Libreria
Italiano
CapitolI
Impostazioni

Capitolo 7: Ritorsione nel Cortile

Respiro a fondo mentre i miei occhi scorrono sul cortile fatiscente dietro la vecchia fabbrica. Alla luce del tramonto, dieci ragazzi di strada stanno in cerchio, colmi di speranza e paura. Sciolgo il foulard legato al collo del mio manichino da allenamento—il loro primo bersaglio. “Ricordate, calciate con i fianchi. Non usate solo le gambe,” ordino con fermezza, anche se la voce tradisce un leggero tremito. Per un istante volto lo sguardo verso il cancello sbrecciato: lì è iniziato tutto il mio dolore.

Eseguo un pugno dimostrativo, il corpo ruota e il pugno si stringe creando una piccola folata di vento che fa danzare i miei capelli neri. I ragazzi mi imitano, uno dopo l’altro. Quando Rian, il più piccolo, colpisce più forte del previsto, sento il petto stringersi. Un tempo usavo quel pugno per difendermi… e per vendicarmi. Uno squarcio di ricordi infrange il mio controllo: il vetro in frantumi, una risata roca, la foto di Elara che stringevo tra le mani gelide. Scuoto la testa e richiudo la mia attenzione sul presente.

“Bravo, Rian. Ora più veloce, più deciso,” continuo. Mi abbasso all’altezza dei ragazzi. “La difesa non è violenza gratuita, ma la speranza di un futuro migliore.” Sorrido appena, fingendo la calma che non ho. Dentro, il cuore batte all’impazzata: tra di loro, intravedo i volti dei mostri che un tempo abitavano i miei incubi.

Mentre sistemo la posizione di Nadya, la ragazzina più abile con i capelli rasta, un sussurro mi attraversa la mente: Perché spreco tempo qui, quando la mia vendetta è ancora incompiuta? Il senso di responsabilità si scontra con la fiamma della vendetta. Da un lato ho promesso: “Nessuno dovrà più guardare la morte come l’ha guardata Elara.” Dall’altro, sogno ogni notte di conficcare un pugnale nel cuore del traditore.

“Lyora, va tutto bene?” chiede Arman, il giovane che mi aiuta a coordinare l’allenamento. La sua voce è calda, carica di preoccupazione. Lo guardo negli occhi e scorgo un desiderio nascosto—simpatia o qualcosa di più. Annuisco, la voce strozzata: “Sto bene.” Sa che porto dentro un segreto, una ferita che non smette di sanguinare.

Il crepuscolo si fa più breve. Bevo un sorso d’acqua, le mani tremano—non solo per la stanchezza. Dentro di me infuria un conflitto: le risate dei ragazzi, la mia “piccola famiglia,” mi chiedono un futuro. La mia vendetta reclama sangue.

Improvvisamente, l’aria si gela. Salvatore appare all’ingresso, elegantissimo nel suo completo nero, contrastando con la polvere e i giornali strappati sul pavimento. Al suo fianco, un bambino di dieci anni, i capelli disordinati e lo sguardo vuoto—un segno della sua condizione speciale. Salvatore presenta: “Lyora, questo è mio fratello Luca.”

Il cuore mi salta. Vedo in quel volto innocente la colpa che non mi sono mai permessa di sentire. Non ero l’unica a subire distruzione; anche la sua famiglia l’ha vissuta a modo suo. Luca mi scruta, chiedendo: Perché sorridi mentre siamo tristi? Stringo la manica per trattenere il tremore.

“Scusa il ritardo,” mormora Salvatore. Voce gentile ma autorevole. Porta una borsa di medicinali per Luca—piccoli gesti di cura che conosco. Io predico forza, ma le mie notti mi hanno insegnato che non c’è spazio per la debolezza.

Mi volto verso i ragazzi che ci osservano. “È ora dell’allenamento,” dico, tentando di nascondere il tremito. “Luca, siediti pure in un angolo. Ho già avvisato tutti.” Ma le mie parole sanno di maschera: non ho mai insegnato loro la tenerezza, solo a resistere ai colpi del mondo. Ora è il mio cuore a essere trafitto.

“Lyora,” sussurra Salvatore alla fine dell’allenamento, “aspetta un momento dopo che se ne saranno andati.” Il cuore mi batte all’impazzata. Sono divisa tra proteggere questi ragazzi e il desiderio che cresce ogni volta che lui si avvicina. Passeggiamo nella stretta corsia di cartoni e scarti metallici. All’improvviso, la sua mano sfiora il mio braccio. “Sei forte,” bisbiglia. Trattengo il respiro—tra gioia e timore di aprire la ferita.

Mi volto verso di lui: “Non voglio vedere questi ragazzi arrendersi.” La mia voce è più salda di quanto senta. Lui mi rivolge un raro sorriso: “E io non voglio che tu ti arrenda a te stessa.” La sua mano carezza il colletto della mia giacca: un calore che si irradia al petto.

Poi si ritrae. “Ma devi sapere una cosa,” continua, la voce profonda tremolante: “La minaccia è più grande della mafia di strada. C’è una cospirazione in città—Ghost Ring, D’Amari e altri ancora.” Un brivido mi percorre: è il pezzo mancante del puzzle che da troppo tempo cerco.

Un rumore metallico annuncia due uomini in abito che entrano, lo sguardo vigile. “Salvatore,” dice uno, “il boss ci aspetta.” Rimango pietrificata. Non sono sgherri di strada—i loro abiti costosi e i movimenti calcolati svelano la cerchia dei potenti.

Salvatore mi guarda un istante, poi risponde: “Lo so. Ma non entro finché Lyora non è al sicuro.” La sua voce si fa dolce. Dietro i bagliori della fabbrica, le nostre ombre danzano in un’istantanea degna di un film noir. Sento il suo respiro sulla nuca, un calore che mi spinge quasi a dire sì—seguire lui nella cospirazione per vendetta e amore.

Uno degli uomini inghiotte, volto gelido: “Andiamo. Lei sa troppo.”

Mi accascio su un bancale di legno, il cuore in tumulto. Salvatore tira fuori un piccolo telefono con una copertura nera. “Questo messaggio è arrivato oggi,” sussurra. Sullo schermo un’unica frase: “Non trascinarla troppo in fondo, o la perderai per sempre.”

Il cuore mi si blocca. Killian—il nome oscuro nella mia indagine—deve averlo inviato. Quel messaggio urla una verità: il passato non libera, ma divora chi amo. Gli sguardo Salvatore, lacrime minacciano di scendere. Lui stringe la mia mano, la voce rotta: “Sei pronta?”

Dietro di noi, un’ombra esile con un lungo cappotto osserva, un telefono in mano. Senza un suono, svanisce nel corridoio buio. La notte inghiotte il portone. Un vento gelido porta un sussurro: il gioco sta per ricominciare.

Premo lo schermo e rileggo il messaggio, un misto di paura e speranza—speranza di non essere sola, anche se la tempesta del passato è pronta a investirmi. E dentro al petto, un’unica promessa: non ci arrenderemo.

Scarica subito l'app per ricevere il premio
Scansiona il codice QR per scaricare l'app Hinovel.