Chi era Anna per me?
Quel giorno ero davvero fortunata ad aver incontrato proprio lei.
Dopo la domanda di Anna non esitai nemmeno a rinunciare poichè ero ancora al verde, prima di cambiare l'assegno che mi è stato dato per cominciare una vita nuova non avevo scelta, dovevo stare lontano dall'Italia.
Abbiamo chiacchierato ancora un po' e infine ci siamo dirette con il taxi a casa sua.
Era davvero impressionante, un grande giardino pieno di rose di ogni colore e una piscina con l'acqua limpida, mi accorsi che alla porta dell'entrata ci aspettava un uomo affascinante e un piccolo cagnolino yorkshire terrier.
Chiesi sussurrando ad Anna "Non mi avevi detto che ti eri sposata".
Lei scoppiò in una risata che mi mise in imbarazzo e rispose "Se ti dicessi che ho un cugino in ospite dall'America, mi crederesti?".
Non continuai più, ma i miei pensieri erano in agitazione《Dovrò abitare qui con lui da sola quando lei parte? Questa è pazza..!》
Anna scese dalla macchina, lo abbracciò e con un sorriso maligno gli disse :
"Ciao Ethan! Ti devo presentare la mia amica d'infanzia, Sofia! Abiterà con noi, penso a tempo indeterminato quindi dovrete sopportarvi" e dicendo questo di nuovo si mise a ridere e mi fece l'occhiolino.
《che stronza! lo fa apposta eeh!》
Non lo dissi ma lo pensai davvero, era sempre la stessa ragazza a qui piaceva mettere gli altri in imbarazzo.
"Ciao Ethan, piacere di conoscerti."
Lui sorrise mostrando denti perfetti e bianchissimi, era davvero un figo da paura ma si vedeva che era abituato ad essere al centro dell'attenzione.
"Ciao Sofia, il piacere è tutto mio! Non capita spesso di incontrare ragazze così belle."
《ah si? figuriamoci》
"Grazie ma io non la penso così." risposi.
"Ti sottovaluti e poi ricordati che siamo praticamente uguali." Anna si intromise.
Già.... UGUALI.
Nonostante siamo quasi cresciute insieme e lei fosse stata cresciuta da mia nonna, sapevo poco di lei. In realtà era come se non sapessi nulla, di chi era figlia nè come fosse finita sotto le cure di nonna Maria.
Senza riflettere dissi: "Non ti sei mai chiesta come fosse possibile?"
"ehm.. certo, che NO?" impallidendo aggiunse "perchè mai dovrei pensarci?"
Sembrava che questa domanda la mettesse a disagio, perciò non continuai più il discorso. Magari si vergognava a dire la verità.
Entrammo tutti in casa e Anna mi fece portare da Ethan le valigie nella camera che avrei occupato, metre lui non ci girava intorno volevo parlare con lei, in modo che non gli rivelasse il motivo per cui ero qui.
"E.. Anna?" guardai la mia amica e continuai il discorso quando attirai la sua attenzione. "sai, non vorrei che le persone sappino.. del motivo per cui sono qui. E per persone intendo dire che non lo sappi nemmeno Ethan, non voglio compassione."
"Non ti preoccupare troppo, ma se è questa la tua decisione allora starò muta come una tomba" ridendo mi fece l'occhiolino.
...《lo spero tanto》 pensai...
Conoscendola, lo avrebbe detto sia a lui che alla nonna.
"Anna..? Se non ti dispiace vado a riposare, sto morendo dal sonno."
"Vai pure, buon riposo."
Dopo questo, salì le scale e mi diressi lungo il corridoio.
Entrando in camera avevo già la testa pesante e a malappena camminavo, mi sentì tremare le ginocchia e caddi, tra le braccia di Ethan.
"Sofia? Che ti succede??"
Penso di essere svenuta per qualche tempo, risvegliandomi nel letto.
Lui era ancora li, seduto sul bordo e tenendomi la mano chiese:
"Ti succede spesso? Sei svenuta. Ho chiamato il medico, ha detto che devi prenderti più cura di te, sei debole... e poi Anna ci ha rivelato che hai avuto un incidente."
"Sto bene, non dovevi."
Mi guardò con compassione e aggiunse:
"Non avevo scelta, non è che vorrei immischiarmi ma ti ho fatto preparare delle visite in ospedale, so del bambino."
《Anna, che stronza! Non sa davvero farsi gli affari suoi.》
"A quanto pare non posso avere dei segreti qui. Esci per favore."
Nel suo volto si potevano leggere mille espressioni, sembrava che volesse dire qualcosa ma ad un certo punto si fermò e lasciò la mia mano per poi girarsi e andare via.
Scoppiai a piangere, singhiozzando.
Era davvero troppo per me, era successo così tanto in poco tempo ed io ero a pezzi.
La mia anima era a pezzi e sapevo che a questo non c'era rimedio.
Con le ultime forze mi alzai per andare a chiudere la porta a chiave, avevo bisogno di solitudine, molta.
Rimasi li per ore, forse giorni... non saprei.
L'unica cosa che mi distraeva dal pianto era il bussare alla porta di Anna ed Ethan per chiedermi di uscire a mangiare, rifiutavo.
Non avevo voglia di vedere nessuno e parlare con nessuno, quindi ad un certo punto hanno iniziato a lasciarmi le cose dietro la porta. Neanche quelle toccai.
Avvolte mi addormentavo dalla stanchezza e sognavo lui, momenti della nostra felice storia e poi la mente tornava li, come se cercasse qualche speranza o risposta. Nè l'una ne l'altra arrivava.
Forse avevo un minimo di speranza che lui fosse sopravvissuto, ma infondo al cuore sapevo che non poteva essere vero, ho sentito i suoi genitori dire che hanno perso un figlio. Sergio.
Sapevo che dovevo lottare con il dolore ma era qualcosa di indescrivibile, sentivo il cuore strapparsi in mille pezzi.
L'unica cosa che teneva il mio cuore ancora in salvo era una parte di lui che cresceva dentro di me.
