

01
**CAPITOLO 01**
« Corri ! Tesoro, ho bisogno che tu sia una brava ragazza e che mi ascolti, va bene ? » mi guarda con occhi imploranti, « Devi andare ! Ora ! Corri !! Ho bisogno che tu corra, Alexia ! »
« Papà, no, non posso semplicemente lasciarti qui ! » singhiozzo.
« Mi dispiace, tesoro, ma devi andare. È l’unico modo, » sussurra, « Devi metterti in salvo. Loro ti vogliono, e ho giurato che avrei fatto tutto il possibile per proteggerti. »
« Posso restare ! Posso combattere ! Posso aiutare ! Ti prego ! Papà, non ti lascerò ! » piango.
« Alexia, non c’è tempo ! Devi ascoltarmi ! Per noi è troppo tardi, ma tu puoi ancora scappare. Possiamo fermarli per ora, ma non ancora per molto. Corri il più lontano possibile, non fermarti fino a che non sei almeno fuori dallo stato. Ti prego, principessa, fallo per me, » dice, con le lacrime che non riesce a trattenere.
« Papà, no, ti prego, no, non… »
« Ti voglio tanto bene, Alexia. Ricordalo sempre, tua madre ed io ti amiamo tanto, tanto. Un giorno capirai. Saremo di nuovo insieme un giorno. Ti prego, ti prego corri. Ti voglio bene, » dice, premendomi un bacio sulla fronte, « Vai. »
Guardai moi padre girarsi e correre fuori dalla porta nella battaglia che si stava svolgendo sotto di noi. Lo vidi trasformarsi nel suo enorme lupo nero come l’inchiostro e iniziare a abbattere lupi uno dopo l’altro. Gli strappava la gola a qualsiasi lupo nemico, che crollava immediatamente, privo di vita, a terra. Mi guardò dalla finestra con occhi pieni di dolore, prima di scattare verso un altro nemico.
Mi voltai dalla finestra e afferrai rapidamente uno zaino, mettendo dentro alcuni cambi di vestiti, dei soldi, il moi telefono e dell’acqua, e lo chiusi in fretta. Mi precipitai giù per le scale, nel salotto, e mi fermai in stato di shock davanti alla scena che avevo davanti. Mia madre, moi fratello e mia sorella, tutti distesi in una pozza di sangue, gli occhi aperti ma senza vita. Trattenni a stento il conato di vomito che mi saliva in gola e corsi via più velocemente che potevo. Non mi preoccupai nemmeno di mettere le scarpe, ma corsi veloce fuori dalla porta laterale della casa, verso il bosco, lo zaino che rimbalzava mentre i miei piedi colpivano il terreno freddo della foresta.
Corsi e corsi, ma non passò troppo tempo prima che la sentissi. Un ululato lungo, forte e doloroso che mi fermò di colpo. Poi, improvvisamente, si interruppe. Era stato moi padre che accettava la sua sconfitta, così come la sua morte. Il silenzio, un segno inequivocabile, che l’ultimo membro della mia famiglia era morto.
« NO ! Papà, no, ti prego ! NO ! NO ! PAPÀ ! » urlai e soffocai in un singhiozzo. Rimasi per un momento, cercando di prendere coscienza di ciò che mi circondava. Non più di sei ore prima, la mia vita era completamente normale. E in quel breve lasso di tempo, la mia vita era stata capovolta e distrutta. Guardai intorno al bosco in cui ero cresciuta, cercando di memorizzarlo. Non sapevo quando — o se — avrei mai rivisto questi boschi.
Ancora singhiozzando, corsi, corsi senza sosta fino a sentire loro che mi inseguivano. I loro ululati riecheggiavano nell’aria. I loro passi pesanti battevano contro la terra compatta. Più vicini, sempre più vicini, fino a…
Mi svegliai di colpo, ansimante e tremante. Il sudore mi copriva il corpo e cercavo di calmare il respiro. Mi sedetti, guardandomi intorno e notando l’ambiente familiare. Ero distesa in niente altro che un reggiseno sportivo nero e pantaloncini neri, su un materasso lercio e vecchio, in una piccola cella. Le pareti erano di blocchi di cemento grigio scuro, il pavimento e il soffitto erano di cemento. Guardando dalla piccola finestra, vedevo che era ancora notte, mentre la luna proiettava ombre inquietanti con le sbarre della mia cella. Non sapevo da quanto tempo fossi lì, credo due mesi e mezzo, ma non ne ero sicura.
Cercai di ricordare il moi incubo. Il moi incubo. Sembrava non finire mai. Lo stesso sogno, ancora e ancora. Avevo corso per due giorni, una randagia, prima che mi trovassero. Mi avevano trascinato qui. Fino al ritorno dell’Alfa, che era via per degli affari di branco, dissero. E poi avrebbe deciso del moi destino. Onestamente, speravo fosse la morte. Non avevo più nulla per cui vivere. La mia famiglia era morta, il moi branco distrutto, volevo solo che finisse.
Mi girai e cercai di riaddormentarmi. Calmai il respiro e svuotai la mente. Presto, il sonno senza sogni mi reclamò.

