Capitolo 4
«No, tu non capisci, era qui… lui… è, qui!» la sento ridere, ma cosa ride! «Non capisci quanto grave sia la situazione?» guardo la cornetta meravigliata. «Smettila di ridere!»
«Non ce la faccio Krystal» sghignazza. «Sei scappata in Francia, e come hai saputo che lui invece se ne è andato in Spagna, sei tornata a casa, e adesso il destino ha deciso di riunirvi ancora» ride, e mi irrita! «Non rifiutare il destino» dice in modo sarcastico.
«Con te non si può parlare Jody» sbuffo. «Piuttosto, quando torni a casa?»
«Lo saprai quando mi vedrai» se la ride ancora questa stronza.
«Ti richiamo dopo, bussano alla porta.» Per una volta che posso parlare con lei, sfogarmi e alleggerire la mia povera anima… l’uomo che mi ha ridato il sorriso, interrompe la chiamata con la mia migliore amica.
«Ti trovo bene piccola» dice con quel sorriso da orsacchiotto.
Lo stringo forte, come credo di non aver mai fatto prima, e sento il suo mento posarsi sulla mia testa e nel frattempo mi inebrio del suo solito profumo di muschio bianco.
«Qualcosa non va?» la sua voce, è così calda e tenera. La mia mente in questo momento è in guerra con la coscienza e la mia povera lingua, assieme al cuore, si trovano sottopressione. Non sanno quale dei due seguire, quindi… «No» mormoro. «Non ho niente che non va, tesoro» sollevo il mento, i suoi occhi blu, mi stanno folgorando. “Come hai potuto fargli questo?” ecco, quella è la mia coscienza che sto cercando ti tenere a freno. Ci riuscirò? «Sul serio» cerco di convincerlo. «Sto benissimo, ora che tu sei qui» sussurro contro il suo petto.
Siamo ancora vicini alla porta, mi sento così incolpa, come se paralizzata dalla paura che lui possa lasciarmi.
“Perché mi sono lasciata andare così?”
Paul ormai era un capitolo chiuso della mia vita, e solo rivederlo, ha fatto si che una stupida pagina bianca venga sfornata per annientare il mio modesto cuore.
“Lo odio!” prima mi lascia, e poi crede di avere il diritto di ritornare nella mia vita?!
“Hai dimenticato, che sei tu la cogliona che lo ha chiamato ieri sera?” sospira la mia coscienza.
No, non l’ho dimenticato, cerco solo di sentirmi meno triste per quel che ho fatto.
Perché nessuno mi ha impedito di farlo?
«Non mi sembra che tu stia davvero bene» come è soffice la voce di Mike.
«No» sgrano gli occhi, accarezzo i suoi capelli biondo rame più gellosi del solito, e stringendo la sua mano, mi avvicino al primo divano che vedo. «Sto una favola, non lo vedi?» lo trascino su di me, implorando per uno dei suoi baci scaccia pensieri, sperando di non tradirmi, o di non sospirare il nome sbagliato.
«Paul…» sospira Mike.
“Oh, no, in qualche modo mi sono tradita!”
Il mio cuore si trova sulla luna, e la mia bocca sul pavimento. «Paul?» mormoro. Non mi ha neanche dato un bacino che deve subito ributtarmi nello sconforto?
Annuisce. «Lo conosci?»
Dentro di me, sto scuotendo la testa all’ennesima potenza, peccato che fuori, non stia facendo altrettanto.
«Allora?» sembra seccato. «Rispondi…»
«Sì.» Non oso guardarlo in faccia. «Lo conosco.» E purtroppo non riesco a mentire.
Scrolla le spalle e si stacca da me, la sua faccia non è più da orsacchiotto, ma da cane maltrattato. Si siede sul divanetto e stringe i pugni. «Questo spiega perché ieri la sua macchina ha sostato qui, per più di due ore» digrigna i denti.
«Mike posso spiegare» piagnucolo. «Non è successo niente…»
Solleva il capo. «Perché?» non gli ho mai visto indossare quello sguardo così glaciale. «Doveva succedere qualcosa?»
“Ehm… che cosa dovrei dirgli? E come fa lui a sapere che Paul è rimasto qui per due ore?”
Mmh, okay, inspiro lentamente e cerco di sostenere il suo sguardo. «Da quando mi controlli?» mi fingo arrabbiata.
«Da quando ho notato il turbamento che hai avuto una volta incrociato il suo sguardo. Ah» non mi piace neanche il sorriso che mi sta mostrando, è molto ambiguo, tra il volerti uccidere, e… non lo so. «Senza dimenticare la chiacchierata che avete avuto, venti minuti dopo il vostro incontro.»
“Mike.” «Se avevi sentito tutto, perché ieri non mi hai detto niente?» so già la risposta. È, che non so cosa dire.
«Forse perché aspettavo che fossi tu a parlarmene, speravo che fossi tu a dirmi che il Paul di cui mi hai sempre parlato, fosse il mio nuovo capo» brontola, come se non credesse a quello che ha appena detto. «Quindi…»
Il mio cuore non fa che battere forte per la paura.
Come farò? È vero, amo quel cretino di Paul, ma Mike, mi ha riaperto il cuore, cioè, mi ha fatta sorridere di nuovo, mi ha fatto credere di nuovo nei sentimenti, nell’amore, in tutte quelle stupide cose in cui noi ragazze crediamo. Mike, mi ha ridato quel senso di vita che mi mancava da tempo, lui è il mio rifugio perfetto, il vestito che non riuscirei mai a smettere di indossare, lui è… il mio futuro sposo, e non posso mandare tutto a puttane.
“No, non posso… io…”
«Sicura Krystal?» mi accarezza le spalle, sento il suo mento muoversi lentamente, ed il suo profumo farsi più forte. «Non mi sembra che tu stia bene…» non lo lascio neanche parlare, la testa e il cuore mi hanno già confusa, e la coscienza mi ha messa a KO, quindi, prima che i miei incubi diventino definitivamente realtà, lo riempio di baci, carezze e…
«Comunque…» faccio ammenda. «C’è qualcosa che devo dirti Mike.»
Mi sono ripromessa che sarei sempre stata onesta, ovviamente ometterò qualcosa, ma non posso tenergli nascosta la mia vecchia relazione con Paul Nkene.
Non posso proprio.
«Dimmi pure» che voce dolce.
«Io…»
