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Emma

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Alexandra Steel
25
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9.0
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Riepilogo

Emma ha un lavoro ben pagato e un appartamento di sua proprietà ma è sola, sola da morire. Una sera prende una decisione, una decisione che catapulterà la sua vita in un mondo sconosciuto, portandola a conoscere un lato di sé, oscuro e inaccettabile. E’Max ad accenderla, un uomo dal passato misterioso che la introdurrà nell’ambiente del Prestige, un locale trasgressivo di sua proprietà, dove il bondage è lo strumento prediletto. Ma Emma non è una donna comune, Emma ama le sfide e non cederà facilmente alle lusinghe di quest’uomo famoso per essere il miglior Master in circolazione. Lei combatterà fino alla fine per non sottomettersi, ma un segreto verrà alla luce, un segreto che catapulterà entrambi nel passato, riportandoli indietro nel tempo.

MiliardarioCoppiaVendettaAmoreSessoPassioneDominantePossessivoSentimentaleBDSM

Capitolo 1

Al termine del suono della campanella, un nuvolo di ragazzi si riversò nello spiazzo, tutti sembravano avere una maledetta fretta. Qualcuno chiacchierava animatamente, qualcun’altro mostrava un disagio dettato evidentemente dalla ‘noia’ di una lezione non proprio interessante, ma c’era anche chi, invece, sembrava perso nei propri sogni, sogni di conquista.

Improvvisamente, da quel marasma di ormoni ‘impazziti’, trasudanti dalle movenze di quei corpi ancora acerbi, uno spazio divenne quasi un sentiero, come ad attendere qualcuno che stava arrivando.

Due ragazze si fecero largo tra quella calca, carine, disinibite, quasi sexy; iniziarono a percorrere quel ‘margine’ angusto che si era appena aperto, il cui confine era delimitato da una siepe ‘umana’.

Emma, bionda e longilinea, camminava disinibita, i capelli ondeggiavano, mantenendo il ritmo della sua andatura, mentre faceva scorrere i suoi occhi grandi e celesti in direzione di tutti quei volti che la stavano scrutando.

Sorrideva compiaciuta, per lei era facile, quel paio di labbra che madre natura le aveva donato, sembravano appartenere ad una pornostar. La maglia attillata di color rosso scarlatto che scendeva oltre i fianchi, non faceva altro che fasciare completamente la linea del suo punto vita, giusto per far risaltare quel suo fantastico sedere a mandolino.

Sotto, un paio di pantaloni attillati color nero, facevano la loro bella figura, stringendo come una seconda pelle le sue gambe snelle e ben fatte.

Maria, invece, era bruna e piuttosto alta, ma non era un tipo appariscente.

Eppure, aveva occhi verdi, magnetici, dal taglio importante, sempre pronti a ipnotizzare chiunque la guardasse. I suoi jeans attillati, leggermente smunti, abbinati ad una felpa aderente che complessivamente le donava, non la facevano passare inosservata.

Il ragazzo arrivato a metà anno scolastico, non era tra la calca, e non mostrava, all’apparenza, un interesse invadente, in realtà preferiva rimanere appartato per godersi il momento in cui Emma gli fosse passata davanti.

Quella ragazza era il suo sogno impossibile, colei che lo costringeva a passare quasi tutte le notti insonni.

Emma la famosa Emma, nonché la ragazza più stronza della scuola, ma anche la più affascinante.

Per lei sarebbe andato nel fuoco.

L’aspettava sempre all’esterno del cortile, ogni giorno, sperando di vederla, illudendosi di superare quella timidezza assurda che lo attanagliava ogniqualvolta se la trovava davanti, ma invano.

Allora si accontentava d’incontrare quegli occhi che popolavano i suoi sogni quasi tutte le notti, e bastava quello per alimentare la sua fantasia celata, il suo desiderio recondito, quello e basta.

Attendeva che la calca si sfasciasse, poi indugiava qualche minuto, infine seguiva le ragazze a distanza, per raggiungere il posto segreto, quello dove avrebbe potuto osservarle meglio.

Era arrivato solo da pochi mesi, dato che la famiglia si era trasferita per lavoro, così suo malgrado aveva dovuto adattarsi, perché Berlino era una città diversa, lontana dal luogo in cui aveva vissuto fin da piccolo.

Ad un tratto l’amico che attendeva arrivò, era trafelato, “Sei in ritardo” gli disse, piuttosto seccato, “Scusa” replicò l’altro, riprendendo il fiato, “Dai andiamo, altrimenti ci perdiamo lo spettacolo” ordinò perentorio, il ragazzo nuovo.