Capitolo 7: Cacciata di casa
"Zia, ho capito i miei errori. Dimmi, come posso aiutare papà?" Aurora sembrava essersi svegliata da un lungo incubo. Non capiva cosa le fosse successo per arrivare a commettere azioni così terribili.
Per colpa di un uomo, aveva spinto suo padre sull'orlo del baratro, e persino il fratello che le era più caro ora la odiava a morte.
"La catena finanziaria dell'azienda si è spezzata. Auri, per salvare la famiglia Valenti serve una somma enorme." La zia sospirò. Come poteva non conoscere la situazione della nipote in casa Ferretti? Il suo sguardo si posò sul ventre di Aurora. Solo in quei giorni aveva saputo dell'aborto; non sapevano nemmeno quando fosse rimasta incinta.
Povero bambino. E povera nipote, che aveva sacrificato tutto per amore.
"Zia, troverò una soluzione. Ho capito i miei errori. Di' a papà e a Teo di non preoccuparsi, troverò sicuramente un modo."
La zia le accarezzò il visino pallido e sospirò ancora. "Auri, fa' quello che puoi."
Aurora, incurante del corpo non ancora guarito, si fece dimettere e tornò a casa.
Ma appena arrivata a Villa Ferretti, fu fermata dalla servitù.
"Signorina Valenti, le sue cose sono state trasferite nella villa in campagna. La signora desidera che lei vada là a riprendersi." La domestica riferì le disposizioni della signora Ferretti; persino il modo in cui si rivolgeva a lei era cambiato.
"Voglio vedere Adriano Ferretti." Aurora non avrebbe mai immaginato che la suocera arrivasse a tanto. Non aveva ancora divorziato da Adriano, eppure l'avevano già sbattuta fuori.
"Signorina Valenti, il signore non è in casa."
"Allora voglio vedere Lucia Santoro." Aurora chiamò la suocera per nome. Visto come la trattavano, non aveva più voglia di mantenere le apparenze.
"La signora non ha tempo di riceverla."
Per quanto Aurora insistesse, la domestica non la lasciò passare.
Rimase davanti al cancello per un po', quando un'auto sopraggiunse.
Attraverso il finestrino, Aurora riconobbe immediatamente Elena.
"Elena, scendi da lì..." Aurora si lanciò verso l'auto, battendo freneticamente sul finestrino.
Le domestiche accorsero per trattenerla.
Il cancello si aprì.
L'auto scivolò lentamente all'interno.
Elena, sentendo il trambusto, si voltò e, attraverso il vetro, rivolse ad Aurora il sorriso di chi ha vinto.
"Elena, hai ucciso il mio bambino! Pagherai per quello che hai fatto..." Aurora voleva precipitarsi dentro, ma le domestiche la tenevano stretta.
Il grande cancello di casa Ferretti si richiuse lentamente.
Aurora si accasciò a terra, gli occhi rossi fissi sulla porta sbarrata...
Nei giorni seguenti, Aurora corse ovunque a cercare denaro, sopportando umiliazioni e rifiuti, ma la somma raccolta era ancora lontana dal necessario. L'azienda era sull'orlo del fallimento.
Era dimagrita al punto da essere irriconoscibile.
Finché un giorno, passando davanti al giardino di casa Ferretti, vide palloncini e manifesti ovunque.
Il figlio di Elena compiva un mese, e si stava celebrando la festa.
Elena aveva avuto un maschio. Nel giardino campeggiava un grande poster con la foto del bambino: paffuto, con grandi occhi rotondi e una boccuccia piccola, identico ad Adriano da piccolo.
Se il suo bambino fosse nato, sarebbe stato altrettanto adorabile!
Quella avrebbe dovuto essere la festa per il suo bambino!
Il dolore accumulato a lungo si era trasformato in torpore.
Sotto gli sguardi di tutti gli invitati, avanzò verso di loro passo dopo passo.
Tra la folla si levò un mormorio.
Adriano, che stava mostrando il bambino agli ospiti, la vide e il sorriso gli morì sulle labbra.
Lanciò uno sguardo rassicurante a Elena, visibilmente agitata, e le passò il piccolo.
"Aurora Valenti, qui non sei la benvenuta." La signora Ferretti, raggiante di gioia, la guardò come si guarda un cane randagio.
Aveva creduto di aver perso il nipote, ma con sua grande gioia Elena gliene aveva dato uno splendido. Erano stati giorni meravigliosi.
"Devo solo dire alcune cose." Lo sguardo addolorato di Aurora oltrepassò la suocera e si posò sull'uomo alto che le veniva incontro. L'uomo che l'aveva ammaliata per tre anni era bello e affascinante come tre anni prima, eppure l'aveva scaraventata all'inferno con le sue stesse mani, senza possibilità di redenzione.
Pensando al motivo per cui era venuta, perse ogni slancio di rabbia o di accusa.
"Adriano Ferretti, accetto il divorzio. Ma voglio cinquecento milioni di euro come buonuscita."
Le sue parole scatenarono un tumulto.
"Ma perché non vai a rapinare una banca!" La signora Ferretti era furiosa per tanta avidità. I Ferretti non erano certo a corto di denaro, ma cinquecento milioni non erano una cifra da poco, tantomeno da dare a una come Aurora.
"Aurora Valenti, come osi chiedere tanto? Pensi di valere cinquecento milioni? Che barzelletta!" Valentina si fece avanti. Era la cugina di Adriano e aveva sempre detestato Aurora; non vedeva l'ora di calpestarla ancora di più. "Se all'epoca non ti fossi attaccata a mio cugino come una sanguisuga, una come te non avrebbe mai messo piede in casa Ferretti! Fatti un esame di coscienza!"
