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05

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L’attrazione che provo per quest’uomo è innaturale, eppure desidero che mi attiri a sé e catturi tutti i miei sensi. Dovrei avere paura di queste emozioni impreviste verso uno sconosciuto completo, ma non ne ho.

Sono rotta oltre ogni possibilità di riparazione ?

— Mia — ringhia, questa sola parola, mentre i suoi occhi si scuriscono, e penso di essermi immaginata tutto. Il suo ringhio disumano mi riporta alla realtà, dove mi trovo nella stessa stanza con altri uomini che ho appena conosciuto.

La parola che ha pronunciato si registra nella mia mente e mi giro per affrontarlo.

— No, non credo… — rispondo a mezza voce, perdendomi di nuovo nei suoi occhi. Stringe di più la presa su di me, ma non è dolorosa. È sicura.

Sono grata di essere stata salvata. Tuttavia, non voglio essere di nuovo un uccellino in gabbia. Non sono pronta a tornare a essere la ragazza indifesa proprio ora che sono riuscita a liberarmi. Non percepisco minacce o pericoli da nessuno di loro, ma so che qualcosa non va.

Nessun essere umano potrebbe sentirsi a casa in un posto appena entrato, eppure io mi contraddico. Cosa non va nel moi cervello ?

È più forte di me, quindi smetto di cercare di liberarmi dalla sua stretta. Sorride di nuovo, e ne rimango incantata.

— Sei mia — ripete, e lancia un’occhiata dura agli uomini che ci stanno fissando con ammirazione, oserei dire.

— Tornate tutti nelle vostre stanze, e non osate più guardarla — ordina.

Ciò che mi sorprende di più è che abbassano la testa senza alcuna esitazione e se ne vanno in silenzio. Quest’uomo emana autorità, persino io mi irrigidisco.

Sono confusa e non so cosa dire, tranne porre la domanda che mi tormenta.

— Sono tua ? Come mai ? — alzo le sopracciglia, perplessa. Non è normale che un rapporto cominci così. È il suo modo di flirtare con me ?

Questo pensiero mi eccita, eppure sono confusa dalla mia stessa confusione. Per quanto ne so, tutti gli uomini sono come Raymond. Non mi fido di nessuno tranne che di me stessa. A volte, persino di me stessa dubito. Sono un treno pieno di emozioni distrutte, e ho bisogno di risposte. Il moi aguzzino è scomparso, e sono rimasta sola con quest’uomo così strano.

— Come ti chiami, bellissima ? — mi chiede.

Per quanto possa sembrare banale, sento le farfalle nello stomaco a quelle parole. Sembrano sincere.

— Stella — il moi nome mi sfugge prima ancora di potermi fermare, e il suo sorriso si illumina ancora di più.

— Io sono Julian Woods — si presenta.

Annuisco, non sapendo cos’altro fare.

Julian

Io e gli altri uomini del branco non accoppiati guardiamo l’ultima partita di football della stagione, e stiamo vincendo. Tutti gli urli e le imprecazioni mi seccano la gola, così mi alzo e vado in cucina.

Prendo il moi bicchiere d’acqua e mi siedo sulla sedia.

— Ultimamente è tutto così tranquillo. Speriamo che rimanga così. La scorsa settimana abbiamo combattuto troppi randagi — mi stiro le braccia e mi preparo per farmi una doccia. Ma una voce angelica mi ferma all’istante.

Il grido d’aiuto si registra nella mia mente e mi scuote dal torpore. Corro verso la porta d’ingresso, sentendomi come se il mondo si fosse fermato e io fossi l’unico a muovermi.

Ancora prima di vederla, sento il profumo dolce di lavanda invadermi le narici. Mi sento subito tranquillo, e capisco subito cosa significa. Ordino ai membri del branco di farsi da parte, e i miei occhi si posano su di lei. È la donna più affascinante che abbia mai visto. Mi toglie il fiato, la sua bellezza incanta l’essenza stessa del moi essere. I suoi capelli neri fanno risaltare i suoi splendidi occhi grigi, che raccontano una storia piena di emozioni contrastanti. Osservo attentamente i suoi lineamenti e capisco che ancora non ci ha notati.

La nostra compagna perfetta ! urla Peter, il moi lupo, nella mia testa. È incredibilmente bella.

L’abbiamo trovata ! O forse è lei che ha trovato noi ! Sono troppo emozionato.

Mi guardo intorno e noto che i miei uomini la stanno fissando, e questo non mi piace affatto. Indossa pochi vestiti e voglio nasconderla tra le mie braccia, lontano da qualsiasi sguardo. Il moi istinto protettivo si risveglia all’istante.

Sto per toccarla, ma una voce fastidiosa mi ferma.

— Puttana maledetta ! — urla, brandendo una pietra. Cerca di colpirla, ma lo blocco, accecato dalla rabbia. Sto tremando. Lei è la mia compagna, e devo proteggerla. Nessuno ha il diritto di farle del male. Nessuno, mai.

Lo fisso negli occhi.

— Cosa pensi di fare ? — domando, sentendo la rabbia di Peter salire. Sta per perdere il controllo. Quel dannato uomo mi guarda, poi guarda lei, che lo fissa con uno sguardo pieno d’odio.

Non è buono ! È pericoloso ! commenta Peter, e per poco non alzo gli occhi al cielo. Quando è arrabbiato, il vocabolario del moi lupo Alfa va a farsi benedire.

— È mia sorella, la voglio portare a casa — risponde quell’uomo, e io non riesco a trattenere il forte istinto protettivo che provo per lei. È mia. La mia compagna. E io sono il suo compagno. Solo suo.

Nessuno me la porterà via finché respiro.

Lei scoppia in una risata amara e stringe i pugni.

— Sorella ? Penso che ormai questo l’abbiamo chiarito. Casa ? Quale casa ? Non mi hai mai considerata una sorella. Stavi per vendermi, per l’amor del cielo ! Non chiamerò mai quella casa « casa ». Lasciami in pace ! — urla a pieni polmoni, e rimango scioccato dalle sue parole. È davvero un bastardo infame, e non ho alcun problema ad eliminarlo.

— L’hai sentita. Fuori da casa mia ! — ordino, e lo spingo fuori.

Perde completamente il controllo e cerca di colpirmi nel moi salotto, ma lo blocco prima che possa toccarmi e lo butto a terra. Colgo l’occasione e gli do un pugno in faccia, con forza. Il moi istinto mi dice che se lo merita, e non posso negare che provo piacere a prenderlo a calci.

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