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06

NIKOLAI

Alexei bussa alla mia porta dopo circa un’ora.

Nelle sue mani ha il vestito rinchiuso in una busta

"Immagino che tu stavolta abbia obbedito ai miei ordini" gli dico freddamente.

"Sì boss, la ragazza e Valenti sono nel furgone" dice Dimitri.

"Grazie, puoi andare Dimitri."

Lui esce e poi chiude la porta.

"Dimmi perché lo hai fatto Alexei.

Ci conosciamo da anni, non hai mai messo in discussione i miei ordini, figuriamoci disobbedire ad un mio ordine diretto.

Cosa ti ha fatto fare quello che hai fatto?" gli chiedo.

"Te l’ho detto boss, l'asciugamano con il suo sangue sopra. E il fatto che indossasse anche solo quello.

Già i nostri uomini la fissano quando esce, non so cosa avrebbero fatto vedendola così.

Poi anche per Valenti. Temevo la sua reazione.

Credo avrebbe caricato quelle pistole" mi dice.

"La sua famiglia ha fatto del male a tutti noi Alexei.

Prendendo le sue difese rischi di metterti contro noi."

"Perché l’hai trattata così Nikolai? Perché l’hai cacciata senza nemmeno lasciarla rivestire? Sei tu che hai sbagliato. Se io la avessi trovata come te l’ho portata non ti avrei disobbedito" mi risponde.

"Non merita gentilezza né rispetto da noi."

"Le hai tolto la verginità Nikolai e non credo tu sia stato delicato con lei e di questo non te ne do una colpa. Ma di mandarla in giro mezza nuda sì."

Ci penso per un momento.

"Per stavolta passa Alexei. Ma non disobbedirmi mai più."

"Certo boss."

ARIEL

Siamo nuovamente soli nel furgone ed indosso nuovamente la tuta.

"Vuoi parlare di quello che ti hanno fatto?" mi chiede Gennaro.

"Non importa Gennaro. Non voglio farti arrabbiare.

Ormai è successo, non possiamo tornare indietro."

"Davvero Ariel, parlarne potrebbe aiutarti."

Alzo le spalle.

"Immagino tu abbia capito cosa è successo.

Non ho mai pensato al sesso quindi non sapevo cosa aspettarmi.

Non volevo farlo ma poi ha detto che allora mi avrebbe dato ai suoi uomini.

Ha chiamato Dimitri e Ivan.... Ha nominato cinque uomini...

Ho avuto paura e l’ho implorato di farlo lui.

Ha accettato.

Mi ha fatto male e non vorrei rifarlo, ma so che ha il diritto di farlo ancora e ancora.

Poteva andare anche peggio.

Non valgo nulla per lui

Lo ha messo in chiaro più volte.

Ma poteva anche certamente farmi più male.

Credo che a modo suo mi abbia trattata non male."

"Mi spiace di non averti aiutata."

Alzo le spalle.

"Non puoi proteggermi da tutto Gennaro.

E soprattutto non da lui."

"Ariel..."

"Per favore Gennaro, ci conosciamo da anni. So quando ammiri una persona e con lui sei così.

Perché?"

"Perché è un uomo forte che ha avuto un passato difficile ma è riuscito a superarlo..

Ha lottato per arrivare dov’è e si è guadagnato la simpatia e il rispetto di molti.

Anche il mio effettivamente."

Sembra imbarazzato.

"Allora qual è il problema? Perché non vuoi essergli fedele?"

"Sono fedele a te, alla tua famiglia..." inizia Gennaro ma lo fermo.

"Gennaro, la mia famiglia è distrutta e io sono sua, gli appartengo.

Non ti farò certo una colpa per aver cambiato parte."

Lui scuote la testa.

"Non posso Ariel. Se mi ordinasse di farti del male dovrei farlo. Ma non voglio. Non voglio dover farti del male."

Alzo le spalle.

"Alexei è un nemico eppure mi ha aiutata. Forse verrà punito per averlo fatto, ma di certo non ucciso."

"Potrei non riuscire ad obbedirgli" dice Gennaro.

"Non credo Gennaro. Tu lo rispetti."

"L’ho chiamato mostro."

"Sì ma non lo hai nemmeno minacciato con armi cariche.

Tu vuoi fare parte dei suoi.

Quindi accetta."

"Ariel lui ti farà del male.

Devo portarti via da qui..."

"Sai che non puoi farlo.

Il mio destino è questo ora.

Lo accetto. Accetta il tuo.

Poi fare molto con lui. Puoi finalmente avere un boss che ammiri..."

"Non ammiro quello che ha fatto con te" dice tristemente.

Gli sorrido.

"Ti ringrazio Gennaro.

Il mio futuro non esiste più a causa di mio padre, ma tu puoi ancora essere felice.

Lascia che mi facciano quello che devono.

Se a me sta bene lo deve stare anche a te."

NIKOLAI

"E così hai un nuovo ammiratore eh? Quando lo renderai ufficiale?"

Chiudo il portatile e guardo Ivan.

"Gli ho dato fino a domani pomeriggio per decidere cosa fare."

Ivan annuisce.

"Cosa non ti convince?" chiede Ivan.

"Sarebbe più facile ucciderli. Quel Gennaro discuterà sempre quando gli darò un ordine specialmente se riguarda qualcosa da fare a lei."

Ivan alza le spalle.

"Puoi sempre metterlo alla prova."

Sbuffo.

"Non riesce nemmeno ad obbedire ad un semplice ordine.

Gli ho detto di parlare russo ma continuano con l'italiano."

Ivan ride.

"Beh Nikolai purtroppo se vuoi che quell' uomo parli russo devi mandarlo a scuola.

Sembra un marmocchio che ha appena iniziato ad imparare la nostra lingua.

Non lo fanno per sfidarti. Semplicemente lui non conosce la lingua."

"Già, ma ho dato un ordine e non lo sa rispettare."

"Dagli del tempo Nikolai.

Ho l'impressione che la ragazza abbia ragione e che lui sia dalla nostra parte" dice Ivan.

"Dovrebbe decidere in fretta. Più tempo passerà più la gente lo odierà."

Chiacchieriamo per un po’.

Quando sto pensando di andare a dormire sentiamo dei colpi affrettati alla porta.

Ivan apre ed entra Alexei.

"Cosa succede?"

"Degli uomini stanno attaccando il furgone.

Sono venuto qui per capire cosa devo fare."

Apro lo schermo del computer e vedo la ragazza in ginocchio e alcuni dei miei uomini che le danno calci e pugni a turno.

Gennaro è a terra con molte botte sul viso e si tiene la spalla.

"Merda. Forza, con me!" dico ed esco con Alexei e Ivan al seguito.

Vedo Dimitri accanto al furgone.

"Perché non li stai fermando?" chiede Alexei.

"Scherzi vero? Sono in sei.

Dovrei rischiare la mia vita per quei due stronzi?

No, grazie."

ARIEL

Mio padre è davvero il mostro che molti dichiarano fosse?

Gli uomini che sono entrati qui ed hanno iniziato d picchiarmi sono solo dei ragazzini. Il più grande avrà vent’anni, il più piccolo 15.

Prima di iniziare a picchiarmi hanno dichiarato che lo fanno per vendetta.

Dichiarano che mio padre ha distrutto le loro famiglie.

Mentre fisso le foto davanti a me sento una tristezza e provo compassione per queste persone.

Ma non mi sento in colpa. Non ho ucciso io le loro famiglie, né ho chiesto a qualcuno di farlo.

Capisco vogliano vendetta ma non ritengo giusto picchiano me o Gennaro.

Io ero una ragazzina all’epoca e Gennaro non lavorava per mio padre.

Tento di farli ragionare.

"Mi spiace per le vostre famiglie. Ma noi non abbiamo fatto questo, non li abbiamo uccisi" dico.

Il più grande mi prende per i capelli e li tira con forza mentre un ragazzino dai capelli scuri mi colpisce la schiena con un bastone.

"Quel bastardo di tuo padre ha fatto violentare mia sorella prima di farla uccidere. Aveva 15 anni!" Mi dice stringendo più forte i miei capelli.

Mi indica la foto di una bella ragazza dai capelli scuri e sorridente e poi la foto accanto.

"L’ha ridotta così. Non ha avuto rispetto. Perché noi dovremmo averlo con te?" mi chiede.

Guardo l'altra foto.

È un corpo pieno di sangue.

Praticamente irriconoscibile..

Provo dolore per quella vista.

Non immagino che dolore deve aver provato a vedere la sorella ridotta così.

"Mi spiace per lei e per tutti gli altri" dico indicando le altre foto.

"Però non è stata colpa mia.

Non sono stata io a fare questo.

Se picchiarmi vi fa stare meglio fatelo, ma non ho fatto io i crimini per cui mi state punendo."

"Sai Mihail forse dovremmo farle provare quello che ha provato tua sorella..." dice un ragazzo biondo più o meno sulla mia età con un sorriso crudele.

NIKOLAI

Vedo Ariel che sussulta alle parole di Vladimir.

"Quello che volete fare non vi farà stare meglio" dice guardandolo negli occhi.

Vedo che lui sembra indeciso per un attimo ma so che se non li fermerò finiranno per fare quello che hanno minacciato.

Vladimir dà uno schiaffo ad Ariel e lei cade a terra.

"Faremo quello che vogliamo con te stupida puttana" dice.

Capisco la loro ira e la loro sete di vendetta.

Ma non posso lasciarli continuare.

"Cosa succede qui?" chiedo con voce forte.

"Vladimir, Mihail, Roman, Lirin, Maxim, Liev. Sono sorpreso di trovarvi qui.

Non è in compito che vi ho assegnato" dico entrando nel furgone.

Mihail, il più grande si rivolge a me.

"Ci hai promesso vendetta boss ma visto che non ce la hai concessa tu abbiamo deciso di prenderla da soli" dice.

Sorrido.

"E vi sentite meglio ora?" chiedo indicando Ariel ancora a terra e Gennaro che si tiene la spalla ferita.

"No boss" ammette Mihail.

Anche gli altri scuotono la testa

Annuisco.

"E vi assicuro che non vi sentirete bene nemmeno se la volenterete.

Anzi vi sentireste dei mostri.

Dovete essere meglio di chi vi ha fatto soffrire.

La vendetta che vi ho promesso la avete avuta e la avrete.

I corpi di Cian Racovic e del suo vice verranno esposti.

Potrete fare loro quello che volete.

Ma non a loro due'

"Perché?" mi chiede Vladimir.

"Perché lei è una mia proprietà.

Non permetto a nessuno di toccare ciò che è mio senza permesso, Gennaro potrebbe diventare un mio sottoposto."

"Ma..." inizia Mihail ma lo fermo.

"Per il momento passa. Capisco perché avete reagito così. Ma se lo farete di nuovo verrete puniti severamente."

Tutti e sei i ragazzi annuiscono.

"Raccogliete le foto e andate via."

Stanno per muoversi ma Ariel ci sorprende tutti raccogliendo lei stessa le foto.

Ha diviso le foto delle persone a due a due.

Ha messo sopra le foto delle donne o delle famiglie sorridenti.

Sotto quelle dei loro corpi.

Si avvicina ad ognuno dei miei uomini e consegna loro le foto giuste.

Loro sembrano scioccati.

"Mia sorella..." inizia Mihail ma poi si ferma probabilmente non trovando le parole.

"Mi spiace per cose le è accaduto. Non lo meritava. Non posso tornare indietro per cambiare le cose.

Ma spero che potrai ricordarla così. Non come l’hanno ridotta mio padre o i suoi uomini" dice dolcemente.

"Meriteresti la stessa fine" dice Vladimir.

Lei scuote la testa.

"Nessuno meriterebbe quella fine" dice Ariel

"Avete sentito gli ordini del boss... No? Avete le foto.

Andate via" dice Alexei.

La sua voce non ammette repliche.

Gli uomini si allontanano.

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