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CAPITOLO SETTE

Il viaggio di rientro lo passiamo in silenzio, dopo lo sfogo di Caroline e il pianto ininterrotto di Hanna, tutti hanno capito cos’era successo, così abbiamo deciso di porre fine alla serata.

Eddy russa accanto a me, Zac continua a cambiare stazione della radio e, di tanto in tanto, prova a fare conversazione dicendoci che in discoteca ha conosciuto una ragazza e che stava per avere il suo numero prima che noi lo tirassimo via con la forza. Intanto John guida in silenzio e, ogni tanto, mi lancia qualche sguardo assassino attraverso lo specchietto retrovisore. So già che sarò l’ultimo che accompagnerà a casa e infatti succede proprio così.

Non appena Zac entra a casa sua, John si volta a guardarmi.

«Quindi tu e Hanna…» Lascia la frase in sospeso e io sbuffo e gli parlo sopra.

«Possibile che per una scopata dovete farne un dramma? Non l’ho picchiata, non l’ho violentata, era più che consenziente!» sbraito e ormai la mia pazienza è andata a farsi benedire.

«Okay, è una scopata, ma tra tutte le ragazze che c’erano, proprio Hanna?»

«Ma che cazzo… ma che problemi avete? Non l’ho pianificato e lei poteva anche dirmi di no invece di portarmi nella macchina della sua amica per farsi scopare e ti assicuro che le è piaciuto.»

«E se fosse stata Jennifer?» mi domanda a bruciapelo.

«Cosa c’entra Jennifer ora?»

«Se Jennifer fosse venuta a letto con te, se ti avesse fatto credere che poteva esserci qualcosa tra di voi e poi se ne fosse andata via come se non fosse successo nulla, come ti saresti sentito tu?»

«Non capisco il collegamento e poi anche voi vi siete fatti fare un pompino da lei, eppure nessuno ha detto nulla.»

«Era una cazzata.»

«Cosa?».

«Hanna prova qualcosa per te e ci ha chiesto di farti ingelosire in qualche modo e così ci siamo inventati la storia dei pompini, ma non ha mai fatto niente del genere.»

«Beh, l’avete fatta passare per una un po’ troppo facile ai miei occhi, non vedo come poteva darmi fastidio.»

«È stata la prima cosa che ci è venuta in mente» ammette.

«E poi ve la prendete con me per averci fatto una scopata quando voi l’avete fatta passare per una poco di buono!»

«Comunque, lei ti vuole e credevamo che tu l’avessi capito!»

«Mi spieghi come facevo a capirlo?»

«Dal pompino!» esclama come se fosse davvero ovvio.

Rido nervoso e mi passo una mano tra i capelli.

«Voi non state bene».

«Potevi essere un po’ più gentile con lei, sei scappato via come un ladro, Ben, non è da te.»

Annuisco, in effetti qui ha ragione.

«Pensavo a Jennifer. Sono uscito dalla discoteca per levarmi dalla mente l’immagine di lei che baciava quel coglione. Hanna è spuntata dietro alle mie spalle e Jennifer era nella mia mente. Non so cosa mi sia preso, l’ho baciata e lei è stata al gioco, poi il resto lo sai» sospiro, esausto di dovermi giustificare per una cosa così.

«L’amore è un casino, per fortuna che a me queste disgrazie non capitano!» Mi fa l’occhiolino e ride.

Rido anch’io e la tensione di poco fa sembra essere svanita.

«Comunque…» John mi guarda mentre parcheggia davanti al vialetto di casa mia. «Posso darti un consiglio?» domanda mentre spegne il motore.

Annuisco e lo ascolto.

«Lo so che te lo ripetiamo fino alla nausea, ma guardati intorno, se Jennifer non capisce quanto ci tieni a lei, allora lascia perdere. Oppure vai a parlarci una volta per tutte e vedi come va.»

«È la mia ossessione» sussurro e abbasso lo sguardo.

È la mia ossessione da sempre e lei non si è mai accorta di niente o ha fatto finta.

Tutti i complimenti che le ho fatto, tutte le volte che mi ha beccato a guardarla, tutte le volte che l’ho lasciata passare per prima quando entrambi stavamo entrando nello stesso locale, tutti i sorrisi che le ho rivolto…

Non l’ha mai capito.

«Lo so, lo sappiamo tutti.»

«Tranne lei.» Sospiro forte e poso la testa sul sedile poi scendo dall’auto e saluto John che mette in moto e parte non appena chiudo lo sportello.

Mi sento uno stupido. Mi sento un idiota. Forse lo sono, perché non riesco a levarmi dalla mente l’immagine di Jennifer che bacia un altro.

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