02
CAPITOLO 02
Vengo svegliata dal forte rumore della porta della prigione che si apre e dai passi pesanti che si avvicinano. Emesso un gemito e mi giro, tirando la coperta consumata sopra la testa. Sospirando, apro un occhio e sibilo per la luce intensa che filtra dalla piccola finestra.
— Svegliati, bella, oggi è un gran giorno — sento una voce arrogante, il tintinnio delle chiavi, e mi giro. Lascio un altro gemito e mi strofino gli occhi. Alzo lo sguardo e vedo una guardia che mi guarda dall’alto, vestita di nero, l’uniforme tipica di quello che ho visto finora. Ha i capelli castani corti e gli occhi neri come la pece, che brillano con malizia. Le braccia incrociate sul suo petto muscoloso, mi fissa con aria scontrosa.
— Alzati. Subito. — ordina. Rollo gli occhi e mi alzo in piedi.
— Fai attenzione al tono, principessa — i suoi occhi scorrono su di me, senza vergogna, e mi sento a disagio. Cerco di coprirmi con le braccia. Guardo in basso e lo sento avvicinarsi, fermandosi proprio davanti a me. Mi afferra il mento con forza e mi costringe a guardarlo in faccia. Cerco di tirare indietro la testa, ma stringe di più la presa. Gemito quando le sue unghie affondano nella mia pelle e sento le lacrime agli occhi. Prima che me ne accorga, la sua mano si alza e mi schiaffeggia violentemente. La mia testa viene sbattuta di lato, il rumore precede il dolore. Mi mordicchio il labbro, consapevole che sul moi viso c’è già un segno rosso. Mi costringe a guardarlo di nuovo, un sorriso compiaciuto sulle labbra, mentre mi spinge contro il muro della mia cella. Le sue labbra si abbattano sulle mie con violenza e cerco di allontanarmi, ma lui non mi lascia. La sua mano si poggia sui miei fianchi e mi stringe la vita. Le sue labbra si staccano dalle mie, scivolando sul moi collo. Le lacrime scivolano liberamente lungo il moi viso mentre cerco di divincolarmi, ma mi fermo quando sento un ringhio basso. Le sue mani salgono lungo i miei fianchi e sfiorano la parte inferiore del moi reggiseno. Le sue labbra tornano sulle mie, mentre la sua mano fredda scivola sotto il moi reggiseno e afferra il moi seno. Mi stringe con forza, facendomi emettere un gemito, dandomi così pieno accesso alla bocca. Lui approfitta subito e si allontana bruscamente, sorridendo come un maniaco.
Le lacrime continuano a scendere mentre scivolo con la schiena lungo il muro, fino a sedermi sul pavimento. Si china su di me e mi fissa, quindi mi mette un paio di manette strette al polso. Alzo lo sguardo e vedo che sono attaccate al muro da una catena spessa. La guardia se n’è andata, lasciandomi sola, con la testa abbassata. Mi sento così sola, non sento la mia lupo da circa una settimana, da quando la violenza e la fame sono diventate insopportabili per lei. Spero che tutto questo finisca presto, quando improvvisamente la guardia ritorna. Con quel sorriso smagliante sulla bocca, fa rotolare una bottiglia d’acqua verso di me e spinge un piccolo piatto di cibo vicino a me.
— Mangia, dolcezza. L’Alfa è tornato, tra poco arriverà. Chissà, questa potrebbe essere l’ultima tua cena — dice, divertito. Apro subito la bottiglia d’acqua e la bevo in un sorso. Guardo il cibo nel piatto e un brivido mi percorre la schiena. Assomiglia a una pappa, ma la consistenza è strana. È grumosa e di colore grigio. Con riluttanza porto un cucchiaio alla bocca, ma non riesco a mangiare altro che quello. Le lacrime calde e arrabbiate scorrono sul moi viso. Sono frustrata perché il moi stomaco non riesce a tollerare nemmeno il primo cibo che mi viene dato dopo tre giorni. Mi sento un po’ meglio dopo aver bevuto l’acqua, è la prima volta che mi reidrato tutta la settimana.
La guardia se n’è andata di nuovo e io continuo a guardare il pavimento. Un momento… l’Alfa è tornato. OH MOI DIO, L’ALFA È TORNATO. Oggi deciderà il moi destino. La mia mente torna alla schiena e agli eventi dell’ultima ora, e sospirando, non so quanto altro potrò sopportare.
Sento il rumore tipico della porta della prigione che scricchiola e tanti passi. Sono rumorosi e chiassosi, mi fanno male alle orecchie sensibili, che si sono ormai abituate al silenzio grigio della prigione. I loro passi rimbombano sul cemento. Continuo a guardare il pavimento e mi irrigidisco quando si avvicinano.
— C’è una nuova ribelle, Alfa. È arrivata subito dopo che te ne sei andato. Una bella ragazzina, tra l’altro. Tutti noi ci siamo fatti un po’ di divertimento con lei, se capisci cosa intendo. Chissà, magari anche tu ti diverti un po’. Eccola qui — sento dire dalla guardia.
— Grazie, Logan — dice una voce profonda. La porta della mia cella si apre con un tonfo e lui fa qualche passo, fermandosi subito. Gli altri uomini entrano dietro di lui e sento la porta chiudersi di nuovo.
Sento il suo sguardo su di me e un brivido mi percorre. Cerco di rimpicciolirmi, abbracciandomi le ginocchia al petto e iniziando a dondolarmi. Gli altri uomini chiacchierano a bassa voce, ma si fermano tutti quando sentiamo un ringhio forte.
— È MIA ! — ruggisce lui e io mi irrigidisco, cercando di allontanarmi da lui.
— Cos’è successo a lei ? — urla, e io sento la paura crescere nel moi petto.
