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Capitolo 5

“Vado al Prestige, lo conosce?” replicò sincera, l’uomo restò per un breve istante in silenzio, Emma ebbe l’impressione che la sua postura si fosse irrigidita, ma la cosa durò qualche secondo perché Max rispose, “Sì, lo conosco.”

“Me ne parli la prego, sa è la prima volta che ci vado” chiese, senza mezze misure, Max pigiò l’acceleratore e s’immesse nella carreggiata, poi distolse lo sguardo dalla strada per qualche secondo, giusto il tempo di squadrarla da capo a piedi, ma rimase in silenzio, quel gesto inatteso e quello sguardo indagatore, produssero in Emma uno strano disagio.

Per un istante, Emma pensò che quello sguardo nascondesse in realtà una mera valutazione, e che lei probabilmente non aveva superato l’esame, così disse “Che c’è da guardare? Non ritiene che faccia bene ad andarci?” Max fece una smorfia di disappunto, non avrebbe voluto scrutarla in quel modo, ma come gli accadeva spesso, non riusciva a dominare i propri impulsi.

“Sono stato imperdonabile, mi scusi è che… se fosse stata mia avrebbe pagato caro questa imprudenza. Uscire tutta sola in una notte simile per recarsi al Prestige le sarebbe costato molto, mi creda” sentenziò senza controllo.

Emma non realizzò subito il significato di quelle parole, infatti ciò che disse confermò il fatto di non aver colto affatto quello strano messaggio, “Io non ho paura della nebbia e poi sono sola, nessuno può dirmi cosa devo fare” disse.

Max si schiarì la voce, quell’affermazione gli procurò un prurito alle mani, “Peccato” replicò secco, “Peccato per cosa?” rincalzò lei,

“Che non abbia nessuno che le dica cosa deve fare. A volte è salutare lo sa?” concluse Max.

Emma sentì un fremito lungo la schiena, quella conversazione sembrò svilupparsi in una direzione inattesa, “Ma non è stata una mia scelta, è solo successo. Non ho mai trovato nessuno abbastanza interessante da farmi sentire una vera donna” dichiarò senza peli sulla lingua.

Le erano uscite così quelle parole, senza pensare, non l’avrebbe mai fatto con nessuno, ma quello sconosciuto iniziò a scatenarle dentro una strana bramosia, pertanto aveva scelto di essere sincera.

Max si scosse, sterzò sul ciglio e parcheggiò l’auto improvvisamente.

Emma restò basita da quel gesto, non riuscì proprio a comprenderne il significato, cosa voleva fare?

Ma lui la stupì, la stupì davvero.

Si girò verso di lei avvicinandosi al suo viso, Emma riuscì a vedere quegli occhi di smeraldo, e d’un tratto il fiato le mancò, paralizzandola all’istante, “Nessuno d’interessante, hai detto?” chiese Max, quasi incredulo di aver udito davvero quell’esclamazione, Emma deglutì, era passato al tu di prepotenza ma ciò non le causò offesa, anzi, così riuscì a rispondere, “Sì, è così.”

La sua conferma portò Max ad essere sincero, così sincero, da non rendersi conto di aver di fronte una perfetta sconosciuta, “Cosa cerchi al Prestige, Emma? Vuoi un Master che ti sculacci e ti incateni per poi farti venire fino a sfinirti?”

Quel tono autorevole e di sfida portò Emma a rispondergli di getto,

“Può darsi.”

“E come fai a sapere se è quello che vuoi, in fondo non conosci i tuoi desideri” disse l’uomo inarcando il sopracciglio destro, “Ma io so cosa voglio” dichiarò la donna, cercando di dominare il battito impazzito del suo cuore, dato che era partito a razzo come fosse stato un cavallo impazzito.

“Illuminami, ti prego” chiese Max, curioso e disorientato, a quella richiesta Emma si chiuse, divenne seria, quindi rispose “Perché dovrei farlo? Non ti conosco.” “È vero, ma ti prego di fare uno sforzo, i tuoi desideri m’interessano” dichiarò Max, senza controllo.

“Perché?” domandò Emma, “Forse potrei aiutarti ad esaudirli” rispose sincero l’uomo.

“E perché lo faresti?” rincalzò la donna, quasi che quella conversazione si fosse trasformata in una sfida, “Sento che potrei essere abbastanza interessante per te” annunciò Max, sfoderando un sorriso enigmatico.

Emma rimase sconvolta dalle sue parole.

Non avrebbe mai creduto di far colpo su un esemplare di quella portata, anche se dal tono della sua voce, aveva compreso che anche per lui pareva una sfida, una sfida dal sapore sublime.

“Mi stai sfottendo vero? Non sei affatto interessato a me, sei solo curioso di conoscere aspetti di una donna che non conosci” dichiarò Emma, cercando di ricomporsi, Max si fece serio.

“Può darsi che lo sia, ma se non fosse davvero così? Io non penso che i fatti accadano per caso, preferisco credere nel destino, e quest’incontro ha tutta l’aria di essere intrigante” dichiarò.

“Cosa dovrei dire adesso?” continuò Emma, piuttosto spiazzata, dato che ciò che stava provando di fianco a quell’uomo, non avrebbe avuto parole da descrivere, “Confessami quello che desideri, voglio saperlo Emma!” ordinò, in tono autoritario.

Fissò quel volto sentendosi in fiamme, poi si confessò.

“Voglio appartenere a qualcuno, Max!”

Il sorriso si dipinse sul volto di quell’uomo sconosciuto e affascinante, poi si ricompose, riaccese l’auto e, prima di riprendere il viaggio disse con voce autorevole, “Allora posso accontentarti.”

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