Capitolo 3: Lupi di Sangue Unico
L’aria cambiò di colpo quando Alaric comparve sulla soglia. Oscuro. Rigido. Con un’aura che fendeva l’aria come la prima neve in una stagione morta.
Elira fece un passo indietro senza rendersene conto. Rafael avanzò – un gesto riflesso, protettivo.
“Quanto tempo, fratello,” disse Alaric, il suo sorriso tagliente come un rasoio. “E a quanto pare… hai finalmente trovato un nuovo giocattolo.”
“Fuori di qui, Alaric,” rispose Rafael con voce piatta.
“Oh, eccola qua.” Alaric fissò Elira con occhi famelici. “Colei che ha risvegliato il tuo sangue. Colei che ha infranto il tuo giuramento al Consiglio.”
Elira sollevò il mento. “Chi sei?”
“Qualcuno che sa cosa significhi nascere con una maledizione.” Entrò di un passo, facendo irrigidire Rafael. “E sa quanto Rafael detesti il proprio sangue.”
“Non è affare tuo,” lo interruppe Rafael.
“Ma è di tutti noi, no?” Alaric guardò Elira come se volesse divorarla viva. “Il Sangue dei Nati dalla Luna… non sceglie mai chi lo risveglia.”
---
Flashback Breve – 7 Anni Prima
In una stanza oscura costellata di reti di antica magia, due ragazzi – Rafael e Alaric – erano incatenati da catene d’argento sacro.
Un uomo stava davanti a loro: Vidor.
“Il vostro sangue… troppo potente per essere lasciato libero. Quindi dovrete scegliere: diventare guardiani, oppure annientatori.”
Alaric sputò a terra. Rafael chinò lo sguardo. E da quel giorno presero strade diverse – strade destinate ora a scontrarsi.
---
Ritorno al Presente
Alaric attaccò per primo.
Il suo movimento fu troppo veloce perché Elira potesse seguirlo. In un istante, Rafael parò il primo artiglio e la parete di metallo contro cui Alaric si era scaraventato crollò in parte.
Un fragore scosse la prigione sotterranea.
Elira si scansò, ma un dolore le si diffuse nel petto. Qualcosa… stava aprendo dentro di lei. Gli occhi si socchiusero. Il cuore le galoppava, non per paura, bensì perché il suo corpo riconosceva quelle due entità. Il lupo in lei voleva scegliere uno… o ucciderli entrambi.
“Fermati!” urlò, senza essere ascoltata.
Artigliate, colpi, ringhi. Uno dopo l’altro i pilastri di sostegno caddero.
Alla fine Rafael interruppe il combattimento – sbattendo Alaric a terra e stritolandogli il collo.
“Se torni nel mio territorio, ti straccerò da vivo.”
Alaric sorrise – nonostante il sangue che gli colava dalla bocca. “Se non mi uccidi ora, sarò l’ultima cosa che Elira vedrà prima che il suo cuore esploda dall’interno.”
“Perché mi vuole?” chiese Elira, furiosa.
Alaric la squadrò con uno sguardo animalesco. “Perché solo tu… puoi attivare l’Ululato Tredicesimo. L’ultimo richiamo della luna. E il tuo sangue… è la chiave per spezzare il sigillo che perfino il Consiglio teme.”
---
Quartier Generale del Consiglio
Vidor osservò lo schermo di cristallo che rifletteva la contesa fra fratelli.
“Inizia a inviare Kael Idris,” disse al suo assistente. “Rafael è troppo vicino alla verità.”
“E per Elira?”
“Kael le darà un’ultima scelta: consegnare il suo sangue… oppure guardare Rafael morire per causa sua.”
---
Ritorno a Elira & Rafael
Elira si alzò, fissando il Rafael insanguinato.
“Aveva ragione, vero? A proposito del mio sangue.”
Rafael tacque. Poi disse lentamente:
“Sì. E adesso ti daranno la caccia. Ci daranno la caccia entrambi.”
“Allora, cosa aspettiamo?”
Sorrise con freddezza. “Non aspetteremo. Saremo noi a cacciare per primi.”
---
Elira e Rafael uscirono dalla cella sotterranea, solo per essere accolti da una schiera di lupi armati fino ai denti che sbarravano il corridoio.
Al centro, un uomo dai capelli bianchi reggeva una lancia d’argento intrisa di magia nera.
Kael Idris.
“Per volontà del Consiglio,” disse con voce calma, “vi arresto per tradimento di sangue.”
Elira guardò Rafael. “Combattiamo, vero?”
Rafael alzò il pugno insanguinato. “Fino alla morte.”
---
Rafael trattenne il respiro mentre il corpo di Alaric giaceva a terra, ma i suoi occhi erano ancora pieni di scherno. Elira si avvicinò, le mani tremanti che trattenevano il dolore del proprio sangue. “Noi… cosa faremo adesso?” la sua voce tremava, un misto di paura e determinazione.
Rafael inspirò a fondo, leccandosi un piccolo taglio sul labbro. “Dobbiamo muoverci. Ora.” Scosse Alaric da un lato e afferrò il braccio di Elira, trascinandola – dolcemente ma con fermezza – lungo il corridoio buio, disseminato di rovine. “Ascolta, tu sei più di una semplice chiave. Sei potere… e peso.”
Elira lo guardò per un istante, gli occhi che si tingeva di un rosso crescente. “E se fossi troppo debole…” sussurrò, ma Rafael lo interruppe a voce bassa:
“Ti proteggerò, finché avrò vita. Ma devi promettermi: non cederai a quel dolore.”
I loro passi echeggiarono fra detriti di ferro e pietra. In lontananza, l’ululato dei lupi armati si avvicinava, i loro passi sul cemento. Rafael strinse un pilastro metallico spezzato per sostenere Elira quando vacillò. Le gocce di sangue sul suo braccio tracciavano un sentiero luminoso sul pavimento – come un’indicazione verso una fessura segreta nella parete nord.
“Qui,” sussurrò Rafael, forzando il sigillo di pietra con i suoi artigli da lupo. Dietro la porta nascosta si aprì una piccola stanza, appena abbastanza grande per due persone. Rafael fece entrare Elira per prima, quindi richiuse la porta dietro di loro con delicatezza.
Silenzio. Il loro respiro rimbombava nelle pareti di pietra. Elira si accucciò, trattenendo il dolore che la attraversava. “Sento… il mio cuore battere come mille guerre,” mormorò.
Rafael si inginocchiò davanti a lei, fissando le gocce di sangue che cadevano sul pavimento. “Non è paura. È il tuo potere che si risveglia. Dobbiamo raggiungere subito il quartier generale sotterraneo – la sala rituale. Lì imparerai a controllarlo.”
Elira annuì, sebbene la sua vista fosse ancora annebbiata. “E se il Consiglio ci scoprisse – Kael verrà di persona a darci la caccia.” La sua voce ruppe il silenzio.
Rafael si alzò e appoggiò una mano sul muro. “Forse sanno dove siamo. Ma non sanno chi possiamo evocare.” Prese una piccola doja – una sottile spada d’argento nascosta tra le rocce. “È un’eredità di famiglia. Può tagliare ogni vincolo magico.”
Elira alzò un sopracciglio sorpresa. “Perché la tenevi nascosta?”
“Perché sapevo che un giorno sarebbe servita,” rispose Rafael, attivando il cristallo alla punta della lama. “E ti giuro, finché vivrò, nessuno ti strapperà via da me.”
Uscirono dalla sala segreta e si trovarono in un corridoio rischiarato da torce tremolanti. In fondo, i lupi d’ombra erano schierati in attesa – e al centro stava Kael Idris, la lancia nera di magia argentea scintillante tra le mani. Le forze del Re della Luna erano pronte, i loro occhi fissi su Elira.
Kael li osservò con freddezza. “Rafael Draganov. Elira Vance. Finalmente vi ritrovo in queste condizioni.”
Rafael sollevò la spada. “Preparatevi.”
Elira tese la mano, il sangue che scorreva tra le dita richiamando un’aura argentea nell’aria. “Non ho paura, Kael.”
La lancia magica di Kael si sollevò, un bagliore oscuro rumoreggiò. In quell’istante, Rafael guardò Elira – due occhi colmi di brace. “Per le nostre vite, e per un segreto più grande del Consiglio.”
Si lanciarono all’attacco insieme; Elira emise un gemito mentre il suo sangue sfrigolava – ma il suo sguardo era più intenso del fuoco. Rafael balzò avanti, la sua spada fendendo lampi di magia. Il fragore della battaglia risuonò, riaccendendo antichi rancori e nuove speranze.
E al culmine dello scontro, quando sangue e incantesimi si fusero, rimase un’unica determinazione: resisteranno – insieme, evocando l’eco della Tredicesima Luna per domare ogni maledizione nascosta nell’ombra.
