavo che un energumeno mi investisse" pensai tra me e me.

"Ma che modi erano mai questi?

Caricare una bellissima ragazza, come la sottoscritta, come se fosse un toro in qualche corrida! Non si era nemmeno degnato di tirarmi su nonostante mi abbia completamente travolta?

E senza nemmeno chiedermi scusa! Guarda che è proprio un maleducato questo qui" pensai nell'intento di tirarmi su dal pavimento con la solita grazia di un ippopotamo di due tonnellate.

«Ah, cazzo... Scusami tanto ragazzina per averti buttata a terra in quel modo.

Non ti avevo vista spero di non averti fatta male, vero?» mi chiese visibilmente mortificato in volto, porgendomi una mano affinché la prendessi per potermi tirare su.

"Certo che non mi hai visto gigante come sei, la prossima volta vedi di metterti degli occhiali così non fai perdere del tempo alle persone che già sono di fretta e sfortunatamente ora non ho il tempo per poter litigare con te!" pensai adirata mi avrebbe fatto tardare ancora di più, dovevo liberarmi subito di lui ed al più presto!

Però ok... le sue scuse sono arrivate a scoppio ritardato... forse era comune nelle relazioni umane ricambiare? Così risposi alle sue scuse.

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