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CHAPTERS 02
Anche piegato in avanti, sembra più alto di me, ma non è una sorpresa : io sono più basso della media, solo un metro e sessantotto. I lati della sua testa sono rasati, mentre al centro i riccioli si arruffano in tutte le direzioni. I suoi capelli sono neri e spessi. È magro, ma i suoi lineamenti sono affilati, e quando strizzo un po’ gli occhi noto che ha un anello al naso che pende tra le narici. Arriccio il naso con disappunto — dev’essere doloroso.
Smetto di fissarlo quando apre di scatto gli occhi e si raddrizza in tutta la sua altezza. Anche se è alto, sarà al massimo un metro e settantacinque. Mi guarda, e io emetto un piccolo strillo, arrossisco e distolgo subito lo sguardo in tutte le direzioni, tranne che su di lui.
— Che diavolo fai lì impalato ? — dice ad alta voce con una voce liscia, e io abbasso lo sguardo, stringendo le cinghie dello zaino, aspettandomi un pugno in faccia.
— I-io… um… io… — Non riesco nemmeno a finire la frase, perché mi interrompe.
— Ti stai perdendo il combattimento del secolo, amico ! — urla con un entusiasmo infantile, e io alzo lo sguardo esitante. Le sue labbra si sollevano in un mezzo sorriso e i suoi occhi si illuminano. La mia ansia inizia lentamente a calmarsi mentre lo guardo.
Ma prima che possa dire una parola, mi afferra il polso e comincia a trascinarmi nella direzione opposta rispetto a dove stavo andando. Ho gli occhi spalancati e faccio fatica a tenere gli occhiali rotondi sul naso. Lui è troppo eccitato e non sembra accorgersi che io sto praticamente morendo dietro di lui.
Le sue parole mi ronzano in testa e il moi viso si contrae come fa sempre in questi casi ; è un’abitudine. Perché è così contento di vedere due persone che litigano ? È per quello che tutti quegli studenti stavano correndo ? Per una rissa ? Mi sento scioccato e completamente ignaro. Se due persone stanno litigando, non bisognerebbe chiamare la polizia o un professore ? Mi sento un idiota, ma non ho voce in capitolo mentre questo ragazzo mi trascina a vedere il « combattimento del secolo ».
Rallenta e i miei occhi scorgono l’onda di studenti davanti a noi. La lingua mi si blocca in gola. Ma che diamine ! Tutti questi studenti stanno saltando le lezioni solo per vedere una rissa ? E il senso di decenza umana ?!
Senza paura né ritegno, il ragazzo spinge gli altri studenti per farsi strada fino in prima fila. Una mano libera, l’altra ancora stretta intorno al moi polso come se il suo palmo fosse incollato alla mia pelle. Arrossisco e abbasso la testa mentre gli studenti ci lanciano occhiatacce dopo essere stati spinti. Mormoro dei timidi “scusa” che so già non sentiranno.
Ora siamo davanti e vedo cosa sta succedendo. Sbatto le palpebre, scioccato, mentre realizzo cosa ho davanti. Rabbrividisco quando vedo un pugno enorme colpire la mascella dell’altro ragazzo, facendogli saltare i denti e imbrattando di sangue il pugno. Mi si rivolta lo stomaco. Il sangue mi fa venire la nausea e tutta questa violenza mi mette ansia.
Il ragazzo più piccolo cade a terra, si tiene la mascella mentre urla di dolore e il sangue gli cola dalle labbra. Distolgo lo sguardo e mi blocco quasi, ipnotizzato. Il ragazzo più grande, l’alfa maschio di questa festa brutale, si erge imponente. È almeno un metro e ottantacinque, e appena lo guardi noti subito o il volto da modello o le braccia grosse, ricoperte di tatuaggi.
I suoi occhi sono scuri, la mascella serrata, le vene sporgono sul collo mentre fissa il ragazzo a terra con uno sguardo gelido e privo di emozioni. I pugni sono stretti e sporchi di sangue, le cosce muscolose divaricate in una posizione da combattimento. Sembra sul punto di massacrare l’altro con tutta la rabbia che ha negli occhi. Vado nel panico. Non voglio assistere a un pestaggio né vedere uno sconosciuto picchiato a morte.
Una parte di me non vuole nemmeno che quel ragazzo tatuato si rovini le mani ancora di più, perché sotto tutto quel sangue vedo dei tagli, e mi stringe il cuore.
— Questa rissa deve finire — tiro il ragazzo che mi ha trascinato fin qui, cercando di alzare la voce per farmi sentire.
Lui sorride, si gira verso di me quando sente tirare la sua maglietta grigia della Champion. Si abbassa per arrivare quasi alla mia altezza, portandosi una mano all’orecchio.
— Ripeti un po’ ? — dice ad alta voce.
— Ferma questa rissa — alzo un po’ la voce, e lui si raddrizza, guardandomi con una smorfia.
— Perché ?
— P-perché… dov’è la decenza umana in tutto questo ?! — alzo la voce ancora e lui mi mette un braccio intorno alle spalle.
— Devi essere nuovo da queste parti, si vede. Non ti ho mai visto prima. Io sono Kai, così lo sai — comincia a parlare mentre guarda il ragazzo tatuato sollevare l’altro per il colletto. Mi mordo il labbro.
— E quello lì — si ferma e indica il ragazzo grande e tatuato — è Killian King.
Una pericolosa curiosità mi brucia dentro.
— Killian King ? — sussurro piano.
Non so se mi ha sentito, ma annuisce come se sì, ora mi guarda.
— Non è uno con cui parlare, né uno con cui avere conversazioni o anche solo incrociare lo sguardo. A meno che tu non voglia morire. È freddo, spietato, violento e sicuramente non uno con cui fare a botte. Ho sentito dire che ha ucciso un sacco di gente — parla come se fosse un esperto, anche se non sembra conoscerlo di persona.
Non so cosa mi prende, ma non riesco a fermarmi e dico :
— Non è vero.
Solleva un sopracciglio, sorpreso, e io faccio subito marcia indietro, maledicendo le mie labbra.
— I-io volevo dire… tu non lo conosci, quindi n-non puoi sapere se ha davvero ucciso q-qualcuno — balbetto, e lui non dice nulla, poi alza gli occhi al cielo e ride, scompigliandomi i capelli. Arrossisco e mi irrigidisco.
— Forse hai ragione, Bolt—
— Mi chiamo Finnick— — cerco di intervenire, ma mi ignora di proposito.
— Ma se ti metti in mezzo all’alfa nel suo territorio, finirai fatto a pezzi e diventerai solo dei piccoli pezzetti di Bolt — dice, stringendomi la spalla prima di lasciarmi.
Non capisco cosa volesse dire con tutte quelle metafore da lupo, ma l’unica mia paura è che Killian si rovini le mani e riduca in poltiglia la faccia dell’altro.
— Kai— — mi giro per cercare di convincerlo ancora, ma un ragazzo vicino a noi mi afferra la maglietta con forza e io emetto un urlo decisamente poco virile, cof, e incontro i suoi occhi pieni di rabbia.
— Cristo, stai zitto ! — sputa, poi mi butta a terra. Urlo mentre cado sul pavimento duro e scivolo. L’unica cosa che mi ferma sono dei piedi.
Mi fa male la schiena e mi rannicchio in posizione fetale come difesa istintiva. Tengo gli occhi chiusi stretti, ma mi costringo ad aprirli, e appena guardo in su realizzo in che situazione mi trovo.
Sono a terra, sulla schiena, e sopra di me incrocio subito lo sguardo furioso di Killian King. Ha la mascella serrata e gli occhi neri come la morte. Mi fissa mentre io fisso lui.
Sono praticamente faccia a faccia con un toro infuriato.
