07
Comincio a togliermi lentamente la felpa dal busto, arrivando appena a metà addome, quando la sua voce mi blocca di colpo.
— Ehi ! Potresti aspettare di entrare in bagno prima di spogliarti.
Sembra quasi confuso quanto me, il cuore mi balza in gola al tono crescente della sua voce e abbasso subito la felpa per coprirmi di nuovo.
Sento dei movimenti, le sue gambe ora in piedi appaiono davanti a me, le narici si dilatano per l’espirazione brusca, e lui resta lì immobile. Mi sta forse sfidando a muovermi per avere una scusa per colpirmi ?
— Puoi venire.
La sua voce è ancora lenta e il tono leggero. Mi chiedo se sia il suo tono naturale, poi realizzo che si arrabbierà se non ubbidisco.
Mi affretto a strisciare verso i suoi piedi abbassando la testa, tremando senza riuscire a fermarmi. Le sue scarpe fanno un passo indietro e un ringhio sommesso mi vibra nelle orecchie. Chiudo forte gli occhi e mi afferro ciocche di capelli. L’ho fatto arrabbiare ! Oh no…
— Non inchinarti davanti a me. Alzati.
La sua voce è tesa, cerca di restare calma ma percepisco la rabbia. L’orrore mi paralizza i muscoli e scatto in piedi fissando il pavimento mentre mordo il labbro inferiore.
— Seguimi.
Lo seguo con esitazione, la confusione mi stringe come una nebbia mentre osservo con attenzione la sua schiena. Sembra molto forte, più forte di mia madre, e questo mi fa paura. Può farmi molto più male di lei, molto peggio. Non solo è più forte, ma è anche molto più alto, quindi non ho nessun vantaggio. Pensavo che la mia altezza fosse una cosa positiva, ma guardandolo ora capisco quanto mi sbagliavo. Dovrei alzare lo sguardo per guardarlo in faccia, cosa che non oserò mai fare. Potrebbe spezzarmi in due se lo provoco nel modo sbagliato. Non sono niente per lui, quindi non si farebbe problemi a togliermi la vita.
Apre una porta e mi mostra un bagno, ma poi si ferma improvvisamente, facendomi cenno di entrare. Resto immobile sulla soglia. Non viene con me ? Mi devo lavare da sola ?
Emette un altro ringhio irritato e mi getto a terra nel bagno, raggomitolandomi e offrendo il collo. Tremo mentre le lacrime mi rigano il viso, aspettando che il suo piede mi colpisca le costole o la faccia.
— Merda… — sussurra tra sé, si sente uno spostamento e mi ritraggo alla sensazione della sua mano sulla schiena. Il contatto è leggero, ma il mio corpo resta rigido.
— Non volevo spaventarti… — sussurra un po’ più forte, la sua mano sfiora il tessuto che copre le ferite lungo la mia spina dorsale e serro la mascella per non vomitare.
— Cosa ti è successo là fuori ?
La sua mano, sorprendentemente gentile, sposta da parte i miei capelli bagnati e sporchi per scoprire il collo. Abbasso la fronte sul pavimento con le braccia e le ginocchia premute contro il corpo, per proteggere gli organi vitali nel caso diventi violento.
— Sei così magra… — mormora, e sembra che il mio dolore si trasferisca su di lui.
— Ti proteggerò. Non ti farò mai più sentire così.
Lo dice piano, ma la rabbia è ancora presente nella sua voce e rabbrividisco. La sua mano si allontana dalla mia felpa e un senso di sollievo mi attraversa… fino a quando le sue dita calde toccano la mia guancia sinistra per scoprirmi il viso. Mi spingo di scatto contro il mobile del lavandino, temendo per il mio occhio.
Tengo il viso basso e i capelli mi nascondono i lineamenti. Non prova a toccarmi di nuovo e stringo forte l’angolo del mobile.
— Mi dispiace che ti sia successo tutto questo… — mormora. Riesco a sentirlo appena prima che si alzi e apra l’acqua.
— Prenditi tutto il tempo che ti serve. A sinistra c’è l’acqua calda e a destra la fredda. Ruotale verso destra per regolarle come preferisci. Usa il sapone che vuoi. Tornerò a controllare.
Mi mordo il labbro e sbircio attraverso i capelli le sue gambe, vedo che poggia un asciugamano sul lavandino sopra di me. Mi incupisco quando lascia la stanza senza dire altro. Mi spoglio in fretta e mi immergo nell’acqua che si sta riempiendo. Non mi laverà lui ? Dove sta andando ? Perché non ha sfogato la sua rabbia su di me ? Forse romperà qualcosa a cui tiene e si arrabbierà ancora di più prima di tornare da me.
Mi immergo nell’acqua sorprendentemente calda e guardo il mio corpo, il volto sempre più scuro. Non sarò mai libera. Non sarò mai felice.
Tocco il mio petto con le mani e le faccio scivolare sulle costole sporgenti fino alle ossa dei fianchi ben visibili. Un’ondata di disgusto mi travolge mentre osservo me stessa. I miei seni sembrano quelli di un ragazzino paffuto. Non mi sento una donna, tanto meno una donna attraente. Come posso trovare la felicità se non riesco a essere felice con me stessa ?
