Passato oscuro
Capitolo 2 - Passato oscuro
Aelis
Scuoto dal mio appartamento senza rumore, il datapad si è stretto contro di me come un'arma. Il corridoio è deserto, illuminato solo da luci al neon tremolante che lampeggiano in modo irregolare, dando alla scena un aspetto a scatti, quasi irreale. Ogni passaggio risuona sul pavimento in cemento rotto, un'eco corta e fredda. Nessuno viene, nessuno sta guardando. L'area-3 sta solo dormendo, ma è diffidente, si sente la minaccia al turno di ogni vicolo, in ogni respiro di vento carico di polvere tossica. Stringo i pugni, sentendo la tensione infiltrata nei muscoli, pronto a saltare. La notte qui è un patto fragile, un equilibrio precario in cui la fiducia viene spesso pagata a costo del sangue e del tradimento.
Esco nella strada stretta, satura di odori di olio bruciato, scarti e umani in decomposizione. Le pareti trasudano, coperte da etichette elettroniche che vibrano debolmente, i messaggi crittografati che solo iniziano possono decifrare. Attraverso la zona pedonale deserta, evitando di guardare i corpi tentacolati, ombre che strisciano sul bitume, queste anime morte prima dell'ora, sacrificate per sopravvivere o codardia.
Il vento gelido solleva pezzi di carta strappata, detriti e mi fa rabbrividire i vestiti. Cammino veloce, vigile. Ogni rumore, ogni movimento attira la mia attenzione. Un bidone della spazzatura a rulli, un gatto errante in fuga all'ombra, una silhouette furtiva che scompare all'angolo di un vicolo. La città sembra viva, respirando attraverso le sue grida smorzate e i sospiri di metallo.
Sento il peso del passato di provarmi, un peso sordo, quello di errori, perdite, di questo tradimento che mi ha bruciato. La cicatrice è invisibile, ma ogni battito del mio cuore trasporta il marchio. Ho imparato a nascondere questo dolore, a trasformarlo in rabbia, alla determinazione. Ogni passo mi avvicina a un mondo che conosco troppo bene e che odio profondamente.
Trovo Caelum all'ombra di un parcheggio in disuso, mezzo inghiottito da ruggine e detriti. Mi aggiusta, i suoi occhi brillano con un bagliore freddo, quasi meccanico, come un predatore digitale che indossa la sua preda. La sua sottile silhouette è chiaramente tagliata nell'oscurità, il cappotto nero sdraiato a terra sembra assorbire tutta la luce, rendendola quasi irreale, come un'allucinazione.
- Hai controllato la tua attrezzatura? Viene lanciato senza cerimonia, con una voce rauca priva di emozione.
-Piluti sempre, rispondo, senza lasciare gli occhi.
Si avvicina, elimina un secondo dati e allunga una carta mentale, una maglia complessa di linee rosse che si snodano nei quartieri proibiti, aree corazzate da droni e sentes. Ogni punto sulla mappa è una trappola mortale, un luogo in cui un falso movimento significa la fine.
- Il carico si trova in un magazzino sotto stretta sorveglianza, controllato dall'Unione e dai loro droni. Dovrai evitare pattuglie, ma anche traditori. Il minimo passo falso e sarai un bersaglio.
Annuisco, sviluppando già mentalmente il mio piano. Pattuglie, droni, talpe. Una rete di ragno letale in cui dovrai scivolare senza fare rumore.
-Nenne nuovo, ho detto, la voce bassa ma ferma.
Mi osserva, soddisfatto della mia apparente calma, come se avesse misurato il peso della mia determinazione.
- Dopodiché, dovremo trovare alleati. Vero. Non parassiti che vendono la loro ombra al più colpevole. Persone pronte a morire con te piuttosto che piantare un coltello sulla schiena.
Lo aggiro, un brivido mi attraversa. Questo mondo non ha spazio per le debolezze.
- Sai?
-Alcuni. Ma la loro lealtà è aria. Volatile, fragile e spesso sfumato con interessi personali.
Il silenzio è impostato per un momento, disturbato solo dal lontano rumore di una sirena e dal ruggito di un motore nella notte. La città respira al ritmo di conflitti silenziosi che si strappano le viscere. Sento il peso della missione che pesa sulle mie spalle, più pesante di qualsiasi attrezzatura. Ogni angolo, ogni angolo di questa città sembra sussurrare segreti dimenticati, vecchi tradimenti, alleanze rotte. La paura e la rabbia sono intrecciate nelle mie vene, alimentando questa rabbia sorda. La rabbia di una sorella che rifiuta di abbandonare.
Passo una mano tremante sul ciondolo che indosso sempre, questa luna fratturata che mi attacca a lei, alla sua memoria. È più che un talismano, è una promessa.
I ricordi mi colpiscono improvvisamente, vivaci e dolorosi. Stasera, un anno fa, quando se ne andò senza parola, lasciando un vuoto che non posso riempire. Il peso della sua assenza mi brucia il petto, ma devo andare avanti. Sono in gioco troppe cose. Il passato non raggiungerà me, o forse se, in questi vicoli, in queste ombre in movimento.
Ricordo quello che mi ha detto, poco prima di scomparire: "Non cercarmi, Aelis. Questo percorso non è per te. Parole che risuonano come una condanna. Mi sono rifiutato di ascoltarli. La mia lealtà, il mio amore, la mia rabbia mi ha spinto in questa spirale infernale.
Mi stringo i denti, inseguendo pensieri parassiti. La missione è più grande di me, più grande del mio dolore. Devo colpire il cuore del mostro, aprire una violazione del sistema che ci soffia tutti. Se mi indebolisce, tutto andrà perso.
Piego la carta mentale, memorizzo il dataapad e prendo l'ispirazione finale. Ogni missione inizia con un salto nell'ignoto. Ogni passaggio può essere l'ultimo.
Non sono solo Aelis. Sono la tempesta che viene a spazzare le ceneri. E stasera, la tempesta ruggirà.
Il freddo si stringe sotto la pelle mentre mi allontano dal parcheggio, pronto a immergermi nell'oscurità. Le luci al neon escono una ad una, come se la città stessa trattene il respiro. So che tra poche ore, niente sarà lo stesso. Le carte verranno eccitate, vite sospese da un thread.
E sarò lì, al centro del caos, per scuotere le basi di questo impero di cemento e bugie.
Cammino, invisibile, verso il mio destino.
