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07

NIKOLAI

Mi avvicino ad Ariel che si ritrae appena la tocco.

I suoi occhi sono dolci, la sua espansione così innocente.

Eppure non può esserlo. È la figlia di un mostro quindi lo deve essere anche lei.

"Non punirò i miei uomini per quello che hanno fatto.

Hanno il diritto di vendicarsi."

Le dico guardandola negli occhi.

"Grazie per averli fermati, per non avermi fatto violentare da loro" dice.

Ivan mi mette una mano sul braccio.

"Boss... sta' sanguinando" mi dice.

"Anche Gennaro. Credo si sia riaperta la ferita."

Gennaro geme di dolore quando Alexei gli tocca la spalla.

"Per favore, permettimi di sistemare la sua ferita" dice Ariel.

La guardo ancora negli occhi e decido che per oggi ha sofferto abbastanza.

In poche ore ha perso la verginità ed è anche stata picchiata.

Per stavolta va bene così.

"Siediti Ariel, Ivan vai a prendere il kit medico" dico.

"Per favore lascia prima che aiuti Gennaro.

Ti prego Nikolai..."

"No Ariel. Non te lo permetto.

Obbedisci al mio ordine" le dico duramente.

Si siede immediatamente.

Quando Ivan entra consegna a me disinfettante, bende, ago e filo.

"Esci e sveglia gli uomini.

Partiamo fra mezz’ora.

Assicurati di far sapere loro che è a causa della bravata di Vladimir, Mihail e gli altri" dico ad Ivan.

Poi consegno ad Alexei ago, filo e alcune bende.

Ariel mi guarda senza capire.

"Spogliati in modo che posso controllare il tuo corpo."

I suoi occhi sono nuovamente pieni di lacrime.

"Per favore no, sto bene" dice.

"Qual è il vero problema?" le chiedo duramente.

Arrosisce e abbassa la testa.

"Non indosso l'intimo."

"Capisco.

Ti vedrò solo io. Alexei sistemerà la ferita di Gennaro" le dico.

"Davvero? Gli permetterai di aiutare Gennaro?"

Sembra davvero sorpresa.

"Sì" rispondo.

"Perché?"

"Non che ti debba spiegazioni... Ma comunque perché ritengo che per oggi tu abbia sofferto abbastanza."

Abbassa la testa e non risponde.

"Spogliati."

Rabbrividisce al mio ordine ma lentamente obbedisce.

Né Alexei, né Gennaro guardano nella nostra direzione.

Non ha ferite nella parte inferiore, quindi le lascio indossare ì pantaloni.

Ha alcune botte sulla pancia ma non sono gravi.

Nella schiena invece ha alcune ferite che sanguinano.

Le disinfetto e gliele fascio.

Lei non parla. Mi dice solo un timido grazie quando finisco e la lascio vestire.

Le controllo anche il viso.

Ha solo qualche livido.

Anche Alexei finisce in quel momento.

"Grazie per averlo aiutato" dice al mio amico.

Alexei annuisce.

"Quei lividi devono fare male..." dice Alexei guardandola.

"Boss se vuoi abbiamo degli antidolorifici" dice guardando me.

"Non importa, davvero, sto bene. Grazie" dice Ariel.

Non sono convinto delle sue parole ma se non vuole non la obbligherò.

"Approfittate di questo tempo per dormire.

Si vede che ne avete bisogno entrambi.

I miei uomini non vi disturberanno durante il viaggio" dico ai prigionieri.

Entrambi annuiscono e vedo che davvero sono provati.

Io non ho dormito ma non mi sento così stanco.

Prima di uscire li rimprovero per l'utilizzo dell'italiano.

"L’ho già detto. Non lo ripeterò più.

Se volete rimanere assieme parlate russo, oppure vi divideò" dico.

"E’ colpa mia Gortov. Sono negato con le lingue."

"Lo so Valenti. Ma ti applicherai per impararlo" gli rispondo.

Poi io e Alexei usciamo.

Ivan è fuori dal furgone con Dimitri.

"Come stanno?" chiede il mio vice.

"Bene Ivan. Sono ancora vivi."

"Purtroppo' dice Dimitri.

"Dimitri so che odi la sua famiglia.

Lei ora è mia ricordatelo prima di istigare ancora quei ragazzi" gli dico.

"Non so di cosa parli.." mi dice.

"No? Andiamo Dimitri. Sono sei bambini.

Non avrebbero mai fatto una cosa così ardita senza un supporto di qualcuno che dà loro sicurezza."

"Non hai prove" risponde.

"No, infatti e comunque non ti avrei punito.

Ma attento Dimitri. La pazienza non è infinita.

Salite nei vostri furgoni.

Partiamo."

Dimitri sale alla guida del furgone bianco con Alexei accanto a lui.

Io salgo nel mio con Ivan.

ARIEL

"Ci hanno proprio conciati per te feste" dice Gennaro.

"Già" gli rispondo accoccolandomi a lui sotto l'unica coperta che abbiamo.

Gennaro inizia a dormire subito e dopo poco anche io mi addormento.

Mi sveglio che il sole è molto alto nel cielo. Deve essere almeno mezzogiorno.

Infatti dopo poco ci fermiamo e ci arrivano tre panini per pranzo.

Uno viene messo davanti a me, due accanto a Gennaro.

Lui si sveglia ed inizia subito a mangiare.

Ma appena tocco il panino una sostanza scende dalla salvietta e tocca la mia mano.

Lo annuso dall'odore sembra qualcosa con gli arachidi.

Forse burro d’arachidi.

Non dico nulla e aspetto.

Gennaro sta mangiando e non mi sta guardando.

Dopo un minuto il punto in cui era caduta la sostanza si gonfia e ho mani e parte del braccio pieni di bolle rosse fastidiose.

Gennaro vedendo che non mangio mi guarda.

"Cosa c'è Ariel?"

"Non posso mangiarlo Gennaro.

C'è qualcosa in questo panino, credo burro d’arachidi."

Lui osserva le mie mani e poi assaggia il panino.

"Sì, decisamente.

Mi spiace Ariel. I miei non lo avevano ma li ho già mangiati..."

Mi sforzo di sorridere.

"Non importa Gennaro. Mangia pure anche questo" dico e lui lo accetta.

"Dovresti dirlo a Nikolai."

Scuoto la testa.

"Non servirebbe a nulla Gennaro.

Starò più attenta."

"Sì ma è pericoloso Ariel. Lui deve saperlo."

"Non posso Gennaro."

"Ok. La prossima volta aspetto che controlli il cibo. Non puoi continuare a digiunare."

"Grazie Gennaro. Ma sto'' bene, davvero."

Nessuno entra più nel furgone e dopo poco ripariamo.

Il viaggio non è molto lungo stavolta, ci fermiamo prima del solito.

Il sole è ancora alto in cielo.

Di solito ci fermiamo quando è già tramontato.

"Dici che è successo qualcosa?" chiedo a Gennaro.

"No Ariel, credo sia perché siamo partiti prima. Penso abbiano diviso a tappe il viaggio e quindi siamo partiti prima e siamo arrivati prima.

Tutto qui."

Probabilmente Gennaro ha ragione quindi cerco di tranquillizzarmi.

Dopo un po' la porta del furgone si apre e vediamo Ivan.

"Valenti, il boss ti vuole parlare" dice rivolto a Gennaro.

"Ariel dopo toccherà a te. Se vuoi puoi uscire a sgranchirti le gambe, ma rimani vicino al furgone.

Alexei e Yuri saranno vicini se hai bisogno, ma soprattutto per controllare che non scappi" dice sempre Ivan.

Annuisco e Gennaro lo segue.

Si allontanano e vedo che Dimitri va con loro.

Per un momento penso di rimanere nel furgone.

Certamente per me sarebbe più sicuro, ma l'idea di rimanere un po' fuori al tiepido sole invernale mi attira e alla fine decido di uscire.

Vedo che c'è un piccolo laghetto con alcuni pesci e decido di sedermi lì.

GENNARO

So perché Nikolai mi sta convocando.

So che devo dargli una risposta. Ma non è così facile.

I due uomini mi fanno entrare in quello che sembra un vecchio agriturismo.

È molto rustico.

Mi fanno andare fino all'ultimo piano.

Mi conducono fino davanti una porta.

Bussano e risponde Nikolai.

"Entrate."

È in piedi vicino alla finestra con un caffè in mano.

Mi chiede se lo voglio anch’io.

Sono tentato ad accettare ma decido di rifiutare.

"Non avrai la risposta che immagini" dico.

Lui sorride in modo beffardo.

"No? Sai che se non la avrò tu morirai."

Alzo le spalle.

"Piuttosto che assistere a quello che tu e i tuoi uomini continuate a fare a quella povera ragazza preferisco che mi ammazzi Gortov."

"Non la proteggeresti da morto."

"So che neanche da vivo me lo permetterai" rispondo.

"Sei proprio deciso?" chiede.

Sorrido.

"Ariel crederà che sto accettando.

Avevo pensato di farlo.

Ma dopo questa mattina non posso più farlo."

"Per i ragazzi che vi hanno picchiato?" chiede il boss.

"Non solo. Anche il burro d’arachidi nel panino.

Se vuoi ucciderla non puoi semplicemente spararle in testa?"

"Spiegami cosa è successo" Gortov sembra non saperne nulla, anzi sembra quasi arrabbiato.

Gli racconto del panino.

"Come sta?"

"Ha solo delle macchie per fortuna ed è gonfia.

Le fanno male ma qualche giorno le passeranno.

Però io non posso seguire chi usa questi metodi meschini.

Tu mi sei sempre piaciuto Gortov.

Servo una famiglia che odi, ma ti ho sempre ammirato. Ma dopo questo non posso farlo."

"Accetta Gennaro e potrai proteggerla meglio.

Il tuo compito sarebbe proteggerla.

Le condizioni sono solo che impari bene il russo e che non ti opporrai a nessuna cosa io voglia farle.

Io ho il diritto di fare ogni cosa con lei.

Ma la potrai proteggere dagli altri uomini."

La proposta di Nikolai mi coglie di sorpresa.

"Perché dovresti voler proteggere lei?" gli chiedo.

"Perché mi appartiene e non voglio muoia, non prima di averla fatta soffrire.

Non molti dei miei uomini vorrebbero questo incarico, ma credo tu lo accetteresti... no?" mi chiede Nikolai.

"Ti fideresti di me con lei e se fuggissi?" chiedo.

Ride.

"Sei intelligente Gennaro. Credo che quando vedrai la mia casa capirai perché sono così sicuro non lo farai."

Lo guardo senza capire.

Ivan ride.

"La casa di Nikolai è una fortezza Gennaro.

Nessuno ci può uscire senza il suo permesso" mi spiega.

Il boss si alza e mi guarda.

"Hai bisogno di ancora tempo per decidere?"

"Me lo daresti se dicessi di sì?"

Mi guarda seriamente.

"Posso darti fino a quando saremo arrivati a casa mia. Non oltre."

Sospiro.

"Iin realtà non serve.

Se mi darai quel compito mi va bene.

Ma voglio il permesso di colpire i tuoi uomini se le vogliono fare del male."

Lui sembra pensarci un attimo.

"Se i miei uomini la toccano senza permesso ovviamente puoi intervenire, ma non li potrai uccidere.

E non potrai discutere con me.

Io farò con lei tutto ciò che voglio."

"Non lo approvo ma so come funziona" dico.

"Quindi accetti?"

Lo guardo negli occhi.

In realtà non so se vorrei ma devo farlo per aiutare Ariel. Se muoio non le sono certamente utile.

Mi avvicino al boss russo e mi metto in ginocchio poi metto una mano sul cuore e alzo l'altra.

Di solito dovrei porgergli la pistola ma non ce l'ho al momento.

"Ti giuro fedeltà Nikolai Gortov.

La mia fedeltà va a te e ad Ariel Racovic.

Ovviamente prima a te, poi a lei."

Alzo la testa e guardo il boss.

Non sembra troppo contento del mio giuramento, ma nemmeno troppo arrabbiato.

"Molto bene, per il momento rimarrai con lei.

Quando saremo a Mosca avrai le tue stanze.

Ma ricordati Gennaro Valenti. Prima sei al mio servizio, poi al suo" dice con voce seria.

"Certo boss." Questa frase mi esce più facile di quello che avrei creduto.

"Bene. Torna al furgone.

Non sei obbligato a stare dentro.

Di’ a lei che la voglio qui. Ivan e Alexei la porteranno qui."

Annuisco.

"Per il momento sei in prova. Non sarai solo, quando avrai un compito sarai con uno dei miei.

Pensavo di affiancarti ad Alexei perché avrai ovviamente altri compiti oltre a controllare la ragazza."

"Capisco. Quando dura la prova?"

Nikolai mi guarda negli occhi.

"Dipende Valenti, solitamente tre mesi, ma dipende da persona a persona.

Te lo dico anche se è superfluo.

Se mi deludi o mi tradisci verrai punito o ucciso a seconda della gravità della tua colpa."

"Certo boss."

"Bene, puoi andare" dice.

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