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**06**
— Sì, spaccagli quella faccia orribile ! — esulta Peter.
— Beh, che imbarazzo ! — Tra la rabbia, lancio un’occhiata alla mia preziosa compagna e mi arrabbio ancora di più. I maschi del moi branco fissano il suo corpo e mi costringono a smettere di picchiare suo fratello per concentrarmi su di lei.
*Giratevi immediatamente, porci arrapati. È la mia compagna,* urlo attraverso il collegamento mentale, completamente possessivo. Rimangono scioccati dalla mia dichiarazione, ma comunque si voltano verso il muro. Quando torno in me, mi rendo conto che quel bastardo è scappato.
*Cody, prendi qualcuno con te e inseguite quel bastardo,* ordino attraverso il collegamento mentale. È molto più comodo di un messaggio.
*Sì, Alpha,* risponde lui e corre via insieme ad altri uomini.
Mi avvicino alla mia compagna e le avvolgo le braccia intorno alla vita. Averla tra le braccia mi sembra così naturale, reale, giusto.
*La nostra bellissima compagna è finalmente qui,* sospira Peter con gioia, e annuisco, d’accordo con lui.
Lei alza la testa e mi guarda con quei suoi meravigliosi occhi grigi.
— Mia ! — ringhio, lanciando un avvertimento agli uomini non ancora accoppiati. Quelli già accoppiati non sono qui, visto che vivono nelle loro case vicino alla mia. Mi piaceva passare il tempo nella casa del branco perché non avevo ancora una compagna, ma ora sono entusiasta di trasferirmi definitivamente nella mia casa con lei, la mia compagna tanto attesa.
— No, non credo proprio. — Cerca di divincolarsi dalla mia presa. Ma non posso fare a meno di stringerla ancora di più. Non la lascerò andare. La proteggerò, l’amerò, la custodirò.
Sorrido.
— Sei mia, — ripeto e guardo gli altri uomini. — Tornate tutti nelle vostre stanze e non osate più guardarla, — ordino, e loro chinano il capo in segno di rispetto, poi si allontanano.
— Sono tua ? Come sarebbe ? — chiede lei, confusa e sbalordita. È chiaramente umana, ma non m’importa. Ho bisogno di lei nella mia vita. La voglio al moi fianco. La guardo negli occhi e vedo ancora la paura. Qualsiasi cosa le abbia fatto suo fratello, lui pagherà per questo.
— Come ti chiami, bellissima ? — chiedo con un sorriso.
*È inquietante chiamarla bellissima ?* chiedo a Peter.
*L’hai chiamata “mia”… direi che è già abbastanza inquietante,* ribatte lui, e ha ragione.
— Stella. — Bellissimo nome.
— Io sono Julian Woods. — Lo so fin dal primo momento che l’ho vista : lei sarà tutto per me.
**Stella**
Sono seduta su un letto king size in una grande camera, dieci volte più grande della mia vecchia stanza. Julian mi ha detto di aspettarlo, poi è uscito e non è ancora tornato. Mi farà del male, come Raymond ? Non riesco a fidarmi degli uomini. Non sono tutti uguali, lo so, ma… e se invece lo fossero ?
Mi ha salvata dal moi aguzzino, ma non riesco a non sentirmi in trappola, e questo contrasta con ciò che ho provato quando ero tra le braccia di Julian. Mi trovo in una casa piena di uomini. Potrebbero essere come Raymond, per quanto ne so. All’inizio era gentile, ma poi si è rivelato un lupo crudele, violento, che approfittava dei più deboli. Secondo me, stanno solo aspettando il momento giusto per picchiarmi. Vogliono prima conquistare la mia fiducia.
Non posso abbassare la guardia. Non lo farò.
I miei pensieri vengono interrotti dal bussare di Julian alla porta. Non ne avrebbe bisogno. È casa sua. Ed è proprio questo il punto : vuole la mia fiducia per poi approfittarsene.
— Stella, posso entrare ? — chiede con un tono gentile e pacato. Eppure, nonostante tutte le emozioni contrastanti e gli allarmi dentro di me, sento di appartenere a questo posto, ed è davvero strano.
— Sì, — rispondo. Ora che ci penso… perché Julian mi ha chiamata sua ? È questo il suo modo di flirtare ?
Entra tenendo in mano un vassoio pieno di ogni tipo di cibo. L’odore è delizioso. È così invitante che il moi stomaco reclama qualcosa. Sono passati giorni dall’ultima volta che ho mangiato. Il moi alito dev’essere terribile. L’ha sentito ?
— Ecco qui, — mi porge il vassoio, e io lo fisso.
Perché mi dà del cibo ? Non me lo merito.
— Perché ? — mi sento chiedere, confusa dal suo gesto.
— Perché cosa ? — risponde con un’espressione interrogativa, e io indico il cibo.
— Perché ne hai bisogno, e sei troppo magra. Devi mangiare per stare meglio, Stella, — spiega con un sorriso sincero che non ho mai visto su nessuno, a parte Skye. Non posso rifiutare, soprattutto ora che il moi stomaco decide di brontolare proprio nel momento giusto.
Annuisco, imbarazzata e impotente.
— Grazie.
— Figurati. A proposito, ho cercato dei vestiti per te, ma non ho trovato nulla della tua taglia. Sei troppo minuta, e qui non ci sono abiti femminili. Ti dispiace indossare una mia maglietta ? È grande e ti coprirà, — chiede guardando il pavimento con un leggero rossore sulle guance. È dolce e gentile.
— Non mi dispiace. Grazie, Julian, — rispondo, e lui mi regala quel suo sorriso da un milione di dollari che fa risaltare la sua fossetta ancora di più. Ma non fidarti ancora, Stella.
— Perfetto, adesso mangia mentre io preparo la doccia ; ti aiuterà a rilassarti. — Scuoto leggermente la testa.
— Oh no, non devi farlo. Mangio questo e poi me ne vado. — Appena pronuncio quelle parole, si muove così velocemente che non riesco nemmeno a capire come abbia fatto a trovarsi così vicino a me in un attimo.
Lo guardo nei suoi affascinanti occhi color miele e riconosco il dolore e la tristezza di chi ha perso qualcosa o qualcuno, e mi dà fastidio sapere di esserne la causa.
— Non devi andartene. Puoi restare qui quanto vuoi. Puoi restare anche per sempre, non voglio sembrare inquietante o altro, — dice, sollevando una mano.
