Capitolo 1 parte 2
NEW YORK (JFK International Airport) – WELLINGTON (WLG International Airport)
[18 ottobre 2017]
In quel periodo della mia vita stavo ancora lavorando per quel grandissimo pezzo di stronzo del mio direttore, il caro e “vecchio” Robert Johnson, alla NYA (New York Archeological research)
Senza offesa amico mio, ma in quel periodo lo eri veramente... non che tu adesso sia così tanto migliorato ma... seriamente, a quei tempi, eri uno stronzo alla massima potenza!
Facevi terrore praticamente a tutti, mi ricordo ancora quel tirocinante appena arrivato che se l’è fatta sotto dopo una tua lavata di capo.
Guarda, purtroppo non posso nemmeno elencarti tutti gli insulti che ti ho affibbiato durante i miei cinque anni di lavoro con te, perché ormai siamo diventati parenti, ma voglio che tu tenga a mente questo fatto. Almeno per proteggere i tuoi futuri lavoratori.
Devo dire che sei stato molto fortunato ad aver sposato mia cugina Meredith. Lei se lo merita davvero il vero amore.
Ma di certo, se quel giorno non avessi ascoltato la tua continua predica non avrei rivissuto questo inferno.
Sicuramente sarei ancora “intatta” ed avrei intrapreso una vita differente da questa.
Spero solo che tu leggendo quello che ho appena scritto, non te la prenda così tanto, un minimo di bene te ne voglio.
Un minimo… non montarti troppo la testa!
Forse ora che vi spiegherò come stanno le cose, capirete perché quel giorno ero così tanto arrabbiata con il mondo intero.
Ovviamente non era solo a causa di Robert.
Lui aveva il 50% della colpa mentre l’altra metà… era mia.
Vi prego di non giudicarmi subito per tutta questa rabbia interiore che avevo in corpo e spero che mi possiate anche capire.
Soffro di insonnia.
Per me era pure legittimo essere così tanto arrabbiata, avevo poche ore di sonno, era un'ingiustizia bella e buona quella che stavo vivendo in quel momento!
Bando alle ciance, vi spiego nei minimi dettagli il motivo della mia ira: il giorno prima, quello scansafatiche del mio capo, con la mente fossilizzata sulla sua vita privata e sulle ragazze che saltuariamente andava a letto, mi aveva chiamata... con attenzione, ragazzi, ben due mesi di ritardo su un caso che aspettavo di analizzare da una vita.
Prendendosela pure con me per non averlo nemmeno avvertito di questo fatto, mica ero la sua cavolo di segretaria! Non avevo mica il suo schedario a portata di mano!
Probabilmente neanche la segretaria lo aveva, di sicuro aveva qualcos’altro in mano.
Vi risparmio le sue infinite urla al telefono poiché nonostante mi abbia dato sui nervi non sono così relativamente importanti.
Perdonatemi sono una persona decisamente rancorosa, me ne sto accorgendo solo adesso scrivendo questo romanzo.
Ops, non fa niente, peggio per loro.
Dannazione, però, era lui il capo, mica io!
Cosa voleva pretendere da me che ero una sua subordinata?
Non potevo né assegnarmi i compiti e nemmeno darmi gli ordini da sola per l'amor del cielo!
Anche se ammetto che l'idea mi sarebbe molto piaciuta, mi sarei tolta tutte quelle mansioni noiose e le avrei assegnate tutte a quella mia collega bisbetica, impacciata e petulante!
Che nervi era quella donna, parlava solamente di pettegolezzi, probabilmente ne avrà raccontati anche un paio sul mio conto. Ci metterei la mano sul fuoco.
Odio profondamente questo genere di persone!
Aggiungo anche il fatto che ero già incasinata con mille altre scartoffie ed altri documenti da preparare per lui. Sarebbe stato molto gradito l'avvertimento in gran anticipo, mi bastava anche solo qualche settimana, non chiedevo così tanto. Decisamente sarei riuscita a trarre più informazioni che in un fottuto giorno. La mia odiosa insonnia è anche dovuta a lui, ho lavorato per tutta la notte presa dal panico.
Era fortunato che in quel periodo non gli avevo fatto causa, perché ripensandoci ora l'avrei sicuramente fatto.
Il mio compito avrebbe dovuto essere quello di analizzare e in seguito studiare un nuovo reperto riesumato un paio di mesi fa in una grotta nei pressi di Tauranga.
Era un lavoro dove serviva un sacco di tempo, non potevo analizzarlo in un solo giorno. Era praticamente impossibile e dovevo contattare varie sezioni non solamente il mio.
Nemmeno se fossi Zahi Hawass in carne ed ossa, avrebbe saputo risolvere questo problema!
Ero brava ed avevo talento nel mio campo ma sicuramente non potevo fare magie!
L’unica cosa che sapevo e che si trattava di un cimelio di altissimo ed inestimabile valore in campo storico e patrimoniale.
L'oggetto era risalente alle tribù dei Maori, datato intorno al 1200 d.C. ad occhio e croce, era un reperto di notevole importanza perché ci avrebbe permesso una volta per tutte di scoprire delle nuove curiosità ed avere delle nuove conoscenze su questa mitica civiltà che esiste tuttora.
Sarebbe stata sicuramente la chiave di volta per capire meglio la loro società antica così complessa e le sue varie suddivisioni.
Se avessi analizzato completamente quel cimelio sarei probabilmente passata alla storia insieme a Robert. Finalmente avrei realizzato il mio sogno che avevo da bambina di comparire su qualche libro di storia antica o di archeologia!
-
Quindi adesso bando alle troppe chiacchiere e... Wellington tieniti pronta che sto arrivando da te!
Sì avete capito benissimo ero proprio in viaggio verso la Nuova Zelanda!
Una terra quasi totalmente inesplorata in chiave culturale, ricoperta di una natura rigogliosa ed una meta imperdibile da ogni punto di vista!
(Anche se forse si era capito dato che prima ho parlato della tribù dei Maori, ma è sempre meglio precisare le cose. Non si sa mai!)
O meno, credo che questa volta perderò il mio volo, se non mi do una mossa ad uscire dal mio appartamento che ho affittato quando sono uscita di casa.
Sono in ritardo perché è colpa di quella stupida sveglia da quattro soldi comprata da quel negozio di cianfrusaglie sotto casa.
Non mi sarei dovuta fidare così tanto di voi, maledetti, ci ho riposto tutta la mia intera vita lavorativa in quell'oggetto infernale!
Per fortuna che ho avuto la decenza di preparare la mia valigia il giorno prima, altrimenti avrei perso ulteriore tempo.
"Chissà quando ritornerò di nuovo in questo dannato posto?
New York... la grande metropoli e la acclamata città della mela, la città dove tutti vogliono ricostruire la loro vita da capo era praticamente la porta d'accesso agli inferi per me.
La mia città natale mi aveva fatto passare seriamente dei brutti momenti che valeva la pena dimenticare.
Forse partire per la Nuova Zelanda per un anno non era così una brutta idea, 1 punto per Robert.
In quella città avevo perso man mano tutte le persone più importanti della mia vita, quasi tutte in circostanze misteriose o tragiche: mia mamma, mia nonna ed il vecchio tuttofare di casa nostra che si comportava come un padre con me.
Lui era scomparso in una calda giornata di primavera senza lasciare alcuna traccia e senza nemmeno salutarmi, cosa che faceva ogni volta.
Mi ricordavo che all'ora l'avevo cercato dappertutto per la casa piangendo, mi serviva come l'aria il suo conforto.
Era l’unica persona con cui potevo parlare apertamente e che mi voleva bene.
Mio padre non mi calcolava minimamente preso dal troppo lavoro e mia mamma era troppo occupata a badare a mia nonna.
Lui mi manca ancora adesso, solo lui poteva capirmi e tirarmi su il morale. Lo consideravo come un secondo padre.
Mi stavo allontanando da New York per dirigermi verso una destinazione completamente ignota per me.
Non sapevo nemmeno cosa e chi avrei trovato andando lì a Wellington, pensai un pochettino sconsolata, da ora in poi avrei avuto il mio destino tra le mani, ora come ora non potevo rischiare di fare cazzate come al mio solito.
Altrimenti sarei veramente spacciata e dovrò ritornare con la coda tra le gambe da mio papà!
Dio, spero proprio di no. Ho chiuso con quella persona da un bel pezzo ormai e spero di non rivederlo mai più nella mia vita.
Lui, in primis, mi aveva fatto odiare la questa città e quasi tutta la famiglia che mi è rimasta: cioè lui e la sua nuova famigliola.
Mi strinsi sempre più nella mia comoda giacca color verde militare comprata a poco in un negozio di articoli di seconda mano. Ho pochi soldi quelli che guadagno vanno tutto in bollette e in affitto. A momenti non ho nemmeno i soldi per mangiare.
Mi ricordo che ero infreddolita a causa di quei gelidi primi giorni di inizio ottobre, era incredibile il fatto che faceva così tanto freddo, nonostante fosse solo autunno.
Questo avvenimento non era mai capitato nella storia di New York, o almeno, da quando io sono nata non era mai successo.
In questo periodo, l'altr'anno ero probabilmente ancora vestita in canottiera o con le maglie a mezze maniche ed i pantaloncini corti mentre, ora stavo veramente agognando un piumino che mi riscaldasse da tutto questo freddo!
Sfortunatamente li ho lasciati tutti nella casa vecchia, non voglio tornare strisciando da mio padre per riprendere i miei vestiti.
Sono troppo orgogliosa.
"Però… se iniziasse pure a piovere la mia sfiga sarebbe proprio cronica. Non ha mai piovuto in questi ultimi mesi figuriamoci se piove proprio oggi quando sono obbligata ad uscire con questa valigia enorme" pensai guardando il cielo farsi sempre più scuro sopra di me.
Mio dio... sto già sentendo le prime gocce di pioggia bagnarmi la fronte... non è possibile che io mi trovi sempre nella stessa tremenda situazione! Non ho nemmeno i soldi per un dannato taxi, mi sto facendo tutto il tragitto a piedi con due valigie!
Dannazione queste cose capitano solo a me!
Io non ci posso credere, è impossibile.
Sono veramente una calamita per le sfighe, sennò non me lo spiego!
Spero di arrivare velocemente all'aeroporto, altrimenti sicuro mi farò una bella lavata con questa pioggia ed avevo dimenticato di portare con me il mio inseparabile ombrello!
Cazzo vero che l’avevo accidentalmente bucato una settimana fa.
Ah... Ma che modi sono! Quasi mi stavo dimenticando di presentarmi!
(Non che voi interessasse ma... Fatelo andare bene dai!
Credo di essere un pochettino simpatica... o almeno spero di esserlo. Ci voglio provare per voi)
Mi chiamo Sara Wright e sono una ricercatrice storica specializzata in beni storico - artistici, lo stesso mestiere che faceva mia madre... prima che lei mi lasciasse. Mi ricordo ancora adesso quanto la sua passione mi abbia influenzata, mi ha trasmesso l’amore per la storia e per l’antichità.
Lei... mi manca davvero tanto, spero di rivederti un giorno mammina, ti voglio bene.
Parlando di mio padre... lasciamo stare.
Non vorrei nemmeno parlare e spendere del fiato per uno come lui ma cercherò di sforzarmi per raccontarvelo.
In una settimana è riuscito a cacciarmi di casa e diseredarmi, rimpiazzandomi subito con la sua nuova e spumeggiante compagna di vent'anni più giovane di lui ed il figlio super viziato di otto anni che era ancora peggio della madre.
Cavolo, quanto odiavo quel bambino, sentivo ancora il suono del suo starnazzare nelle mie orecchie nonostante fossero passati un bel po' di mesi dall'ultima volta che l'avevo visto. Ovviamente, era una cena di famiglia con nonna, sono venuta solamente per lei, altrimenti non ci sarei mai andata.
Mi ricordo ancora quel breve annuncio sul New York Times che avevo letto appena due settimane fa: "la figlia del celebre boss di SoHo (per precisare, il quartiere più in voga e definito anche il più "sicuro" di New York, dubito fortemente di tutto questo però, se viene controllato da uno come mio padre che è proprio un buono a nulla)
Inoltre l'occhiello della notizia continuava a recitare, come se quello che avevo letto non fosse già abbastanza: “ ma ora che la primogenita è stata cacciata di casa ed è stata ufficialmente tolta dal testamento del padre, chi sarà ora il prossimo erede che prenderà le redini della società?"
