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Capitolo 4. Sotto gli occhi di tutti

La sala anatomica era vasta e severa, immersa in un silenzio teso, quasi opprimente. Luce fredda cadeva da alte lampade al neon, proiettando ombre nette sui pavimenti di marmo grigio. I banchi, lunghi e stretti, di metallo e legno consumato, sembravano file di altari pronti ad accogliere sacrifici. Le superfici lucide erano punteggiate da strumenti chirurgici sotto teche di vetro, teschi artificiali e modelli anatomici dall’aspetto inquietante.

Le prime file erano già occupate da studenti ansiosi, seduti composti sulle panche rigide, mentre le file più indietro ospitavano gruppetti rumorosi.

Fu allora che la porta si aprì.

Maria entrò nella sala con passo deciso ma misurato. Indossava una camicia bianca semplice, pulita, e un paio di jeans scuri; i capelli raccolti in una coda alta rivelavano un volto delicato e determinato. Appena varcò la soglia, un fremito attraversò l'aula.

I ragazzi sollevarono lo sguardo. Alcuni ammutolirono a metà frase, sorpresi. Le ragazze si irrigidirono, scambiandosi occhiate cariche di velata ostilità.

Dal fondo della sala, Lin Mei, una delle più popolari, piegò le labbra in una smorfia di disprezzo.

Maria sembrava non accorgersi di nulla. Con tranquilla sicurezza, si diresse verso un banco libero a metà aula. Accanto a quel posto sedeva una ragazza dai capelli corti e ribelli, con una postura svogliata: Suyin.

Suyin, conosciuta per la sua abitudine a saltare le lezioni, era una presenza rara. Aveva deciso di assistere solo a questa lezione perché l’anatomia — a differenza di tutte le altre materie — la affascinava vagamente.

Quando Maria si sedette, Suyin le lanciò un sorriso pigro e disse: «Ciao. Io sono Suyin. Non ti ho mai vista prima. Sei nuova?»

«Sì, mi chiamo Maria,» rispose lei, gentile ma riservata.

Suyin annuì, distrattamente, tamburellando le dita sulla superficie rigida del banco. «Tranquilla. Qui sono tutti stressati. Io salto quasi sempre, tanto basta sapere a chi chiedere gli appunti.»

Maria abbozzò un sorriso cortese, ma nella sua mente già si concentrava sulla lezione imminente. Non era lì per fare amicizia.

Il brusio si affievolì improvvisamente.

Il professor Wei entrò nella sala. Alto, secco come una lama, con un camice candido che sembrava esaltare la sua severità naturale. Camminava tra i banchi con passi misurati, le mani intrecciate dietro la schiena, lo sguardo vigile come quello di un rapace.

Ogni studente che incrociava i suoi occhi abbassava immediatamente lo sguardo.

Maria, invece, abbassò la testa e si mise a prendere appunti ancor prima che lui parlasse. Accanto a lei, Suyin estraeva pigramente un quaderno spiegazzato.

Il professor Wei si fermò di colpo.

Vide Maria e il suo istinto fu di metterla subito alla prova.

Con voce tagliente disse: «Lei, la nuova. Maria... vero?»

Un'ondata di sguardi si rivolse a lei. Maria alzò gli occhi lentamente.

«Mi dica, signorina,» continuò Wei, «se un paziente si presenta con dolore addominale acuto, quali sono le prime tre diagnosi differenziali che deve considerare un chirurgo?»

La domanda era una trappola, e tutti lo sapevano. Lin Mei sorrise perfidamente in fondo all'aula.

Maria, però, non esitò nemmeno un istante.

«Appendicite acuta, perforazione gastrica, ostruzione intestinale,» rispose con voce chiara. Poi, senza concedersi esitazioni, aggiunse: «Procederei immediatamente con anamnesi approfondita, esame fisico specifico e richieste urgenti di imaging addominale.»

Un mormorio eccitato percorse l’aula.

Il professor Wei sollevò appena un sopracciglio, un gesto raro in lui, poi disse: «Corretto. Molto bene.»

Maria tornò ai suoi appunti come se nulla fosse. Ma dentro di lei, il cuore batteva rapido.

Suyin la fissava sorpresa. «Wow,» sussurrò. «Sei tosta.»

Maria accennò appena un sorriso, senza distogliere la concentrazione.

Fu solo allora che Adam, seduto tre file più avanti, si accorse di lei.

Fino a quel momento l'aveva ignorata, immerso nei suoi pensieri. Ma sentendo la sua risposta precisa e sicura, sollevò il capo e la osservò meglio.

Non era solo bella, capì, ma trasmetteva una forza silenziosa. Non era una che cercava attenzione: la otteneva naturalmente.

Adam si voltò di nuovo verso il professore e con la coda dell'occhio sbirciava Maria.

Mentre lei era totalmente indifferente a lui. Non l'aveva nemmeno notato.

Dal fondo dell’aula, Lin Mei strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Quella nuova.... sentiva che Maria poteva minacciare il suo dominio, la sua posizione.

Il professor Wei riprese la lezione.

Parlava di dissezioni, di anatomia applicata alla chirurgia d'urgenza, elencando patologie e tecniche con voce monocorde ma incalzante.

Maria ascoltava e annotava senza sosta, i suoi appunti ordinati e metodici. Suyin, dopo qualche minuto, smise di scrivere e si limitò ad appoggiarsi al banco, osservando la nuova compagna con una mistura di ammirazione e pigrizia.

«Non so come fai,» borbottò ad un certo punto. «Io non riesco a concentrarmi così.»

Maria sorrise debolmente. Era abituata a essere diversa.

Quando la lezione finì, un brusio di commenti e sussurri riempì la sala.

Molti ragazzi lanciarono rapide occhiate a Maria. Qualcuno avrebbe voluto avvicinarla, ma nessuno osò davvero.

Adam raccolse i suoi libri con calma, lanciando un ultimo sguardo nella sua direzione.

Maria, però, rimaneva chiusa nel suo mondo fatto di studio e determinazione. Non cercava sguardi. Non cercava amicizie. Non cercava approvazione.

Cercava solo di costruirsi un futuro, un passo dopo l'altro.

Eppure, senza volerlo, aveva già attirato su di sé gli occhi di tutti.

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