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06

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— Non ho tempo per questo — dice ora Everett.

Si avvicina a me e si china per sollevarmi. Prima che possa protestare, mi getta sopra la sua spalla e continua a camminare.

— Ora non devi camminare — dice ridendo insieme agli altri ragazzi.

Cerco di sembrare arrabbiata per il fatto che mi stia portando in braccio. Tuttavia, è bello non dover più camminare. Le mie gambe sembrano bruciare per tutta la corsa che ho fatto, oltre alla camminata.

Devo essermi addormentata, perché mi risveglio in una cella. Comincio a entrare nel panico, pensando di essere tornata con i rogues che mi avevano catturata anni fa.

— No, siamo nelle celle del branco che ci ha catturate. Va tutto bene, non ci faranno del male — mi rassicura Willow.

— Come fai a esserne così sicura ? Non li conosciamo davvero, e non hanno alcun motivo per essere gentili con noi — le rispondo, guardandomi intorno alla ricerca di una via di fuga.

— Ho solo la sensazione che non lo faranno. Ora riposa ancora un po’. È molto tardi — replica prima di ritirarsi nella mia mente.

Mi riesce difficile riaddormentarmi. Ho troppa paura di risvegliarmi di nuovo in quel luogo.

Vengo gettata in una cella buia e fredda. Non ha finestre e ha un odore terribile. Guardo mentre altri membri del moi branco vengono rinchiusi in altre celle. Ho una paura terribile di quello che ci succederà. Una persona ha il coraggio di chiedere cosa intendano farci. Per tutta risposta, viene picchiata.

— Non fate domande ! Siete fortunati a essere vivi e ad essere stati portati qui, quindi siate riconoscenti ! — urla una delle guardie affinché tutti possano sentire.

Non so cosa mi riserverà il futuro. So solo che ho perso tutto : i miei amici, la mia famiglia e il moi branco.

Resto lì, a piangere finché non mi addormento sperando che sia solo un brutto sogno…

Mi risveglio da quel ricordo piangendo. Non pensavo alla mia famiglia da tanto tempo. A malapena ricordo i loro volti. Vorrei poterli vedere un’ultima volta, anche solo per un minuto. Mi basterebbe.

Alla fine mi riaddormento. Ma vengo svegliata poco dopo. Deve essere passato più tempo di quanto pensassi, perché ora è giorno. Almeno in questa cella c’è una finestra. Una guardia mi porta qualcosa da mangiare, anche se è davvero poco.

— Quanto tempo devo restare ancora qui ? — chiedo alla guardia prima ancora che raggiunga la mia cella. Vorrei provare a scappare, ma so che sarebbe inutile.

— Finché l’Alfa non decide cosa fare con te — risponde posando il vassoio. Non c’è altro che un po’ di porridge, una mela e dell’acqua. Comincio subito a mangiare, rendendomi conto che non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho mangiato.

— Beh, potresti dirgli di sbrigarsi ? Mi sto annoiando a stare qui seduta — gli dico mentre se ne va. Ride e continua a salire le scale. Voglio solo andarmene, e se basta parlare con l’Alfa, allora non sarà così difficile.

Il pranzo è passato, e io sono ancora qui ad aspettare nella cella. Capisco che si sta avvicinando l’ora di cena perché il sole è sceso dietro gli alberi. A questo ritmo, resterò qui ancora a lungo. Sto passeggiando nervosamente nella mia cella quando sento aprirsi la porta di sopra. Sento dei passi che scendono. Sperando che sia finalmente l’Alfa, smetto di camminare e mi siedo.

Con mia sorpresa, è Everett, insieme a due guardie. So che Everett non è l’Alfa, quindi mi alzo e ricomincio a camminare.

— Come stai ? — mi chiede Everett come se fossi in un resort o qualcosa del genere.

— Oh, sto benissimo. Il cibo e il servizio sono fantastici — rispondo sarcastica. — Quando arriva l’Alfa ? Sono stufa di stare qui.

— Come fai a sapere che non sono io l’Alfa ? — chiede, facendo un passo più vicino alla cella.

— Emani potere, ma non come un Alfa. Sei forse un Beta, ma di certo non l’Alfa — dico senza nemmeno guardarlo.

— Hai ragione. L’Alfa scenderà tra poco — risponde Everett mentre prende una sedia. — Perché non inizi col raccontarmi come sei finita sul nostro territorio ?

— È facile. Non era mia intenzione — rispondo mentre mi siedo. — Volevo solo restare lungo il confine e non entrare nel territorio. Credo di non essermi resa conto di quanto fossi entrata finché non ho sentito le guardie cercarmi ieri.

— Quindi non sei qui per qualche missione segreta o qualcosa del genere ? — domanda Everett, sembrando un po’ sorpreso.

— No. Sono completamente sola. Non ho nessuno — rispondo con voce triste, distogliendo lo sguardo per non mostrare la mia debolezza.

— E cosa ti è successo ? Come sei diventata una rogue ? — continua a interrogarmi.

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