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**07**
Per un attimo, penso che mi stia per colpire, quindi mi ritraggo e chiudo gli occhi, aspettando che il colpo mi arrivi in faccia. Ma non arriva mai.
Stella, puoi aprire gli occhi ? — mi chiede con calma.
Li apro lentamente e vedo il suo cipiglio, e mi uccide vederlo in quello stato. Perché ? Non l’ho mai incontrato prima, eppure perché mi sento così legata a lui ?
Alza le sopracciglia verso di me.
Pensavi che ti avrei colpita ?
Annuisco, un po’ impaurita dalla sua reazione.
Sì…
Non ha senso nasconderlo. Ha già conosciuto Raymond.
Mi mette le mani su entrambe le spalle e sospira.
Stella, non ti stavo per colpire, non ti colpirei mai, e non ti colpirò mai ! Non ci pensare nemmeno. Non alzerò mai le mani su di te in modo violento. Preferirei morire, piuttosto che farlo — dice sinceramente. — Ma devo sapere perché ti sei ritratta. È stato tuo fratello la causa delle tue paranoie ?
Sento come se una freccia mi attraversasse il cuore fragile, stanco e spento. Rimango in silenzio, senza sapere cosa dire. Non ho mai condiviso i miei terrori con nessuno.
Stella.
Julian mi prende le mani e le stringe delicatamente.
Puoi dirmelo. Ti ascolto e non ti giudico.
Lo guardo, esitante e spaventata.
Ma lui mi verrà a cercare ! — balbetto con paura, ricordando tutti gli abusi fisici, verbali ed emotivi subiti in tutti questi anni.
No, non lo farà. Non permetterò che ti tocchi o che ti si avvicini. Raccontami tutto dopo che avrai fatto la doccia, va bene ? — sussurra, e io annuisco.
Cosa c’è che non va in me ? È come se non riuscissi a resistergli !
Salto nella vasca da bagno dopo mezz’ora passata a discutere con me stessa se dovessi ascoltarlo o scappare. Ascolto il moi cuore per la prima volta da tanto tempo, e ne sono felice. Mi mancava questa sensazione : il calore e il rilassamento del corpo.
Non facevo una doccia così lunga da anni. Il massimo che mi era concesso era tre minuti, e non sto esagerando. Raymond stava davanti alla porta del bagno e contava tre minuti esatti. Quando il tempo passava, spegneva le luci e mi faceva cambiare al buio, in un bagno vecchio, freddo e spaventoso.
Mi riporta alla realtà un bussare alla porta.
Stella, stai bene lì dentro ? — La voce preoccupata di Julian mi risuona nelle orecchie.
Mi alzo subito, prendo l’asciugamano e lo avvolgo attorno al moi corpo piccolo e pieno di lividi.
Sì, da quanto tempo sono qui dentro ? — chiedo, cercando i vestiti che dovrei indossare.
Da un’ora, e i tuoi vestiti sono sul letto. Ti lascio sola per cambiarti — risponde Julian, e sorrido. È un vero gentiluomo.
Grazie — dico mentre apro lentamente la porta del bagno e mi assicuro che non ci sia nessuno nella stanza. Do un’occhiata veloce e vedo i vestiti sul letto.
Prendo i boxer nuovi e li tiro fin sopra i fianchi, sono un po’ larghi, quindi li lego. Prendo la maglietta e sto per indossarla quando la porta si apre. Mi blocco, di spalle.
Oh, moi Dio ! Scusami tantissimo, Stella. Pensavo avessi finito e stavo cercando il moi telefono, em, uh, scusa ! — si scusa Julian, e io sospiro.
Va bene, ma puoi, ehm, uscire finché… finché non mi metto la maglietta, per favore ? — chiedo nel modo più educato possibile. Non voglio sembrare arrogante a casa sua.
Cer— aspetta… che cos’è quello, Stella ?
Appena lo chiede, sento la sua mano sulla mia schiena nuda, e grido. Non oso voltarmi, così il moi petto non viene esposto ai suoi occhi. Sono praticamente nuda dalla vita in su.
Cosa ? — vado nel panico, spostandomi un po’.
Le cicatrici — afferma con tono fermo, e io sospiro, piena di dolore. Davvero, non ha più senso nasconderglielo.
Te lo dirò, ma lasciami prima mettere qualcosa addosso — lo imploro, e lui esce dalla stanza senza dire altro.
Indosso la maglietta, che mi arriva a metà coscia, quindi i boxer non si vedono nemmeno. Sistemo un po’ i capelli per non sembrare un nido d’uccello.
Quando ho finito e mi sento presentabile, apro la porta per chiamare Julian e dirgli che può entrare, ma lo trovo lì davanti a me, che aspetta impaziente.
Possiamo parlare adesso ? — chiede, e io annuisco leggermente e lo faccio entrare nella sua stanza. Ci sediamo sul letto, uno di fronte all’altra.
**Stella**
Tutto è cominciato otto anni fa — dico, e guardo Julian. Mi sento liberata nel pronunciare quelle parole.
Raymond non è qui a picchiarmi se parlo con qualcuno. E poi, Julian sembra gentile finora. Anche se gli racconto del moi passato difficile, non può fare altro che ascoltare.
Perché dovrebbe fare qualcosa per me ? Sono solo una diciottenne abusata. Non c’è niente di speciale in me.
È difficile da credere adesso, ma eravamo una famiglia felice. Era letteralmente tutto perfetto, finché una notte è cambiato tutto, per me e Raymond. I miei genitori erano in vacanza in Brasile. Ci mandavano foto e video dicendo che gli mancavamo, e sembravano felici.
Mi fermo per un secondo, cercando di trattenere le lacrime, poi continuo.
Non potevamo andare con loro perché io soffrivo di acrofobia. Avevo paura dell’altezza, e Raymond aveva del lavoro e delle consegne da fare. Quando il loro viaggio è finito, sono saliti sull’aereo. Ma, come ci è stato detto, l’aereo è stato dirottato da dei terroristi che volevano un riscatto e la liberazione di uno dei loro amici dal carcere federale.
Dopo ore di negoziati con il governo, si sono infuriati e hanno iniziato a sparare ovunque dentro l’aereo. Dato che i finestrini non erano antiproiettile, un colpo ne ha frantumato uno, e questo ha causato molti danni a causa della pressione dell’aria. Il pilota ha perso il controllo dell’aereo, che è precipitato. Si è schiantato a Fernando de Noronha. Sono passate ore, e la guardia costiera ha trovato l’aereo. Hanno scoperto che solo diciassette passeggeri su duecento erano sopravvissuti…
I miei genitori non erano tra loro.
