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Capitolo 3: La differenza tra amare e non amare

"Signore, è venuto a prendere la signora per le dimissioni?" chiese Rosa.

Lo sguardo sorridente di Adriano si gelò all'istante nel momento in cui vide Aurora. Aveva quasi dimenticato che quella donna era ricoverata. Che coincidenza.

Il suo sguardo si posò sul ventre prominente di lei, e per un attimo sembrò perdersi nei suoi pensieri.

"Adriano." Una voce dolce lo richiamò al suo fianco.

Riprese il controllo e non degnò più quella donna di uno sguardo, limitandosi a dire con voce gelida: "Rosa, ho da fare. Riaccompagnala tu a casa."

Aurora si fece avanti con il pancione, le unghie quasi conficcate nei palmi delle mani.

"Adriano Ferretti, di chi è il bambino che porta in grembo?" I suoi occhi erano fissi sul ventre dell'altra donna, come se volesse perforarla con lo sguardo.

A giudicare dalle dimensioni, doveva essere incinta di almeno sei o sette mesi. Quel dettaglio le si conficcò nel cuore come un ago.

"Non sono affari tuoi!" I suoi affari non la riguardavano.

"Mio marito accompagna una donna incinta in ospedale per una visita, e io, sua moglie, non posso nemmeno fare una domanda?" Con lei, lui era sempre così avaro di parole. Ma questa volta Aurora non indietreggiò. Fissò con rabbia la donna protetta dietro Adriano e gridò: "Tu, rovinafamiglie! Stai lontana da lui, o te la farò pagare!"

"Aurora Valenti, chiudi quella bocca!" Adriano mise al riparo Elena, visibilmente agitata, dietro di sé. Di fronte alla donna che amava davvero, Aurora, che le somigliava vagamente, sembrava solo una patetica imitazione. Lui, Adriano Ferretti, non aveva mai voluto un surrogato, una copia senz'anima.

Non aveva voglia di sprecare altre parole con lei. Cinse le spalle di Elena e si voltò per andarsene.

"Fermatevi!" Aurora si lanciò in avanti, allungando la mano per afferrare la donna incinta.

Ma proprio quando stava per toccarla, Adriano la spinse via con violenza.

Già instabile sui piedi, barcollò all'indietro. Per fortuna Rosa si precipitò a sorreggerla, altrimenti sarebbe caduta a terra.

Le gambe di Aurora tremavano, il cuore ancora in gola per lo spavento.

Il bel viso di Adriano si incupì. La mano che aveva istintivamente allungato per afferrarla si ritrasse impercettibilmente. Quella donna inutile, l'aveva fatto apposta!

Prima che Aurora potesse dire qualcosa, la donna al fianco di Adriano parlò per prima.

"Adriano, ho mal di pancia." Il visino di Elena era pallido come un cencio, il corpo che cedeva contro di lui.

Adriano la sostenne prontamente, concentrando tutta la sua attenzione su di lei. Vedendo che il suo colorito non era normale, si chinò immediatamente e la sollevò tra le braccia.

"Adriano Ferretti, io sono tua moglie! Torna qui..."

Aurora voleva inseguirli, ma le gambe non la reggevano. Con gli occhi lucidi di lacrime, non poté fare altro che guardare suo marito allontanarsi con un'altra donna tra le braccia...

Quella clinica privata era molto attenta alla privacy dei pazienti. Aurora aveva cercato dappertutto nel reparto di ginecologia, ma non aveva trovato nessuno.

Non volendo arrendersi, rimase ad aspettare all'ingresso. Nemmeno il sole caldo riusciva a scaldare il suo corpo gelato.

Non è che non avesse mai pensato a questo giorno, ma quella donna non era tornata né prima né dopo, bensì proprio ora. Aurora posò delicatamente la mano sul ventre: per il bambino, non poteva tirarsi indietro.

"Signora, torniamo a casa," la esortò Rosa.

"Rosa, secondo te quel bambino è di Adriano?" Gli occhi arrossati di Aurora scrutavano i passanti. La sua mente era invasa dal volto di quella donna e dal sorriso che Adriano le rivolgeva.

Ecco dunque quanto era grande la differenza tra amare e non amare.

"Signora, non pensi troppo. Il signore non è quel tipo di persona." Rosa temeva che potesse fare qualche sciocchezza. "Ora lei porta in grembo il figlio del signore. Il dottore ha detto che deve riposare. Torniamo a casa."

Aurora inspirò profondamente, trattenendo l'amarezza. Per il bambino, doveva resistere!

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