08
Il mio corpo affonda sempre di più nell’acqua calda mentre la vasca si riempie, fino a coprirmi quasi tutto il mento. Le lacrime mi scivolano sulle guance e si mescolano all’acqua. Apro la bocca per lasciare uscire un grido di dolore, per fare un suono, qualsiasi cosa, ma non importa quanto ci provi, non esce nulla. Mi sento frustrata : se riuscissi a liberare almeno un po’ del dolore che ho dentro, starei meglio. Ma non riesco nemmeno a fare quello.
Cosa ho fatto per meritarmi questa vita ?
Alzo la mano dall’acqua verso la bottiglia appoggiata sul bordo della vasca e mi raddrizzo un po’, svitando il tappo e annusandola con riluttanza. Sobbalzo per l’intensità inaspettata del profumo che mi solletica il naso, sgranando gli occhi prima di inclinarmi di nuovo per sentirlo meglio.
È stranamente confortante, e più lo annuso, più le mie lacrime si fermano. Non riesco a smettere di portare quella strana bottiglia al naso. Jade non mi ha mai lavata con del sapone, soprattutto non con qualcosa che profuma così bene. Usava sempre alcool e acqua fredda.
Inclino la bottiglia e osservo la sostanza densa colare sul mio petto, cosa che mi spaventa, mi fa andare nel panico e gettare la bottiglia proprio nel momento in cui la porta si apre. Sgrano gli occhi e abbasso subito lo sguardo verso l’acqua che bolle attorno a me, la gola che brucia mentre le lacrime tornano a scendere.
— Hai delle difficoltà ?
L’uomo si avvicina e si accovaccia accanto alla vasca. Osservo ogni suo movimento con attenzione. Spegne l’acqua e mi porge di nuovo la bottiglia.
— Vuoi aiuto ?
Intravvedo la sua mascella ricoperta di barba incolta, ma non alzo lo sguardo oltre, annuisco piano mentre prendo tra le dita una ciocca dei miei capelli, agitando la bottiglia tra le mani.
— Vuoi lavarti i capelli ?
Abbasso la testa fino a toccare il petto con il mento.
— Non voglio metterti a disagio, ma… non riesci a parlare ?
Mi trema il labbro e rimango immobile, trasalisco quando alza la mano verso di me. Deglutisco con forza, ma lui si ferma e indica solo la bottiglia che tengo in mano.
— Il sapone… mi serve per aiutarti.
Non è arrabbiato perché non gli ho risposto ? Non cerca di schiaffeggiarmi per farmi ragionare ?
Quando le sue mani toccano il mio collo, scatto indietro e un brivido di paura mi attraversa la schiena.
— Sto solo togliendo la garza ! Non voglio spaventarti, — spiega. La sua mano si posa lentamente sulla mia spalla e io fisso la sua presa con gli occhi sbarrati.
Le sue dita scorrono lentamente fino al mio collo e io trasalisco di nuovo, ma rimango dall’altro lato della vasca, tesa, permettendogli di staccare il quadrato caldo.
— Ecco fatto. Potrebbe bruciare mentre ti lavi, — mi avverte.
Mi avvicino al bordo della vasca per porgergli il sapone e lui lo prende con calma. Corrugo la fronte e la mia espressione si addolcisce. Mia madre non mi faceva mai del male mentre mi lavava. Lui non dovrebbe farlo. Perché allora dovrebbe farmi male ? È perché l’ho respinto ?
Le sue mani toccano la mia testa e il mio corpo si irrigidisce. Guardo le mie gambe nell’acqua e chiudo lentamente gli occhi, mentre quella sensazione inizia a sciogliere la mia tensione.
Non fa male, anzi… è piacevole… finché il mio collo non si accende di una fitta bruciante. Spalanco gli occhi e agito le braccia per allontanarlo da me. Mi sbatto contro il muro pensando che così il dolore passerà, fissando le sue mani insaponate con rabbia. Ma la rabbia si trasforma in terrore quando vedo il suo braccio ricoperto di graffi rossi.
— Va tutto bene, te lo prometto ! È solo il sapone che è entrato nella ferita. Non ti farei mai del male, — dice.
Una parte strana di me si fida delle sue parole, mentre l’altra vorrebbe solo correre nella stanza più lontana e chiudersi dentro per non vederlo mai più.
Ma non faccio nulla. Lo guardo mentre si pulisce le mani sui jeans e si dirige verso la porta.
— Non ti toccherò, d’accordo ? Metterò fuori una mia maglietta e ti lascerò la tua privacy. Se hai bisogno di qualcosa, bussa alla porta. L’uomo fuori mi chiamerà, va bene ?
Aspetta una conferma che però non arriva mai, e prende il mio silenzio come risposta, uscendo dal bagno. La mia mente è un caos di confusione. L’ho ferito… perché non mi ha ferita anche lui ?
Trattengo il respiro e immergo la testa sotto l’acqua, passandomi le mani tra i capelli per sciacquare via il sapone, poi torno su una volta finito. Non riesco a togliermi quell’uomo dalla testa, così sollevo lo sguardo verso la porta.
