Capitolo 6
L’indomani, giunta nel suo spartano ufficio, raccolse le cartelle, si fece coraggio, e percorse il corridoio fino a raggiungere il primo cancello; quindi, la guardia si avvicinò “Devo recarmi a colloquio con questo detenuto” disse consegnando il permesso.
Il secondino aprì la porta dello stesso, poi l’accompagnò sino in prossimità del braccio C, le indicò il piccolo ufficio adibito a parlatorio, quindi e le chiese di accomodarsi.
Helena si sedette e attese che andassero a prelevare Edward Macdowell.
Era molto nervosa, maneggiava il materiale da compilare freneticamente, come per timore di aver dimenticato qualche cosa.
Lo vide avvicinarsi affiancato ai secondini, indossava una tuta azzurra, aveva un fisico asciutto e muscoloso, due larghe spalle e un’altezza davvero imponente.
Quegli occhi verdi, così intensi, dal taglio impressionante si fissarono su di lei penetrandola.
Ad Helena le si spezzò il fiato.
La sua pelle era piuttosto chiara, dei Navajos aveva l’ovale del viso, la fronte e le labbra, mentre il naso diritto, ben fatto e lo smeraldo degli occhi doveva averli ereditati dal padre.
Lei gli scaricò addosso uno sguardo turbato, senza nemmeno rendersene conto.
Ora gli sedeva di fronte, stupito e curioso.
La osservava fisso, interrogandosi per quella inaspettata sorpresa.
Helena si accorse di quello sguardo deciso, penetrante, sfrontato, il suo imbarazzo crebbe, fino a quando sentì il rossore spandersi sulle sue gote, e uno strano, bruciante calore invaderla tutta.
Finalmente si riscosse e la sua voce uscì improvvisa
“Immagino si stia chiedendo il motivo di questo colloquio…” annunciò la donna, “E’ così” rispose semplicemente lui.
“Sono Helena Winkler e ho intenzione di esaminarla per capire se il suo profilo può essere inserito nel programma di recupero di cui sono la promotrice”.
Edward Macdowell corrugò la fronte, si ricompose come meglio poteva, poi domandò “Programma di recupero? Che significa Miss Winkler? “Helena si turbò per la strana sensazione che avvertì risalirle dallo sterno, ma tentò di calmarsi ritrovando il controllo della propria voce.
“Significa che potrei farla uscire da qui per lavorare.”
Le labbra carnose del ragazzo disegnarono uno strano sorriso, un miscuglio di stupore mascherato da una sorta d’incredulità.
“Sta giocando col fuoco Miss Winkler, il direttore non avvallerà mai un simile progetto, e se insiste è possibile che si bruci.”
Lo aveva detto sporgendo quel corpo prorompente verso di lei, quasi volesse annullare lo spazio che la metteva in sicurezza, Helena avvertì un aroma muschiato, probabilmente era il profumo della sua pelle, unico e maledettamente buono.
Si stupì del fatto che era pulito e ben tenuto, evidentemente nel programma disciplinare del direttore era anche compresa l’igiene e questa era buona cosa; pensò alle parole da dire prima di pronunciarle, ma poi diede sfogo alla sua frustrazione “Non mi brucerò Mister Macdowell, non sono una ragazzina e so come ci si comporta nella fossa dei serpenti.” Quella esternazione colpì Eddy come una frustata di vento sul viso “E non mi guardi in quel modo, non fa altro che farmi innervosire! Si può sapere cosa le prende?” fu lei a sporgersi verso di lui, quel gesto mandò Eddy in tilt.
Si scostò improvvisamente, poggiò la schiena sulla sedia e sciolse le spalle, ma non distolse lo sguardo nemmeno per un istante.
Disse “La guardo perché… sono cinque anni che non vedo una donna! La fisso perché mi stupisce che abbia avuto il permesso di vedermi, e la osservo perché non capisco come una donna come lei voglia fare un lavoro simile. Ecco perché non riesco a non guardarla!”
Helena restò in silenzio, estrasse il dossier e rispose “Bene, ora che ci siamo chiariti vogliamo cominciare a parlare?” Eddy annuì e lei iniziò dal principio.
“Per prima cosa dovrà essere completamente e inesorabilmente sincero con me, perché io vorrò sapere tutto di lei, di come è finito dentro, della sua vita prima del reato e di quello che spera veramente di ottenere partecipando al programma di recupero. Non voglio né perdere tempo, né fallire questo lavoro; pertanto, dovrà fare esattamente quello che le spiegherò. Se mi convincerà delle sue buone intenzioni fisserò dei nuovi colloqui fino a quando non sarò pronta per la fase finale. Se tutto andrà nel verso giusto, probabilmente avrà l’occasione di avere un permesso per usufruire del “lavoro esterno vigilato” uscendo finalmente da quella cella che la tiene segregato. Allora cosa ne pensa?”
Erano occhi negli occhi, l’unico rumore che si udiva era il lento ma profondo respiro di Eddy, un respiro che riempiva anche i polmoni di Helena, polmoni che sembravano pompare più aria del previsto.
Era strana quell’atmosfera che si era creata, quell’uomo aveva una bellezza disarmante, un fascino esotico e solo con lo sguardo era in grado di farla sentire nuda.
Finalmente Eddy rispose.
“Mi sta dando una speranza… lo sa questo, vero?” lo aveva detto con estrema calma, senza rendersi conto di essersi rilassato; il suo volto si era illuminato e l’espressione che ne era scaturita aveva colpito Helena come uno schiaffo inatteso.
” Sì, ma desidererei che si trasformasse in una certezza. Quello che dovremo fare assieme sarà una prova per entrambi, se lei fallirà naufragherò anch’io e perderò il lavoro, se invece tutto andrà a buon fine, lei potrà ricominciare una nuova vita ed io proseguire il mio lavoro con altri detenuti che, come lei, hanno perduto la speranza.”
“Capisco, ma c’è una condizione.” Helena s’irrigidì, inarcò il sopracciglio destro e con un piglio aggressivo replicò “No, lei non può dettare condizioni!”
“È vero, ma vorrei che mi ascoltasse” la donna annuì facendogli capire di continuare “Mi chiami Eddy, e mi permetta di chiamarla per nome… Helena.”
