Sharon
Mi ritrovo sulle gambe di James, le mie braccia attorno al suo collo, le sue mani ferme sui miei fianchi. Il suo ufficio ha quell’odore tipico di carta, legno lucidato e un leggero sentore di caffè che si mescola al profumo del suo dopobarba. È teso sotto di me, ma il suo sorriso sfrontato dice che sa esattamente quello che sta facendo. Io, invece, mi sento su un’altalena tra il desiderio e il timore di essere scoperta.
Cosa diavolo sto facendo? Questa è una pessima idea.
«Sei sicura di volerlo fare proprio qui?» chiede con una luce divertita negli occhi.
Io dovrei dire di no. Dovrei alzarmi, sistemarmi i vestiti e andarmene prima che questa cosa diventi ancora più complicata. Ma non lo faccio.
«James, ti voglio.» La mia voce è appena un sussurro, ma lui la sente benissimo.
Lui non aspetta altro. Le sue dita afferrano il bordo della mia canottiera e, con un movimento fluido, la sfila via, lasciandomi con il respiro corto e la pelle accaldata. Gioca con il gancetto del mio reggiseno, le sue dita indugiano con quella sicurezza che mi fa impazzire.
«Ti avviso, ho un talento speciale per slacciare questi cosi.»
«Oh sì? È un talento che eserciti spesso?» alzo un sopracciglio, provocandolo.
«Solo con le clienti più esigenti.» Sorride e finalmente il gancetto cede. La mia schiena si inarca istintivamente mentre lui lascia che il reggiseno scivoli via, sfiorandomi la pelle come una promessa.
Mi stringe i fianchi con forza, ed è allora che lo sento, la sua eccitazione che preme contro le mie mutandine sottili. Un brivido mi attraversa. Il pensiero di essere qui, nel suo ufficio, a rischio di essere scoperta, rende tutto ancora più elettrizzante. Ma c’è anche una parte di me che si chiede se non sia un errore. Dopo tutto, lui è il figlio del capo.
Se qualcuno ci trovasse così… oh, sarebbe la fine.
«Smettila di pensare così tanto.» sussurra, come se potesse leggermi nella mente.
«Non sto pensando.»
«No? Allora perché hai quella ruga sulla fronte? Vieni qui.» Le sue labbra si schiudono sulle mie, e per un attimo mi dimentico di tutto il resto. La sua lingua gioca con la mia, le mani scivolano sulla mia schiena, tracciando linee invisibili che incendiano la mia pelle.
Poi le sue dita si infilano sotto il bordo delle mie mutandine, spostandolo lentamente. Il mio respiro si blocca. Un altro brivido mi percorre quando sento la zip dei suoi jeans abbassarsi con un suono che sembra amplificato nella quiete dell’ufficio. Il cuore mi martella nel petto mentre le sue mani guidano i miei fianchi verso di lui.
Quando lo sento dentro di me, un sospiro mi sfugge, le mie mani si stringono alle sue spalle. Mi tiene ferma, come se volesse assaporare ogni secondo di questo momento.
«Mmmh, adoro il tuo modo di sospirare.» dice con un ghigno.
«Idiota.»
«Un idiota che ti fa impazzire.»
Non posso negarlo. I suoi occhi sono su di me, affamati e divertiti, mentre inizio a muovermi piano, sentendo il calore salire lungo la mia spina dorsale. Le sue mani mi guidano, strette ai miei fianchi. Il suo respiro si fa più pesante, e il mio cuore martella così forte che penso possano sentirlo anche fuori.
«Oddio, sei bellissima.» Il suo sguardo è talmente intenso che quasi mi imbarazza.
«Oh sì!» La mia voce si incrina mentre il piacere cresce, i nostri movimenti si fanno più veloci, più profondi, più disperati.
Poi, all’improvviso, un rumore. Un suono di passi nel corridoio.
Ci congeliamo entrambi. James trattiene il respiro, io mi irrigidisco sulle sue ginocchia.
«Aspetta… qualcuno sta arrivando?» sussurro, con il cuore in gola.
«Oh, speriamo di no, sarebbe imbarazzante.» sorride lui, sempre con quel tono giocoso.
«James!» lo rimprovero, stringendomi contro di lui.
«Okay, okay. Shh.»
Ci rimaniamo immobili per alcuni secondi, poi il suono dei passi si allontana. Tiro un sospiro di sollievo.
«Forse dovremmo fermarci.» sussurro, ma lui scuote la testa.
«Troppo tardi. Sei già nel bel mezzo dell’azione. Io non accetto ritirate strategiche.»
Rido piano, ma non posso negare che l’idea di continuare, con il rischio di essere scoperti, renda tutto ancora più eccitante. Riprendo a muovermi, mordendomi il labbro per trattenere i suoni, mentre lui mi guarda con quegli occhi che sembrano voler divorarmi.
«Se continui a guardarmi così, mi farai esplodere.» sussurra.
«Forse è quello che voglio.» rispondo con un sorriso malizioso.
James ride, e il suono è così naturale, così spensierato, che mi sciolgo un po’ di più. I suoi muscoli si tendono sotto le mie mani, il suo respiro si fa irregolare.
«Dimmi una cosa.» dice all’improvviso.
«Cosa?» ansimo.
«Sai cosa sarebbe davvero divertente?»
«James, non è il momento per i tuoi piani folli.»
«Senti qui: la prossima volta lo facciamo nella sala riunioni. Sul tavolo di mio padre.»
«Tu sei pazzo.» rido, scuotendo la testa.
«Forse, ma ammettilo, l’idea ti stuzzica.»
«Neanche per sogno!»
«Sicura?» La sua voce è un sussurro roco contro la mia pelle.
Non riesco a rispondere. Il piacere si accumula, sempre più intenso, sempre più inarrestabile. Mi aggrappo alle sue spalle mentre il mondo si dissolve attorno a noi. Poi, all’improvviso, tutto si spezza in un’ondata travolgente che mi lascia senza fiato.
James mi stringe forte contro di sé mentre la sua testa si abbandona sulla mia spalla, il respiro ancora pesante.
Per un attimo restiamo immobili, il battito del cuore ancora troppo veloce per parlare. Poi lui rompe il silenzio con la sua solita spavalderia.
«Sai… credo che la mia produttività aumenterà parecchio se inizi a passare più tempo in ufficio.»
Scoppio a ridere, posando la fronte contro la sua.
«Sei incorreggibile.»
«E tu mi adori.»
Sorrido, senza rispondere. Ma sappiamo entrambi la verità.
Va bene, aggiungo più dettagli e dialoghi.
James mi tiene ancora stretta contro di sé, il suo respiro caldo sulla mia pelle. Il suo ufficio è inondato da un silenzio che sembra quasi surreale dopo l’intensità del momento. Il battito del mio cuore sta lentamente tornando alla normalità, ma la mia mente è ancora confusa, elettrica. Lo guardo, il suo viso rilassato, il sorriso compiaciuto che gli gioca sulle labbra.
«Ti senti bene?» mi chiede con quel suo tono divertito, passando un dito lungo la mia schiena.
«Mmh… diciamo che mi sento… viva.» rispondo con un mezzo sorriso, cercando di ignorare il calore che mi arrossa ancora le guance.
Lui ride piano, quel suono basso che mi fa venire i brividi. «Viva, eh? Dovremmo farlo più spesso allora.»
Gli tiro un piccolo pugno sulla spalla. «Sei incredibile, davvero. Non pensi mai alle conseguenze?»
«Oh, le penso eccome.» mi risponde, le sue mani che tornano a scivolare lungo i miei fianchi. «Per esempio, penso che se qualcuno entrasse ora, probabilmente verrei licenziato.»
Sgrano gli occhi. «Tu verresti licenziato?! E io?»
Lui sorride, inclinando la testa. «Beh, tu forse prima verresti uccisa da mio padre.»
Mi irrigidisco. «Oh, fantastico. Ecco perché dovremmo evitare queste situazioni rischiose.»
James sospira teatralmente. «Dove sarebbe il divertimento allora?»
Mi mordo il labbro, combattuta tra il rimproverarlo e ammettere che, dannazione, ha ragione. Il rischio, l’adrenalina, la voglia matta di lui… tutto ha reso la cosa ancora più intensa. Ma devo mantenere un po’ di razionalità, giusto?
«Dovremmo almeno… rimetterci in ordine.» dico, cercando di scendere dalle sue gambe.
James però mi blocca, le sue braccia ancora salde attorno alla mia vita. «No no, aspetta. Ancora un minuto.»
Lo guardo sospettosa. «Un minuto per cosa?»
Lui mi fissa con un sorrisetto. «Per farti ammettere che non sei pentita.»
Lo colpisco di nuovo sul petto, ma stavolta ridendo. «Non lo farò mai.»
James sospira, facendo finta di essere offeso. «Peccato. Perché io invece credo che tu abbia adorato ogni singolo secondo.»
Lo fisso negli occhi, il mio respiro ancora un po’ affannato. Lui è così sicuro di sé, così sfrontato. Ma la verità è che ha ragione. E il modo in cui mi sta guardando ora… dannazione.
«Uff… okay.» sbuffo, alzando gli occhi al cielo. «Non mi pento.»
Lui ride di gusto. «Lo sapevo.»
«Ma questo non significa che succederà di nuovo!» aggiungo rapidamente.
James alza un sopracciglio, fingendosi sorpreso. «Oh no? Sei sicura? Perché io ho già in mente un paio di idee davvero interessanti…»
«James!»
«Va bene, va bene. Nessuna pressione. Ti lascerò decidere tu…»
Lo fisso con sospetto. «Questo significa che davvero rispetterai la mia decisione?»
«Assolutamente.»
«Quindi se dicessi che non voglio rifarlo—»
«—Ti darei il tempo di cambiare idea.» conclude con un sorrisetto malizioso.
Scuoto la testa, divertita e rassegnata allo stesso tempo. Ma mentre mi alzo e inizio a sistemarmi i vestiti, sento ancora il suo sguardo su di me, e so che la battaglia è tutt’altro che finita.
