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Capitolo SETTE

Segui l'uomo senza parlare, trascini i piedi nella sabbia e dentro di te mastichi rabbia e amarezza. Nuda e legata davanti a un uomo: non ti ritrovavi ìn queste condizioni da parecchio tempo ormai, da quando avevi seguito scelte che dicevi essere razionali, ma che alla fine si erano rivelate essere solo figlie di passioni e sentimenti passeggeri.

Ora siete di nuovo nella tenda dove meno di un'ora fa avevate fatto colazione insieme e, in quei momenti, ti eri anche sentita relativamente tranquilla almeno per qualche minuto. L'uomo si siede con noncuranza e incrocia con agilità le gambe mentre si sistema sul tappeto. Te per un attimo pensi di imitarlo, ma poi realizzi che non ti ha detto nulla in proposito e te hai deciso di restare in piedi limitandoti solo a coprirti sommariamente le intimità con le braccia e le mani ammanettate.

"Si vergogna, Maria? Si vergogna di me?"

L'uomo alza lo sguardo e inizia a fissarti con un sorriso malizioso. Te arrossisci e abbassi lo sguardo, ma non osi replicare e ti limiti a scuotere la testa in modo poco convinto. Ti scuoti quando senti una presenza accanto a te ed alzando lo sguardo vedi la donna che ti ha lavato pochi minuti con l'abito ancora bagnato che ti sta porgendo una tazza di caldo caffè fumante. Per un attimo pensi di rifiutarla, ma poi.. Al diavolo, una tazza di caffè può solo farti bene. In questo inferno devi stare sempre in guardia ed essere ben sveglia non può che aiutarti.

Bevi lentamente dalla tazza e vedi che l'uomo sta continuando a scattarti altre foto con quel cellulare maledetto. Ti giri lentamente su te stessa cercando di dargli la schiena, ma a questo punto lui ti blocca con un gesto perentorio.

"La smetta, stupida. La smetta o la faccio legare fuori nuda come è adesso, ma in mezzo ai miei uomini.. E vedrà che dopo rimpiangerà la sua scelta di fare i capricci come una ragazzina davanti a me"

La minaccia di finire legata in questo stato davanti a tutti quegli uomini rappresenta per te una prospettiva a dir poco terrificante. Ti mordi le labbra e lentamente ti torni a posizionare di fronte all'uomo, con gli occhi umidi e il viso sudato per la tensione che le sue parole ti hanno provocato.

"Si metta in ginocchio piuttosto. Pensi che deve pregare il suo Dio e si metta in ginocchio.. Ora, subito e senza ulteriori discussioni o capricci"

Lo fai, devi farlo. Appoggi le ginocchia sul tappeto e congiungi le mani sul grembo, sospiri e tiri su con il naso mentre l'uomo ti scatta altre foto.

"Ora sia gentile, Maria. Metta le mani dietro alla nuca e mi guardi. Mi chiedono di farle dei primi piani e ci tengo a farle fare un figurone. Vede che mi preoccupo per lei? Sono o non sono un gentiluomo?"

Inizi a piangere a dirotto e rischi di vomitare il caffé che hai appena bevuto, ma resti immobile e continui a guardare l'obiettivo, pur con il viso solcato da calde lacrime figlie della frustrazione e dell'impotenza in cui ti ritrovi.

"Molto bene Maria, molto bene. Ora mi segua, purtroppo oggi dovrò lasciarla sola e mi devo assicurare che non potrà ne fuggire, ne fare scherzi di sorta"

Uscite dalla tenda, vi ritrovate all'aperto e per un attimo ti paralizzi. Hai l'impressione che tutti gli uomini dell'accampamento ti stanno guardando, ma non puoi fermarti e nemmeno esitare. Tiri un respiro profondo e poi segui l'uomo che si è infilato in una piccola tenda di colore chiaro lì vicino dove per entrare sei costretta a chinare la testa. All'interno della stanza il vuoto quasi assoluto: solo il palo di sostegno della tenda stessa e una palandrana bianca gettata nella sabbia. L'uomo ti si avvicina e te inizi a tremare, ma si limita a liberarti i polsi e poi ad indicarti l'indumento a terra.

"Lo indossi, Maria"

Lo fai immediatamente e senza discutere e non riesci a trattenere un sospiro di sollievo. Lo allacci in vita con un cinturino di tela, ma poi l'uomo ti fa sedere a terra e ti lega le mani dietro al palo con un paio di manette.

"Troppo strette forse, Maria?"

Scuoti la testa, ma hai l'impressione che comunque lui non ti stia nemmeno ascoltando. Vedi entrare la donna del bagno con una sbarra di acciaio e lui la prende e ti lega le caviglie ai due estremi della stessa, così da impedirti di poter serrare le gambe.

"Le serva da lezione, Maria. Mai più storie o capricci, lei qua é mia ospite, ma le leggi e le regole le scrivo io e solo io. Chiaro? Io ordino e lei esegue e ogni discussione o capriccio è vietato e, da ora in poi, verrà anche severamente punito"

Annuisci, che altro puoi fare del resto? Lui allora sorride e poi si china su di te e prima ti accarezza il viso e dopo ti fa bere dell'acqua fresca da una borraccia. Ti senti quasi sollevata, ma è un sollievo che dura solo pochi istanti. Subito dopo ti benda gli occhi con una striscia di pelle nera e dopo ti imbavaglia saldamente la bocca con quella che sembra essere una pallina di gomma dura. Mugoli ed inizi subito a sbavare, ma intanto l'uomo ti sta bloccando anche la testa al palo facendo sì che non puoi più abbassarla e poi se ne va senza dirti nulla od aggiungere altro.

Senti i suoi passi che si allontanano e ti senti morire. Sola, prigioniera, totalmente immobilizzata in un campo di uomini che ti hanno appena visto sfilare nuda in mezzo a loro. Quando senti una mano sfiorarti urli nel bavaglio, ma poi senti la voce della donna e ti rilassi almeno un po'. Senti che ti alza il vestito da sotto alle gambe e alle natiche e capisci che lo sta facendo per evitare che tu lo possa sporcare di sudore o di urina: se starai lì dentro legata fino a domani temi sarà inevitabile non urinare almeno un po'.. E ti rimetti a piangere, il petto scosso dai singhiozzi e la benda sugli occhi che si va via via bagnando sempre più delle tue lacrime.

La donna ti pulisce il viso e poi ti dice poche semplici parole.

"Dinner.. For you.. More late.. Ok?"

Vorresti parlarle, ma non capirebbe. Vorresti ringraziarla, vorresti scappare, vorresti muoverti, parlarle, dirle almeno qualcosa, cazzo.. Invece lei ti accarezza il viso e poi se ne va. Senti la tenda che viene chiusa e capisci che sei rimasta sola. Ora devi e puoi solo aspettare.

Il tempo passa lentamente in questa tenda. Fa maledettamente caldo e sei anche scomodissima legata a questo modo. Da fuori ti arrivano molti rumori: voci, urla, preghiere corali, rombi di motori e un paio di volte anche degli spari. Alla fine ti ci abitui: sai che sei un ospite preziosa e probabilmente nessuno oserà toccarti, ma non per questo ti senti meglio. Quando però la tenda viene aperta non riesci a non sobbalzare e inizi anche a tremare come una foglia.. E se fossero venuti a prenderti, a stuprarti, a ucciderti?

Invece senti la voce della donna, il suo canto leggero, le sue mani calde che armeggiano con il bavaglio e con la benda che ti copre gli occhi fino a sfilartele. La vedi con il suo viso velato accanto a te e ti sembra che stia sorridendo, provi a ricambiarglielo anche se sai che non riuscirai ad essere molto convincente e poi ti accorgi che ha con sé un piatto che contiene quella che sembra una minestra scura e dall'aspetto poco appetitoso. Scuoti la testa, non vuoi mangiare quella roba, ma lei sorride e si siede di fronte a te e inizia a imboccarti lentamente usando un vecchio cucchiaio di legno. Il gusto della minestra per fortuna è migliore del suo aspetto e riesci a mangiarne qualche boccone ed a soddisfare un po' il tuo appetito peraltro scarso .

"Good? Very good, girl?"

Sussurri un si perché così bloccata non puoi nemmeno muovere la testa e lei ti pulisce il viso con una salvietta e poi ti prova anche a pettinare i capelli. Sorridi, ma quando lei ti libera la mano destra resti destabilizzata.

Che sta succedendo? Perché lo sta facendo?

Lavora con destrezza e capisci che sa usare bene corde e costrizioni. Prima ti blocca solo il polso sinistro e poi aggiunge delle cinghie per bloccarti meglio il busto al palo. Alla fine ti rimette il bavaglio, controlla che faccia il suo lavoro al meglio, ti rassetta un ultima volta viso e capelli e poi..

Si alza e prende qualcosa dalla tasca della sua tunica, qualcosa che ti mette in mano e che ti sorprende a dir poco.

Un telefono cellulare, acceso e funzionante, che ti mette in mano e che ti fa stringere forte. Non capisci a cosa serve, non sai come usarlo, non sai più nulla, maledizione.

La donna ti tocca il bavaglio e poi ti guarda fissa negli occhi.

"No voice, ok? No voice at cell, ok?"

Non devi parlare al telefono a quanto pare, ma allora a cosa cazzo ti serve un telefono cellulare? Mugoli forte nel bavaglio sperando che la donna possa aiutarti, ma lei non ti sta nemmeno guardando. Ha preso il piatto e sta uscendo dalla tenda, te mugoli più forte che puoi..

.. E in quel momento il cellulare inizia a vibrare e, quando lo guardi, vedi un messaggio in entrata su WhatsApp.. Un messaggio con un testo laconico e sarcastico al tempo stesso.

"Buongiorno Maria. Come sta, mia cara?"

... E tu ...

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