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Sbadiglio mentre il sole mi colpisce il viso.
Prendo il telefono, lo stacco dalla carica e vedo un messaggio.
**9 :40**
**Gabriel** : Scrivimi quando ti svegli
**12 :30**
**Io** : scusa, oggi ho dormito troppo
**Gabriel** : Meglio così, quando ti ho scritto mi stavo annoiando
**Io** : ancora annoiato ?
**Gabriel** : Sì
Mi sposto in cucina mentre lo chiamo e metto il vivavoce.
— Beh, che cambiamento di dinamica. — scherza.
— Qualcosa del genere. — sorrido mentre prendo uno smoothie proteico al cioccolato dal frigo.
— Che fai oggi ? — gli chiedo.
— Ho finito con le rotture del lavoro, ora sto andando a farmi dare dei soldi da un bastardo che mi deve trentamila. Poi devo andare in palestra. — spiega.
— È un sacco di soldi. Anch’io devo andarci, oggi finalmente ho tempo. — scuoto lo smoothie e comincio a berlo.
— Ho una palestra in casa, se non vuoi pagare. — dice.
— Non voglio…
— Smettila di essere gentile, Dio, è snervante. — si lamenta.
— Va bene allora. — rispondo.
— Bene. Alle due. Ti mando l’indirizzo e ci sarò anch’io. — riattacca.
Sospiro, sentendo quanto sto iniziando ad abituarmi alla sua compagnia. Forse è gentile solo perché vuole una notte di sesso.
Mi incupisco.
—
Arrivo a casa sua e cerco di ignorare quanto è grande.
Apre la porta e sorride.
I miei occhi cadono subito sul suo addome pieno di tatuaggi.
— Entra. — si sposta e io entro.
— Hai mangiato ? — chiede incrociando le braccia.
— Sì. — annuisco.
— Sei pronta allora ? — chiede e io faccio un verso di conferma.
Cammina verso una porta sotto la scala e la apre, rivelando un seminterrato.
È climatizzato e fa un freddo tremendo.
— Gesù. — sussurro.
— Ti sarà utile quando comincerai a sudare. — risponde e scendiamo. Ci sono tre tapis roulant, pesi, attrezzi per il sollevamento, sbarre per trazioni, ha tutto.
— Se non mi senti è perché ho un auricolare, non li metto entrambi ma ascolto musica. — gli dico e lui annuisce soltanto.
Vado al tapis roulant e alzo la velocità mentre faccio partire la mia playlist preferita.
Comincio a correre e mi guardo nello specchio enorme davanti a me, vedo la sua schiena riflessa mentre solleva pesi da ventitré chili per mano.
Guardo i suoi muscoli muoversi mentre la pelle diventa lucida.
È un’ottima distrazione dal fiatone.
Si gira e mi sorride.
— Non sei discreta. — mi dice mentre mi osserva correre e io arrossisco.
Ride e lascia cadere i pesi, si piazza proprio accanto a me sul tapis roulant, imposta la mia stessa velocità e corre con me.
I suoi occhi sono incollati al moi petto mentre io guardo il suo addome.
— C’è molta tensione. — rido e lui annuisce.
— Tantissima. — risponde e io abbasso la velocità fino a camminare veloce.
— Qual è il tuo ciclo ? — chiede.
— Dodici-tre-zero. — gli dico.
— Ahh. — annuisce.
Dodici minuti di corsa, tre di camminata, niente scatti.
Scendo e mi stendo a terra per fare stretching.
Tocco le punte dei piedi, le mani sotto le scarpe, resto così. Poi mi metto in spaccata frontale, piegandomi prima verso sinistra, afferrando il piede. Poi verso destra.
Mi spingo in avanti finché la fronte non sfiora il pavimento, sento l’allungamento nella parte interna delle cosce.
Sento i suoi occhi perforarmi la pelle, alzo lo sguardo e lui mi sta fissando.
Mi brucia il viso.
Mi alzo e faccio stretching con gli affondi, la posizione del bambino, e quella del sigillo — o del gatto, non ricordo il nome. Poi mi alzo e stiro braccia e spalle.
Mi metto sulla schiena, faccio crunch, forbici con le gambe, “insetti morti”, torsioni russe con peso, e una plank di due minuti prima di passare alle gambe.
Faccio sollevamenti delle gambe, squat sumo con pesi, affondi e alzate sui polpacci dove sto in punta di piedi e poi scendo lentamente.
Torno al cardio mentre lo guardo fare addominali e flessioni.
È stata una pessima idea. Mi distraggo troppo con lui qui.
— Cos’hai quella faccia, piccola mia ? — chiede e si alza.
— Cosa ? — domando.
— La tua faccia urla pensieri profondi. — si avvicina e ferma il tapis roulant.
— Penso che sia strano. Tutto questo. — dico e lui sorride.
— In che senso ? — chiede.
— Tre settimane fa mi hai minacciata, seguita, mi hai fatto dei complimenti, mi hai terrorizzata, e ora ci stiamo allenando insieme. — dico e lui ride. È una risata piena, che rimbomba nella palestra.
— Ugh, Dahlia. Nessuno ha detto che ti avrei fatto del male. Non l’ho nemmeno detto. Ti ho detto che ti avrei fatto guardare mentre qualcun altro veniva colpito. E lo penso ancora. — si stringe nelle spalle.
— Non è da fuori di testa… ?
— Ah ah ah. Non tirare fuori le carte dell’abuso, amore. Non funzionano. Ti ho detto che non ti farò del male. Non che sono un brav’uomo o un santo. Non che la nostra relazione sarà sana. Le relazioni sane sono noiose. Preferisco viverne una tossica ed essere felice piuttosto che una sana ed essere infelice. Spero che un giorno troverai una parte di te abbastanza folle da sederti accanto a me mentre punisco le persone cattive di questo mondo. L’uomo che ho colpito oggi ? Giocatore d’azzardo, tossico e ladro. Quello della sera in cui ti ho conosciuta era uno stupratore. Non dico che questo giustifichi le mie azioni, ma tu, piccola mia, non avrai un lieto fine da fiaba. Non è fatto per te. — mi sfiora il mento.
— Non so, quello che fai sembra terribilmente pericoloso. — scuoto la testa.
— Vieni a lavorare con me allora. Un giorno. Guarda come sono con gli altri, vedi quanto sono cattivo. Dubito che cambierà quel pezzetto di te che si interessa a me. — mi dice.
— Ne dubito anch’io, ma va bene. — dico.
— Non dico che non avrai paura. Sappilo. — mi accarezza il viso leggermente.
— Va bene. Domani ? — chiedo.
— Giorno perfetto, in realtà. Due uomini da inseguire. — sorride.
— Te lo dico Dahlia. Capirai che è una cosa brutta, ma non penso che cambierà nulla. Vedrai che comincerai a trovare scuse per giustificare perché io in fondo non sono cattivo. Anche se lo sono. Scommetto un appuntamento. — ride.
— Un appuntamento ? — chiedo.
— Sì. Se ti spaventi e vieni vicino a me per conforto, posso portarti fuori. Se no, non usciamo e continuiamo così. — dice.
— Va bene. — sussurro.
— Bella bambina. —
