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2 Chioma Viola

Taehyung's pov

In quella grande casa e in quell'immensa stanza giaceva sul letto il mio corpo stanco tra le lenzuola di velluto, ultimamente mi svegliavo sempre inespressivo.

Al mio fianco si trovava Shownu che russava come sempre. Stavamo insieme da qualche mese, non so cosa ci trovassi in lui, forse il suo essere così forte e superiore, il suo lato cattivo e il suo bel aspetto.

Non facevo parte della sua vita lavorativa, io fuori da quella casa da quelle lenzuola ero un semplice ragazzo che faceva il fotografo e l'artista.

Mi alzai piano, cercai i miei vestiti e li misi il più silenziosamente possibile.

"Stai già andando?" mi disse prendendomi per il fianco

"Si ho lezione" cercai di liberarmi dalla sua presa

"Vieni dopo alla sfilata vero?" mi chiese baciandomi sul collo.

Sarei andato solo perché adoravo le sfilate, i vestiti e i colori.

"Si ora lasciami che faccio tardi" gli diedi un veloce bacio ed uscì dalla stanza

Nel corridoio un armata di guardie mi fecero l'inchino per salutare, ricambiai sorridendo ed uscì il più in fretta possibile da li.

Camminai tranquillamente per le strade di Seoul quando una macchina davvero lussuosa e veloce mi passo affianco sfiorandomi.

Mi girai e saltai dallo spavento, che deficiente, non notai chi fosse, notai solo una chioma viola, che grande testa di cazzo.

Ripresi a camminare verso l'università che frequentavo da qualche mese insieme al mio migliore amico che in quel momento vidi fuori dal nostro solito bar.

Park Jimin, 25 anni, capelli neri, sorriso scaltro e un disastro nato, era sbadato come pochi.

Eravamo come fratelli da anni, eravamo l'uno la roccia dell'altro, senza di lui non sarei sopravvissuto un giorno.

Lui frequentava la mia stessa università, ma la sede affianco, si occupava di stilismo, voleva diventare uno stilista importante e di successo, mentre io volevo semplicemente imparare di più sull'arte e sulla fotografia.

"Eri di nuovo da lui?" disse incrociando le braccia e sospirando.

La vita che facevo non gli piaceva era sempre stato contrario, non capiva perché uno tranquillo come me, rischiava per stare con uno pericoloso che si era macchiato le mani di sangue e che conduceva quella vita. In realtà non lo sapevo neanch'io, non era amore era solo adrenalina.

"Dai entriamo" cercai di cambiare discorso.

Ormai doveva farsene una ragione quella era la mia vita, io vivevo bene se vivevo così.

"Ma non hai paura?" mi chiese mentre prendevamo i nostri soliti drink, io cioccolata calda e lui un americano freddo.

"Di cosa?" chiesi mentre pagai per entrambi. Facevamo a turni ogni tanto pagavo io e ogni tanto lui

"Di morire o di essere arrestato" disse lui a bassa voce. Io risi sorseggiando la mia cioccolata.

"Alla fine passo del tempo con lui solo a casa sua o quando mi porta fori a cena" dissi mentre osservavo la bellissima Seoul immersa nella vita che profumava di primavera, di felicità e di belle notizie.

"Si ma se lo attaccassero in casa?" disse lui guardandomi e alzando la testa "o in ristornate?" sorseggiò io suo caffè e fece una smorfia si disapprovazione

"Ma stai zitto e pensa a camminare" gli dissi dandogli una spalleggiata.

Lui si arrese e mi raccontò del ragazzo che gli stava dietro nel corso di cucito. Ma la mia testa era immersa nei miei soliti pensieri. Anche se sembravo felice, provavo un immenso vuoto, che occupavo: disegnando, facendo foto o semplicemente scopando, si rude ma vero.

Io Kim Taehyung, 25 anni mi ritrovavo a condurre una vita divisa in due, solo per riempire uno strano vuoto per via della monotonia delle mie giornate.

"Mi stai ascoltando?" mi chiese Jimin ormai all'entrata dell'università

"Si certo" dissi accelerando il passo e avviandomi all'entrata della mia sede

"BUGIARDO" mi urlò entrando nella sede affianco. Scossi la testa e sorrisi buttando il bicchiere vuoto nel cestino all'entrata.

Il corridoio era come sempre pieno di gente che faceva avanti e indietro. Camminare li era il mio incubo, tutta quella gente, quegli odori, profumi di ogni tipo, il sudore, era terribile.

Mi spinsi tra la folla il più in fretta possibile per raggiungere l'armadietto e prendere il libro della prima ora.

Mi sedetti negli ultimi posti, scarabocchiai qualcosa sul mio solito quaderno prima dell'arrivo del professore. Disegnavo sempre quello che mi veniva per la testa e rimasi sorpreso di aver disegnato quella chioma viola in quella macchina. Non so perché ci pensai, però era un bel disegno.

Quando arrivò il professore chiusi il quaderno e mi concentrai sulla lezione.

La giornata andò avanti tra una lezione e l'altra e finalmente arrivò quella di fotografia, la mia preferita, l'insegnante volle vedere le foto che avevamo scattato durante la giornata, per vedere cosa ci attirasse in una semplice giornata primaverile a Seoul.

Le foto di tutti erano belle e pensai che le mie fossero stupide e insignificanti ebbi dei dubbi sul mostrarle, ma l'insegnante, le vide prima che trovassi una scusa per non metterle in mostra.

"Taehyung sono le più belle" mi disse sorridendo e prendendo le polaroid.

Come potevano esserlo?

"Vedete, anche le vostre foto sono belle" disse indicandole mentre le metteva sulla lavagnetta con delle calamite

"Ma avete tutti semplicemente mostrato dei cani, il sole, gli alberi, i fiori-" e continuò a elencare cose monotone "mentre Taehyung-" disse appendendo le mie polaroid "ha mostrato delle vecchie case abbandonate che con la fotografia hanno preso vita-" disse sorridendo "ha fotografato i sorrisi della gente-" e appese la foto che avevo scattato a due bambini, con il permesso dei genitori, che giocavano sorridenti "e questa in bianco e nero è la più bella" disse appendendo la foto di una sposa.

Mentre camminavo mi ero fermato davanti ad una chiesa dove era appena finito un matrimonio. La sposa sorrideva raggiante con un bellissimo abito lungo così principesco e floreale. Le chiesi se potessi farle una foto per il mio progetto universitario e lei accetto sorridente. Mi fece i complimenti e volle la mia email per avere la foto.

Ne fui immensamente felice.

"Davvero bravo Taehyung" mi disse la professoressa sorridendo.

Sperai non sminuisse i compagni, non volevo sembrare il secchione o nerd della classe, non volevo mi puntassero, volevo solo passare le giornate scolastiche tranquillamente.

"Come fai a fare foto così belle?" mi chiese Eun al mio fianco.

La ragazza più bella della classe, con i suoi lunghi capelli neri e i suoi bellissimi occhi castani, semplice si, ma estremamente bella.

"Non lo so le faccio spontaneamente" dissi sorridendo e lei ricambiò.

"Bravo davvero" mi disse riponendo le sue cose nello zaino. Io ringraziai inchinando la testa.

Uscì dall'università e aspettai Jimin per il pranzo, ma quando lo vidi con il ragazzo che lo corteggiava, decisi di lasciarli soli.

Gli mandai un messaggio dicendogli che sarei tornato a pranzare a casa e così feci, almeno sarebbe uscito con quel ragazzo.

Mentre camminavo mi fermai come sempre a scattare qualche foto, avevo sempre la macchina fotografica con me, si era ingombrante ma adoravo fare foto.

Mi fermai e all'angolo del nostro bar e notai un immenso palazzo, il piano superiore aveva un immensa vetrata, chiunque fosse il capo, di sicuro era importante. La struttura di quel palazzo era così bella ed elegante che feci una foto senza ne anche accorgermene.

Lo facevo ormai così spesso, qualsiasi cosa che mi portava ad osservarla alla fine occupava un posto nel mio rullino.

Entrai nel mio piccolo appartamento che condividevo con Jimin ormai da un anno. Avevamo deciso che sarebbe stato meglio per entrambi, così potevamo aiutarci con le spese.

Lavoravamo entrambi in un piccolo pub, un pub dove molto spesso veniva Shownu con le sue guardie e i suoi colleghi e la maggior parte delle volte lasciavano un immensa somma di denaro, spendevano più loro di tutti gli altri clienti messi insieme.

Lui rimaneva li a fissarmi sorridente ogni volta, non so se per lui i sentimenti fossero più grandi di quelli che provavo io, speravo non fosse così per il semplice motivo che se mi fossi stancato del tutto e avrei voluto provare altro, non volevo avere la paura di rimanere intrappolato. Perché la sua forza, il suo potere nel manipolare le persone, mi spaventavano.

Scacciai i pensieri.

Presi la ciotola del mio piccolo Yeontan e gli diedi delle crocchette per cani che si mangiò in un batter d'occhio. Aprì il frigo ma come sempre lo trovai vuoto, così aprì la dispensa e ovviamente finì per mangiare il solito piatto, ovvero del ramen.

Passai del tempo alla tv, poi vidi l'orario e con poca voglia decisi di prepararmi.

Optai per una camicetta di velluto con dei bei colori, una giacca nera, due collane e un orecchino, infine mi occupai dei capelli, ci misi semplicemente un po' di lacca. Mi guardai allo specchio e decisi che poteva andare.

Ovviamente Shownu si trovava sotto casa con la sua Hennessey Venom GT, di una cosa ero certo. La sua macchina veniva prima di me e di chiunque altro.

"Cazzo quanto sei bello" mi disse mettendomi una mano sopra la coscia e stringendola per poi baciarmi sul collo.

Sorrisi e cercai di contenere la mia voglia

"Dai muoviti o arriviamo in ritardo" gli dissi sposandolo leggermente

"Si però come faccio a trattenermi se ti presenti così" tornò a baciarmi il collo

"Dai che siamo in mezzo alla strada, abbiamo tutta la notte ora muoviti" lui sorrise e si morse il labbro per poi sfrecciare con la macchina.

~~~

La sala dove si teneva l'evento era davvero elegante e ben allestita, con striscioni e luci soffuse.

I modelli che passavano sulla passerella erano davvero belli, mi sarei diverto per quelle due ore.

"Tesoro aspettami li, vado a parlare con una persona" mi disse Shownu

"Voi due andate con lui" disse a due delle sue guardie.

Non mi piaceva avere sempre qualcuno che badava a me, ma di mettermi in mezzo alle scelte di Shownu sulla mia protezione era impossibile.

Rimasi in piedi con la giacca tra le mani ad osservare la sala, quando sentì due occhi su di me, mi girai lentamente e lo vidi.

Rimasi completamente senza fiato davanti a tale bellezza.

L'uomo possente davanti a me che con i suoi occhi mi scrutava, aveva una chioma viola, un piercing nel sopracciglio, una bellissima collana simile alla mia, un completo nero e la camicia che luccicava.

Quando scesi e vidi le sue mani, rimasi davvero senza fiato. Il mio unico pensiero guardandole era di sentirle strette al mio collo, con quei tatuaggi e quegli anelli d'oro. Per non parlare delle sue delicate labbra così rosa avrei voluto sentirle ovunque su di me, mi morsi il labbro inferiore.

Non so chi tu sia, non so quale sia il tuo nome, ma fammi tuo.

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