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Fantastico.
Ovviamente Sarah riesce ad agganciarsi a qualche tipo muscoloso e sparisce con lui sulla pista da ballo.
— Torno subito — biascica. — Subito, okay Lizzy, resta lì.
Mi appoggio al bancone dove mi ha lasciata, posando il bicchiere vuoto. La testa mi gira e tutto mi sembra un po’ ovattato. Decisamente ubriaca. Merda. Un tipo si offre di offrirmi da bere, ma onestamente somiglia fin troppo a Jay. Mento e gli dico che sto aspettando il moi ragazzo, indicando vagamente in direzione del bagno.
Ed è allora che lo vedo.
È seduto a uno dei pochi tavolini alti e rotondi del locale, con il mento poggiato sul pugno. Sembra che qualcuno l’abbia prelevato da una biblioteca e piazzato in un bar. Ha i capelli biondo scuro spettinati, un fisico snello e zigomi affilati come lame. Accidenti. Un paio di occhiali sottili e argentati sul naso, e sta… davvero leggendo un libro ?
In un bar ?
L’alcol mi dà coraggio, e con un respiro profondo mi avvicino.
— Ciao — dico, cercando di sembrare disinvolta e sicura.
Lui alza lo sguardo verso di me, sorpreso, come se si fosse dimenticato di essere in un luogo pubblico.
— Ciao — dice, con un accenno di sorriso sulle labbra perfette. Oh Dio. L’alcol mi rende anche arrapata.
— Stai davvero leggendo il Marchese de Sade ? — dico, indicando il libro tra le sue mani, La filosofia nel boudoir.
Lui ride, guardando il libro con un po’ di imbarazzo.
— Eh, sì… — scrolla le spalle. — Le lezioni iniziano domani. Devo studiare. Lo conosci, de Sade ?
— Ho letto qualche suo racconto breve — rispondo. — È uno davvero fuori di testa.
Questo lo fa ridere. Mi piace come gli brillano gli occhi quando lo fa. Annuendo, è d’accordo.
— Sì, non riesco ancora a finire Le 120 giornate di Sodoma. Troppo disturbante. Però la filosofia libertina, in generale, la trovo interessante…
— Ehi, ragazzaaaa !
Sarah mi si avvinghia addosso, abbracciandomi troppo forte. Wow, è completamente ubriaca. Ha ancora con sé il tipo muscoloso. Indica lui.
— Questo è Rich, comunque. Oooh, e ciao, chi è questo ?
— Kahlan — dice lui, porgendole la mano. Lei sembra confusa, quindi lui ripete il nome più forte. Non credo serva a molto, perché per tutta la sera lei lo chiama Caitlyn.
— Dai, ci servono altri drink — dice, tirandomi mentre il suo uomo si fa largo al bancone.
Io davvero non credo di aver bisogno di un altro drink. Lei decisamente no. Guardo Kahlan con aria un po’ disperata.
— Vuoi da bere ? — chiedo.
Si alza, infilando il libro sotto il braccio.
— Non dovrei essere io a offrirlo a te ? Offro io.
Sarah sta trangugiando una roba rosa con una ciliegina. L’energumeno le chiede se sa fare un nodo con la lingua al gambo della ciliegia. Ora che Kahlan è in piedi, mi rendo conto di quanto sia alto. Non è muscoloso, ma è ben fatto, snello e slanciato. Tipo un pianista, o un pittore, o qualcosa di romantico del genere. Dio. Non ho davvero bisogno di un altro drink.
— Prendo un Old Fashioned — dice Kahlan, poi si gira verso di me. — Tu cosa prendi ?
— Oh, lo stesso.
Sto biascicando. Dannazione. Lui aggrotta le sopracciglia.
— Sei sicura ?
Non lo sono. Ma dico di sì.
La mia capacità di formare ricordi a breve termine per il resto della serata è pessima. Ricordo un sacco di canzoni anni ’80. Ricordo di aver scoperto che l’Old Fashioned ha un sapore terribile, quindi Kahlan finisce il moi. Ho un vago ricordo di me che ballo stretta a lui su Pour Some Sugar On Me dei Def Leppard.
Poi siamo sul marciapiede. Ho i tacchi in mano perché i piedi mi fanno un male cane e sto dicendo a Kahlan che posso tornare a casa a piedi, sono solo due isolati. Sarah ha preso un Uber con il tipo, ma non importa perché conosco questa città come le mie tasche e posso camminare due isolati all’una di notte senza problemi.
Kahlan chiama un Uber.
— Non ti lascio di vista — dice, aiutandomi a entrare in macchina senza sbattere la testa.
— Bene, neanche io ti lascio di vista — dico. Non sono davvero sicura di quanto sto parlando forte. Kahlan ha quel sorrisetto divertito, ma sento comunque il bisogno di scusarmi. Singhiozzo. — Scusa. Scusa, Kahlan.
Lui sembra sinceramente preoccupato.
— Perché ?
Mi piego in avanti sul sedile. Considero l’idea di vomitare ma decido che non è il caso.
— Sono solo così ubriaca — mormoro.
Lo sento ridere. Questo mi rende felice.
— Lo so. Non ti preoccupare.
Quando arriviamo al moi appartamento, so esattamente cosa voglio.
— Vieni su, vero ? — dico, mentre la macchina si ferma.
Lui scuote la testa, deciso.
— Non è una buona idea — dice, ma sembra che se ne penti subito. — Sei troppo ubriaca.
Faccio il broncio e lo spingo leggermente.
— Non lo sono. Dai. Vieni su. Almeno devi assicurarti che arrivi a casa sana e salva, no ?
Kahlan esita un momento. I suoi occhi – scuri, color cioccolato – diventano improvvisamente seri mentre incrociano i miei. Quasi… inquietanti.
— Se salgo — dice lentamente — non dormirai molto.
Sorrido come una bambina in un negozio di caramelle. Gli prendo la mano e lo tiro giù dall’auto con me.
— Allora vieni. Dormire è sopravvalutato.
Mi ero dimenticata di quanto fosse un disastro il moi appartamento. Spero davvero che Kahlan non lo noti. Fortunatamente, nota Charles invece, il moi gatto bianco e soffice, e si ferma a fargli le coccole sotto il mento. È bello e ama i gatti ? Maledizione.
— Sei sicura di questo ? — dice, quando riesco a portarlo fino al salotto e poi devo sedermi sul divano. — Sei davvero ubriaca.
Continua a ripeterlo. Fastidioso.
— Anche tu sei ubriaco — rispondo.
Gli ho già slacciato la cintura e l’ho sfilata dai passanti. La piego e la schiocco per gioco, minacciando per finta.
— Sei stato un cattivo ragazzo ?
