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Promessa di boyscout: un tranquillo secondo appuntamento

Se Kaede era una persona seccante Angie era una vera e propria stalker. Aveva tentato in tutti i modi possibili di farsi perdonare da Xander e alla fine lui aveva ceduto. Non avrebbe voluto farlo dopo quello che era successo ma la ragazza dai capelli blu era una delle persone più testarde che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita. Non solo lo aveva tempestato di messaggi e telefonate, ma in qualche modo era riuscita a saper il suo indirizzo di casa e gli aveva fatto recapitare per una settimana di fila un mazzo di fiori. Quando si era presentata fuori dalla sua aula a fine lezione, aveva capito di non poterla più evitare così aveva accettato di prendere un caffè con lei.

“Hai tutte le ragioni di odiarmi, ma ti prego Kaede non c’entra proprio niente!”

Così come Angie era diventata onnipresente il ragazzo dagli occhi a mandorla era letteralmente sparito. Gli aveva mandato solo qualche messaggio per sapere se si era ripreso, ma Xander non aveva risposto e ciò era stato sufficiente per farlo desistere. Forse, pensava con sollievo, quella faccenda aveva avuto il buon risultato di liberarsi di lui.

“Non si fa sentire più da giorni ormai. Probabilmente ha capito che portare avanti questa messa in scena era assurdo e ha desistito”.

Le gote della ragazza si tinsero di un leggero rosso mentre aspirava con decisione dalla cannuccia il frappè al cioccolato che aveva ordinato.

“No, è che sapeva che eri incazzato e non voleva peggiorare le cose, così mi ha fatto promettere che avrei sistemato tutto io”.

Quindi era dovuto a questo motivo tutta quell’insistenza? Non si sentiva davvero in colpa, doveva solo fare in modo che l’amico potesse continuare con la sua recita.

Stava per mandarla a quel paese ed alzarsi quando lei gli afferrò il polso intuendo cosa gli stava passando per la testa.

“Senti, sono io che ho fatto il casino e io devo pagare in qualche modo oltre a scusarmi ancora e implorare il tuo perdono. Ti giuro su cosa ho di più caro al mondo che non avrei mai e poi mai voluto farti del male o metterti in pericolo. Mi scolo quella roba di mia madre da quando avevo quattordici anni e forse mi sono assuefatta un po’, non so che dirti, però non pensavo davvero che ti avrebbe fatto quell’effetto. Giuro che non lo farò mai più dovessi trovarmi di fronte al pezzo di legno più rigido del mondo”.

Non sapeva perché ma si sentì un po’ ferito da quelle parole. Non aveva mai badato molto a come gli altri lo vedevano ma sentirsi dire apertamente quanto fosse imbranato lo infastidiva.

“Per questo lo hai fatto? Perché hai visto il disastro che sono quando sto in mezzo alla gente? Dovrei ringraziarti per il pensiero…”

“Senti, non volevo offenderti, non sto dicendo che sei un disastro nei rapporti sociali, solo che l’altra sera non eri a tuo agio, ecco tutto. Non lo so se era l’ambiente, la compagnia che non ti piaceva o il fatto di dover fingere di stare con un ragazzo, ma si vedeva che stavi male per questo ho cercato di aiutarti, perché mi sei stato da subito simpatico e non volevo vederti così teso”.

Gli aveva fatto pena!

Bravo Xander, almeno quando nessuno ti guardava perché eri brutto non eri patetico.

“Farò tutto quello che vuoi per farmi perdonare” piagnucolò insistente lei prima di aspirare rumorosamente un altro sorso di frappé.

“Questa non mi è nuova, magari dovrei costringerti ad interpretare la mia ragazza per sdebitarti” rispose, rimanendo sorpreso dal sorriso entusiasta di lei.

“Sarebbe bellissimo e non dovrei neanche sforzarmi troppo. Inoltre provocherei la gelosia di un porco di cui, per mia enorme sfortuna sono innamorata. Se andassi in giro a dire che sto con un brillante studente universitario così carino, sono certa che schiumerebbe di rabbia”.

Vista l’espressione sconcertata di Xander lei continuò.

“Credi di essere l’unico incastrato in una farsa? Nella mia però mi ci sono messa da sola e senza ricatti. È da un bel po’ che frequento con un uomo… e uso la parola uomo e non ragazzo non a caso. L’ho conosciuto a lezione perché lui teneva la lezione e, per di più ha una fede al dito e dei figli. Una situazione che non ha alcuna intenzione di lasciare e la verità è che io non glielo chiederei. Insomma, non sono una rovina famiglie. Però non riesco a mollare il colpo, è più forte di me. È come se quando stiamo insieme succedesse qualcosa di così potente che mi è impossibile farne a meno, come se fossi drogata dalle sensazioni che mi dà. Forse è perché non lo posso avere del tutto, perché so che i nostri momenti sono solo parti di vita rubate e che non dovrei. Che dici, sono pazza?”

Xander rimase un po’ sorpreso per quella confessione così intima. Infondo non erano amici, perché aprirsi così tanto con lui? Solo per tornare nelle sue grazie?

“Non credo che tu sia pazza”.

“L’hai mai provata una cosa così?”

Assolutamente no. Non aveva mai incontrato niente e nessuno che riuscissero a fargli perdere il controllo. Non che lo avesse cercato, anzi. Era andato coscientemente alla ricerca proprio di chi non sarebbe mai riuscito a smuovere niente in lui, perché quello che aveva dentro era un casino già bello grande senza che qualcuno si mettesse a rimescolare.

“Credo di non essere fatto per questo genere di cose”.

“D’accordo” ridacchiò Angie, allora niente finto ragazzo, quindi cosa posso fare per farmi perdonare?”

“Kaede ha mai avuto una relazione così? Chi è il tipo a cui assomiglio?”

La ragazza si rabbuiò un pochino alla sua domanda. Sputtanare il suo amico non era nel ventaglio di possibilità che si era data per farsi perdonare?

“Non ti ha parlato di Artur, immagino”.

“Neanche una parola”.

Ovvio, mica erano amici loro, perché mai avrebbe dovuto raccontargli della sua vita sentimentale? Ma Xander era curioso di saperne qualcosa di più, visto che da quella doveva dipendere il ricatto a cui era stato costretto. Che gli fosse successo qualcosa era evidente visto che aveva scelto un perfetto estraneo per quel bluff.

“Ok, ma io non ti ho detto niente. Prima di Artur, Kaede aveva avuto solo ragazze. Cioè era andato a letto con un po’ di gente, le sue esperienze se l’è fatte, ma diciamo che a livello sentimentale non è che si fosse mai innamorato davvero. Poi ha conosciuto Art, carino, all’apparenza fragile ma solare, uno con una famiglia disastrata alle spalle, che sembrava urlare “prenditi cura di me”. Insomma ci sono voluti cinque minuti perché Kaede ci rimanesse sotto di brutto, erano sempre insieme e diciamo che per un po’ sembravano davvero affiatatissimi. Visto che Artur era povero in canna per aiutarlo Kaede lo ha proposto all’agenzia per cui lavora, e quando ha avuto per le mani il suo primo contratto da modello ha mandato al quel paese il suo ragazzo. Però, la cosa peggiore è che ha rinnegato completamente la loro storia, quasi ne provasse disgusto, come se essere gay fosse terribile. Ha cercato di rifarsi una verginità da eterosessuale dicendo in giro che non era mai stato innamorato di Kaede, che in realtà era stato lui a farsi dei castelli in aria, e che era pentito di essersi lasciato andare. Insomma, ti assicuro, un vero pezzo di merda e un attore da oscar viste le moine che faceva quando stavano insieme”.

“E io gli assomiglio, fisicamente intendo?”

Angie si prese un attimo per fissarlo prima di rispondere.

“In un certo senso sì. Entrambi con occhi da cerbiatto, stessa carnagione, stessa corporatura anche se lui è decisamente più basso di te. Art ha un’aria più spavalda, più rock and roll se capisci cosa intendo”.

“È uno che si mette a ballare in mezzo alla pista senza bisogno di riempirsi di ansiolitici?”

La ragazza rise e poi aspirò l’ultimo sorso di frappé infischiandosene del gorgoglio rumoroso.

“Sì, assolutamente. Però c’è anche una cosa che vi fa assomigliare e che, mi ci gioco le palle, ha visto subito anche Keade”.

“E cosa sarebbe?”

“Non so come spiegartelo bene però, tutti e due sembrate, in un certo qual modo, fragili”.

Il cellulare squillò per la centesima volta e Kaede guardò pigramente il display. Tra varie chat di Whatsapp, Angie che lo cercava, qualcuno che gli chiedeva di uscire e quelli dell’agenzia con cui aveva un servizio fotografico tra qualche giorno, aveva passato tutto il pomeriggio disteso sul divano a rispondere ai messaggi. Non aveva voglia di fare niente e, a parte cercare di studiare un manuale per un esame che avrebbe avuto troppo presto, aveva trascorso tutta la giornata a poltrire. Vide però che non si trattava di qualche scocciatore ma che il numero era quello di Samanta, la sorellina di Neanderthal. Si era procurato il suo contatto la sera in cui Xander era ko, con l’idea che gli sarebbe potuto tornare utile, non certo per uscirci ma per tenere sotto controllo il fratello. Infatti, quando lui aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi aveva scritto a Sam per avere notizie. Lei si era dimostrata all’inizio irritata e lo aveva tempestato di domande per sapere cosa fosse successo la sera del loro primo appuntamento visto che il fratello era tornato a casa sconvolto. Kaede aveva capito che lei sapeva degli appuntamenti fasulli e le aveva raccontato in modo sincero come erano andate le cose e del perché fosse preoccupato che Xander stesse bene. Lei naturalmente lo aveva insultato ma perlomeno non aveva bloccato il suo contatto, così aveva cominciato a chattare con lei. Non che si fosse sbottonata troppo a raccontargli del fratello se non che la serata a base di antidepressivi non aveva avuto conseguenze, ma non aveva alzato un muro.

Guardò il display e aprì il messaggio che Samanta gli aveva inviato. Si trattava di una foto di Xander con un orribile tuta da ginnastica grigia, seduto alla scrivania con un enorme libro davanti ma con lo sguardo perso a vagare chissà dove. Aveva i capelli legati sulla fronte con un elastico in una piccola fontanella che lo faceva sembrare un bambino di due anni, cosa che strappò a Kaede un involontario sorriso.

La foto era accompagnata da un messaggio: Ti prego fallo uscire!

A dire il vero aveva già pensato al prossimo appuntamento, ma non era sicuro che sarebbe riuscito a convincere Neanderthal.

Lo farei volentieri ma non mi risponde, scrisse Kaede.

Perché non lo incontri domani dopo lezione? So che ha l’ultima ora alle due.

Credi che sia una buona idea? Non mi ucciderà?

Ovvio che lo farà, ma se vuoi un nuovo appuntamento devi rischiare qualcosa, o hai già rinunciato ad uscire con il ragazzo più bello dell’Università?

Non sono io il ragazzo più bello? domandò Kaede ridendo per quella sua affermazione così poco modesta.

Sam ci mise solo pochi secondi per replicare.

Dopo il mio restyling il mio fratellino è il più bello… ma anche tu non sei niente male.

Sei stata davvero in gamba.

Lo so ? Non ti preoccupare il look di Xander è in ottime mani.

Non era il suo look a preoccuparlo ora come ora, ma il suo grado di incazzatura. Però loro avevano un patto e lui non poteva sottrarvisi!

Alle due del pomeriggio Kaede con la sua solita cuffia di lana calata in testa, gli occhiali da sole e le voluminose cuffie appoggiate sulle spalle, aspettava all’uscita della facoltà di Ingegneria il suo finto ragazzo. Era da un sacco di tempo che non andava a prendere qualcuno, di solito succedeva il contrario, era lui quello da aspettare, e la cosa gli fece provare una sensazione strana. Si ricordava di quando andava a prendere Artur dopo il turno nella caffetteria in cui lavorava, e quanto doveva apparire terribilmente zuccheroso con tutte quelle moine, i bacetti e gli abbracci. Era persino capitato che gli portasse dei fiori e a quel ricordo si diede del coglione.

Quando vide Xander uscire dal portone gli andò incontro con la mano alzata per salutarlo non sapendo esattamente cosa aspettarsi. Se doveva giudicare il carattere dal Neanderthal che lo aveva preso a pugni la prima volta che lo aveva visto se lo sarebbe ritrovato al collo, ma il ragazzo che gli si era abbarbicato addosso quando stava male era un’altra storia. Quando lo vide si fece serio mostrando la solita faccia da incazzato che Kaede aveva cominciato a riconoscere.

“Cosa ci fai qui?” gli domandò.

“Non rispondi più ai miei messaggi e non sapevo come fare per vederti”.

“Hai qualcosa da dirmi?”

“Certo! Guarda che non te la cavi così, ho ancora quattro appuntamenti da riscuotere”.

La faccia di Xander da livida per la rabbia si accese di rosso, prese Kaede per il gomito e in malo modo lo spostò lontano dall’uscita dell’Università in modo che meno studenti possibili li potessero vedere.

“Dopo quello che è successo credi che starò ancora al tuo gioco?” tuonò con rabbia.

“Senti, so che Angie ti ha chiesto scusa e che tu l’hai perdonata, o almeno questo è quello che mi ha riferito lei. Per la millesima volta, io non c’entro proprio niente e non vedo perché tu debba prendertela con me”.

Xander abbassò gli occhi come se la furia fosse stata domata da un altro sentimento che a Kaede sembrò imbarazzo.

“Non è solo per la storia dell’antidepressivo…” replicò con meno rabbia rispetto a un secondo prima.

Di che cosa stava parlando? Poi ebbe un’illuminazione.

“È perché abbiamo dormito insieme?”

Senza che se ne rendesse conto il moro fu preso per il bavero del giubbotto e sbattuto con violenza contro il muro.

“Non osare dirlo a nessuno” gli sibilò Xander con il pugno alzato a pochi centimetri dalla faccia.

La rabbia di Kaede esplose in maniera altrettanto furibonda e se lo scrollò di dosso con stizza.

Quello stronzetto, che cosa pensava? Che fosse alla ricerca di un ragazzo da circuire contro la sua volontà? Che avesse approfittato della sua incoscienza per portarselo a letto?

“Scusami tanto se l’idea di aver dormito insieme ti disgusta, la prossima volta ti mollo in mezzo a una strada e me ne frego di quanto sei sballato. Per la cronaca non è che il diventare checca si trasmetta come un virus, non preoccuparti, sei ancora mister campione di eterosessualità”.

Gli sembrava di vivere la stessa storia di Art e, se anche la parte più razionale della sua mente gli diceva che non poteva di certo far carico a Xander della sua rabbia repressa, si sentiva punto sul vivo. Tuttavia doveva aver toccato qualche corda giusta perché il ragazzo si smontò.

“Non voglio dire questo…” cercò di balbettare per giustificarsi senza però arrivare a una conclusione.

In parte Kaede poteva accettare che dormire con un altro maschio potesse creargli dei problemi, c’era un sacco di gente a cui li avrebbe dati.

“Senti, se la cosa ti può tranquillizzare non mi piaci per niente, ok?”

Vide solo per una frazione di secondo qualcosa saettare negli occhi di Xander. Che ci fosse rimasto male per quello che gli aveva detto? Non poteva trattarsi di narcisismo visto che solo un paio di settimane prima se ne andava in giro come un barbone obeso. “Ma un patto è un patto” continuò cercando di ignorare quella spiacevole sensazione che gli aveva preso lo stomaco, “e tu mi devi ancora quattro appuntamenti”.

Vide il ragazzo sospirare e poi scuotere la testa ritrovando la sua vecchia espressione da incazzato cronico.

“E dove vorresti portarmi adesso? A un droga party?”

“Anche se mi vedi come una specie di delinquente che si approfitta dei ragazzini non è questo il mio stile. No, devi semplicemente accompagnarmi all’agenzia in cui lavoro. Ho un servizio tra due giorni, basta che vieni con me e cerchi di sorridere quando ti presento come il mio ragazzo”.

“Devo solo accompagnarti e basta?”

Kaede si mise una mano sul cuore come fosse un piccolo boyscout.

“Solo accompagnarmi” promise.

Si trattava di sopravvivere soltanto ad altri quattro appuntamenti, che non potevano di certo essere terribili quanto il primo, si disse Xander. Qualsiasi cosa implicasse uscire con quel tipo era un’immensa rottura di palle, ma infondo fare la bella statuina per un paio d’ore non era terribile come andare a ballare in un locale pieno di gente. Avrebbe solo dovuto far finta di non odiare a morte Kaede dopo quello che era successo, sarebbe stato difficile ma ce l’avrebbe fatta se non altro perché si sentiva un po’ in colpa per non essersi contenuto e aver manifestato in maniera così diretta il disgusto per aver dormito con lui. Sì, assolutamente, era solo disgusto quello che sentiva. Non permetteva a nessuno di toccarlo, provava un immenso fastidio nel contatto fisico con chiunque, figuriamoci passare la notte con un altro maschio.

Scacciò dalla testa il vago ricordo del calore e della pace che aveva provato, e la sensazione che da troppi anni non riusciva a dormire altrettanto bene come era successo quella notte. Ma era stato grazie agli ansiolitici di Angie non certo per le braccia di Kaede.

Questa volta l’accordo era che il suo finto boyfriend sarebbe passato a prenderlo a casa e, anche se gli era seccato un po’ dare il suo indirizzo a Xander, alla fin fine non aveva avuto alcuna voglia di muoversi con i mezzi pubblici.

“Wow che condominio di lusso” lo aveva salutato il moro dopo che lui si seduto in macchina.

“Abbiamo tutto l’ultimo piano” aveva risposto anche se non sapeva perché visto che la metratura della sua casa non erano affari suoi.

“Allora devi essere davvero ricco” lo stuzzicò il ragazzo, “non sei come noi poveri mortali che dobbiamo lavorare per mangiare”.

“Fare il modello non lo definirei un lavoro. Tra l’altro mi chiedo come tu lo possa fare”.

Kaede ridacchiò.

“Dici che non sono abbastanza bello? Non è che l’ho progettato. Un giorno ero a fare un giro insieme a degli amici in un centro commerciale e il destino ha voluto che mi vedesse un talent scout. Ho provato a vedere se la cosa mi piaceva e devo dire che non è male essere pagato solo per farsi fotografare. Mi ci pago l’Università e l’appartamento senza dover chiedere niente ai miei”.

“Come in una commedia di serie B” lo prese in giro Xander. “Però non mi hai ancora spiegato perché oggi devo venire con te”.

“L’obbiettivo è sempre lo stesso, togliermi di torno un po’ di persone indesiderate”.

“Vuoi dire che sei ambito anche in mezzo modelli bellissimi?”

“Neanderthal sei davvero un toccasana per la mia autostima. Ti sembrerà incredibile eppure anche sul luogo di lavoro ho della gente che voglio togliermi dai piedi con una scusa carina ed educata”, rispose lanciandogli un’occhiata eloquente.

Xander non era mai stato in un’agenzia di modelli, gli unici uffici che aveva frequentato erano quelli della sua impresa di famiglia che non si occupava certo di moda. Tutto gli sembrava chiassoso e colorato, un posto in cui un numero impressionante di gente si muoveva in maniera caotica come se fossero indaffaratissimi e sull’orlo di una crisi di nervi. Qua e là spuntava una strana categoria umana costituita da ragazze altissime e filiformi, e ragazzi dai muscoli gonfi e capelli perfetti, che si distinguevano con evidenza dai comuni lavoratori che, per quanto ben vestiti e truccati, non potevano accedere a quell’olimpo di perfezione fisica.

“Kaede, sei arrivato!”

Dal fondo dell’open space in cui si trovavano dopo essere usciti dall’ascensore al terzo piano, corse loro incontro un tipo dall’aria trafelata, con due assurdi baffetti alla Dalì.

“C’è stato un piccolo contrattempo a cui stiamo cercando disperatamente di rimediare. Sai che il servizio di oggi era per una pubblicità di camicie. Raphael voleva fare qualcosa che strizzasse un po’ l’occhio alle donne, quindi aveva pensato a due bei ragazzi e un tono un po’ hot per smuovere le ovaie di qualche casalinga disperata”, ridacchiò. “Per questo avevo chiamato te e Max per il servizio, mi sembravate perfetti, ma il poverino è andato fare snowboard questo weekend e adesso ha 39 di febbre. Peccato che me lo abbia detto mezzora fa! Sono disperato, Raphael è su tutte le furie e ora mi odierai anche tu perché l’unico che è già qui in agenzia e che può sostituire Max è Art”.

Quello strano tipo stava parlando dell’ex di Kaede, quello che lo aveva usato per ottenere un lavoro? Doveva essere così perché l’umore del suo accompagnatore sprofondò drasticamente.

“Possibile che non ci sia nessun altro di adatto in agenzia? Lo sai che non mi piace lavorare con lui”.

“Oggi stiamo girando degli spot sul wrestling e sul football, non abbiamo nessuno da metterti vicino se non una montagna di muscoli sgraziata”.

Xander ridacchiò all’idea di Kaede insieme ad un energumeno nerboruto e fu solo in quel momento che il sosia di Dalì si accorse di lui. Sgranò gli occhi e gli sorrise con fare civettuolo.

“E tu chi saresti?” domandò, “un nuovo acquisto dalle risorse umane?”

“Non farti strane idee Bert, lui è il mio ragazzo” intervenne Kaede soprappensiero.

Tutte quelle storie per farlo andare lì e adesso sembrava quasi gli desse fastidio la sua presenza, forse perché aveva ricevuto la notizia di dover lavorare con il suo ex. Da quello che gli aveva raccontato Angie non poteva dargli torto però.

“Perché non proviamo con lui? È perfetto! Sono sicuro che farete faville visto che state insieme”.

“Cosa?!” rispose Xander perché quel tipo assurdo stava sicuramente scherzando. Per nessuna ragione al mondo si sarebbe messo davanti a una macchina fotografica.

“Non dire stupidaggini, lui non è in grado di farcela” tagliò corto Keade in tono irritato.

Ovvio che non era in grado, però detto così con tanta scortesia gli fece male. Certo non era all’altezza di tutti quei bei ragazzi che vedeva lì in giro, e neppure di Kaede confessò a se stesso, ma se stavano recitando la parte in cui stavano insieme non lo poteva trattarlo così.

“Magari ci posso provare” buttò fuori prima di rendersi conto di quello che aveva detto.

“Facciamo così”, s’intromise Bert “ti facciamo vedere a Raphael e lui decide se farti provare o no. Dai Kaede, non fare quella faccia, magari abbiamo trovato una soluzione”.

Il moro però sembrava davvero irritato e gli lanciò un’occhiata obliqua di rimprovero. Solo ora Xander realizzò il pasticcio in cui si era messo. Come poteva pensare di posare insieme a Kaede e per di più con dei professionisti? Odiava farsi fotografare da sua sorella con lo smartphone!

Salirono di un piano fino ad arrivare al set dove erano già state montate le luci e i riflettori. Bert si avvicinò a un uomo sulla cinquantina che stava facendo degli scatti con una voluminosa macchina fotografica mentre tutt’intorno a lui era un via vai di assistenti urlanti. Quando si girò nella sua direzione gli diede un’occhiata da testa a piedi poi annuì svogliatamente, facendo un gesto con le mani per congedarli.

“Ok”, disse Dalì dopo essere tornato da loro” facciamo una prova, se non va bene passiamo ad Art”.

Dio, stava succedendo davvero, e questa volta era stato lui a infilarsi in quella assurda situazione.

Senza che se ne rendesse conto fu portato in un camerino per cambiarsi prima di passare al trucco. Sarebbe stato un disastro, rigido come una scopa e imbranato come il peggiore dei nerd. Ma cosa diavolo gli era venuto in mente? Quel fotografo si sarebbe accorto in un secondo della sua inadeguatezza e lo avrebbe scacciato in malo modo.

Si sedette sullo sgabello nel piccolo camerino fatto di tende, cercando di calmarsi. Sentiva un nuovo attacco di panico in arrivo e cercò di regolarizzare la respirazione concentrandosi anche sul rumore che sentiva nello stanzino accanto. Doveva essere Kaede che si stava cambiando ma dopo poco oltre allo frusciare di vestiti sentì anche una voce sconosciuta.

“Sei davvero poco professionale Kaede, piuttosto che lavorare con me porti sul set il tuo nuovo ragazzo. Non credevo di averti fatto così male”.

“Che cosa diavolo ci fai qui Artur?”

“Siamo sempre stati una bella coppia, perché non tornare ad esserlo almeno davanti all’obiettivo?”

Xander sentì il cuore rimbombargli nelle orecchie durante il lunghissimo silenzio prima della risposta.

“Non siamo mai stati una bella coppia, almeno non per te. Anche l’altra sera me lo hai fatto presente”.

“Non sapevo avessi un nuovo boyfriend. Perché mi hai seguito se sei innamorato di qualcun altro?”

“Non ti ho seguito, ti ho tirato per l’ennesima volta fuori dai guai!”

“Beh, se pensi ai miei di guai allora vuol dire che non pensi ancora abbastanza al tuo nuovo amore. Sembra un cerbiattino terrorizzato in mezzo a un’autostrada. Piuttosto patetico”.

“E anche se fosse”, ribatté Kaede con stizza, “non c’è niente di male ad avere paura”.

Paura! Come diavolo si permettevano di dire che aveva paura paragonandolo a un cerbiatto impaurito?

“Non mi sembra neanche il tuo tipo” continuò Art. “Ha quell’aria da collegiale, da bravo ragazzo perfettino di buona famiglia e so che a te non piacciono i ragazzi così”.

Xander si alzò in piedi stringendo i pugni, pronto ad andare a scaricare la propria frustrazione su quell’idiota. Se solo avesse saputo che cosa aveva passato nella vita, quell’imbecille avrebbe avuto paura a parlargli in quel modo.

“E non è neanche particolarmente carino Kaede. Sono sicuro che potresti trovare di molto meglio se solo ti impegnassi a cercare”.

“Lasciami in pace”.

“Sono preoccupato per te, non devi buttarti via così. E lo sai che farai una figura di merda quando il tuo ragazzo dimostrerà di essere solo un bambinetto impaurito ma, non ti preoccupare, ci sarò io lì per te”.

Sentì la porta aprirsi e dopo pochi secondi altri passi lasciare la stanza.

Come aveva fatto Kaede a innamorarsi di uno stronzo così colossale? Non gliene importava niente, la sola cosa che voleva in quel momento era guardarlo in faccia.

Scattò fuori dal camerino e ritrovò Kaede in sala trucco nero in viso, che non lo degnò neppure di uno sguardo. Sicuramente ce l’aveva con lui perché era sicuro che Xander non si sarebbe dimostrato all’altezza della situazione, come se per fare il belloccio davanti a una macchina fotografica ci fosse voluto un nobel.

In silenzio si lasciò truccare e, sempre senza dire una parola, andò sul set dove mancavano solo i due modelli. Provò a non guardare le luci, a non fissarsi sul fatto che tutti lo stavano osservando ma cercò di concentrarsi sul ragazzo che ai margini dello studio lo fissava con aria divertita. Era sicuramente lui il pezzo di merda che aveva sentito parlare con Kaede, pronto a intervenire appena il cerbiatto si fosse reso ridicolo.

“Bene ragazzi” disse il fotografo, “è tutto molto semplice. La pubblicità è per un brand di camicie, quindi dobbiamo farle vedere bene ok? E ho bisogno che tra voi ci sia dell’alchimia e niente paura, sciolti e belli concentrati”.

Il set era composto solo da uno sgabello e da un fondale neutro oltre a una quantità smodata di riflettori, tutti puntati su di loro. Kaede si sedette e Xander gli si avvicinò. Avvertiva perfettamente la sua tensione, quanto si sentisse a disagio e, quando gli appoggiò con una cautela estrema la mano sul fianco, chiuse gli occhi.

“Tutto bene?” gli domandò il moro.

Quanto era preoccupato e quanto imbarazzato per quella situazione? Il ragazzo spavaldo circondato da uno stuolo di ragazzine adoranti, il più popolare dell’Università con fan che lo aspettano fuori dall’aula dopo lezione solo per fare qualche selfie con lui, quello che lo aveva sfottuto per quanto gli era apparso brutto, imbranato e sfigato, ora aveva paura di risultare ridicolo a causa del suo finto ragazzo?

Xander si concentrò sul calore che sentiva provenire dalla mano appoggiata sul proprio fianco e ripensò alla notte che avevano passato insieme. Aveva mentito a se stesso convincendosi di aver provato disgusto ma aveva solo avuto paura per ciò che sentiva, e ora che ne aveva bisogno per uscire da quella situazione doveva guardare in faccia la realtà, ammettere che stare tra le braccia di Kaede gli era piaciuto. Gli era piaciuto essere stretto da quel tizio che gli dava sui nervi e trovava inspiegabilmente buono il suo profumo, perciò di disse, era abbastanza forte da ammettere a se stesso tutte queste sensazioni senza timore, alla faccia di quello stronzetto che lo aveva paragonato a un cerbiatto impaurito.

Aprì gli occhi e il suo campo visivo fu riempito dal viso di Kaede che lo fissava preoccupato.

Un’altra cosa che doveva confessare era che gli piacevano i suoi occhi, scuri e allungati, che sembravano voler mettere sempre a fuoco qualcosa. Si mosse verso di lui afferrando con una mano il bavero della camicia e con l’altra i capelli sulla nuca tirandolo a se, fino ad arrivare a pochi centimetri dalle sue labbra socchiuse per lo stupore.

Era piacevole tuffare le mani nei suoi capelli morbidi e doveva ammettere che aveva anche delle belle labbra. Aveva baciato ragazze con labbra decisamente meno soffici e delicate, pensava mentre il suo respiro bollente si faceva sempre più vicino.

“Ragazzi fantastici! Siamo a posto così” gridò Raphael dando segno agli assistenti che il servizio fotografico era terminato.

Cosa diavolo era successo? Kaede si sentiva contemporaneamente sconvolto, eccitato e arrabbiato. Prese Xander per un gomito trascinandolo via dal set perché sentiva che se fossero rimasti in mezzo a tutta quella gente, sarebbe scoppiato. Come diavolo aveva fatto a trasformarsi in un secondo da Neanderthal a bomba sexy? Era successa la stessa cosa quando aveva cambiato aspetto, solo che questa volta Kaede si sentiva ancora più preso per il culo perché era evidente la volontà di mandargli in pappa in cervello e, cosa peggiore, ci era riuscito benissimo. Tutte quelle storie nel far finta di aver un gigantesco palo nel culo, quello sguardo da panico quando l’aveva semplicemente preso sotto braccio e adesso, sotto i riflettori si era divertito a provocarlo senza pudore.

Lo scaraventò in malo modo nella prima stanza vuota, sbattendo la porta alle loro spalle.

“Mi puoi dire che cazzo hai fatto?”

Xander sembrava sorpreso e infastidito come se non capisse perché ce l’aveva con lui.

“Che c’è che non va? Mi sembra di aver fatto quello che mi chiedevi, perché sei arrabbiato?”

“Beh, perché non mi piace essere preso in giro da nessuno”.

“Forse sei solo stupido perché davvero non ti capisco! Non mi sembravi felice all’idea di avere intorno il tuo ex” replicò mentre l’apparente calma che aveva fino ad ora mantenuto scivolava via.

Kaede ebbe la bruttissima sensazione che l’incazzatura di Xander stesse per esplodere e, se anche non riusciva a capirne il motivo, che non sarebbe stato prudente farlo spazientire di più. Ma non voleva cedere, si sentiva ancora troppo scombussolato per fare un passo in dietro.

“Quindi hai fatto tutto quel teatrino per salvarmi da Artur?”

Il ragazzo gli si avvicinò sempre più rosso in viso puntandogli un dito al petto.

“Ti ho salvato dal farti prendere ancora per il culo da quello stronzo, no? Oppure hai pensato che il cerbiattino senza palle sarebbe stato travolto da un tir?”.

Cazzo, aveva sentito la conversazione con Art, per quello era così arrabbiato.

“Tu credi di conoscermi? Credi davvero che una roba così mi possa far paura? Niente mi fa più paura” disse gelido e Kaede gli credette. C’era una nota di autentico dolore in quell’ultima frase che fece evaporare completamente la sua rabbia e, ebbe la certezza di trovarsi davanti a qualcuno molto diverso da chiunque avesse mai incontrato prima nella sua vita.

Avrebbe dovuto scusarsi, perché diavolo continuava a comportarsi da idiota con lui?

La porta si spalancò e Bert entrò senza chiedere il permesso.

“Siete stati pazzeschi! Dinamite pura”, urlò “e siete riusciti a far eccitare tutti su quel set. Forse, più che una pubblicità di camicie sareste stati adatti per fare un servizio su Playboy gay! Dovete assolutamente venire a vedere gli scatti”.

Avrebbe voluto rispondere che non era quello il momento perché voleva stare da solo con Xander per scusarsi di quanto era stato idiota, ma il ragazzo sgattaiolò fuori e Bert lo seguì portandolo davanti al Mac sul quale era stata caricata la prima scheda video con le foto del loro servizio.

“Sei un modello nato” gli disse l’uomo, “non hai mai pensato di farlo come lavoro?”

Xander lanciò un’occhiata di sfida a Kaede, come a volergli dimostrare qualcosa.

“Non sono interessato ma grazie”.

“È un vero peccato, dovresti ripensarci, sei molto fotogenico”.

“Non mi piace farmi fotografare”.

“L’hai fatto perché c’era il tuo ragazzo, eh? Che romantico!”

Avrebbe tanto voluto correre da lui e abbracciarlo, scusarsi e dirgli che era stato un idiota a trattarlo in quel modo.

Kaede seguì lo sguardo di Xander che fissava lo schermo con aria indecifrabile, osservando lo scorrere delle foto. Provò di nuovo la sensazione di averlo vicino, ricordò la reverenza che gli era venuta spontanea nel toccarlo come si trattasse di qualcosa di fragile, le sue labbra e a quello sguardo liquido, così provocante. Lo aveva sfiorato con timore, quasi cieco e sordo a tutte le altre persone che stavano attorno a loro. Con i polpastrelli aveva seguito la linea del suo collo fino ad arrivare a quelle labbra così piene e invitanti su cui aveva passato il pollice. Xander lo aveva guardato con occhi fiammeggianti come se quel gesto anche per lui fosse terribilmente eccitante e Kaede si era perso inesorabilmente mentre ogni centimetro del suo corpo andava in fiamme. Doveva ringraziare la parte del suo cervello in cui ancora risiedeva un briciolo di lucidità per non avergli messo la lingua in bocca ed averlo sbattuto per terra davanti a tutti.

Ogni foto che passava su quel maledetto schermo continuava a ridargli la stessa sensazione bruciante che aveva provato nell’averlo avuto tra le braccia, anche se era stata solo una recita. S’impose di non fare il ragazzino e di darsi una calmata. Aveva scelto Neanderthal proprio perché non avrebbe mai preteso niente e adesso era Kaede a fare sogni ad occhi aperti su di lui? Era semplicemente ridicolo! Aveva avuto tanti ragazzi carini per le mani e Xander non era niente di speciale, assolutamente niente.

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