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Capitolo 2

L’ansia attanagliò entrambi, come fosse una entità solida, pronta a stringere le loro gole divenute arse per l’attesa, un’attesa che ormai stava durando da qualche minuto.

Era il martedì, quel giorno tanto atteso, agognato, perché alle ore undici, avrebbero potuto raggiungere l’antro nascosto, e da lì spiare le ragazze che si sarebbero spogliate per la ginnastica artistica.

Avevano percorso il cortile e si erano infilati nella cantina; quindi, avevano raggiunto il seminterrato che ospitava un lungo corridoio che si snodava proprio di fianco allo spogliatoio della piccola palestra; tuttavia, il tempo a loro disposizione sarebbe stato poco, solo dieci minuti, poi le lezioni sarebbero ricominciate.

La grata che alloggiava l’impianto di riscaldamento era stata scardinata, sarebbe bastato infilarsi a carponi per assistere allo spettacolo dall’altra parte, l’importante sarebbe stato non farsi scoprire.

Avrebbero dovuto solo stare in silenzio e guardare, guardare attraverso quel fine reticolo di ferro che li avrebbe separati dai corpi di quelle giovani studentesse.

Ora, distesi fianco a fianco, grondanti di sudore e piacere, non vedevano l’ora di sentire quella voglia appagante, che faceva gonfiare i loro cazzi, fino a farli scoppiare dalla gioia.

“Eccole” sussurrò l’amico, “Stai zitto” rispose colui che aveva organizzato tutto, il ragazzo introverso e misterioso che era arrivato da poco.

Erano le solite quattro ragazze scelte per il saggio di fine anno, ma per lui ce n’era solo una che gli scatenava dentro una bramosia senza fine, la famosa Emma.

Emma dai capelli lunghi e biondi, Emma dal culo a mandolino con quella strana voglia sulla natica, che ricalcava la forma di un cuore, un cuore che lui avrebbe voluto baciare, succhiare, perfino mordere.

“Cristo” ansimò, quando lei si tolse la maglietta e i pantaloni restando solo col reggiseno e gli slip.

‘Ti prego voltati, fatti guardare’ pensò e, inaspettatamente, quel giorno il suo desiderio fu esaudito.

Ogni martedì ammirava la linea dei suoi fianchi, le sue lunghe gambe affusolate e quei seni sodi, immaginandone i capezzoli e l’aureola, nascosti da quel reggiseno che non si toglieva mai, ma questo martedì Emma fece di più, esaudì il suo più grande desiderio, quello di farsi vedere.

Si girò verso la grata, tolse il reggiseno e gli slip mostrandosi completamente nuda, restò ferma per pochi istanti, istanti che parvero eterni, poi s’infilò gli indumenti aderenti che usava per ballare, una sorta di costume attillato che non faceva altro che esaltarne le forme, e attese stando immobile.

Quel gesto improvviso portò i due ospiti nascosti ad uno spasmo atroce, l’amico preso dal panico si defilò fuggendo sul più bello, ma non lui, lui non si spostò.

All’improvviso l’istinto lo investì, era arrivato al limite, prese a menare il suo cazzo, divenuto ormai un’asta gonfia e ingovernabile e, per la prima volta, provò un’estasi incontrollabile, raggiungendo il suo primo vero orgasmo strozzato nel silenzio, ma così intenso da lasciarlo senza energie.

Quel culo a mandolino, la linea dei fianchi soffici e armoniosi, quel seno piccolo ma sodo, quella fica appena incorniciata da una peluria chiara e, quel viso contornato da una cascata di capelli biondi, l’avevano disarmato completamente, sopraffatto, lasciandolo senza controllo e difese.

Quei suoi sogni si erano fatti realtà, era appena successo, e lui aveva potuto vedere quel corpo tanto bramato che aveva popolato le sue fantasie fin da quando si era trasferito in quella scuola.

L’aveva notata subito Emma, perché era l’unica con cui non era riuscito a relazionarsi.

E questa mancanza di coraggio non era stata dettata dal fatto che aveva problemi con le ragazze, anzi, ma con lei era scattato qualcosa, qualcosa che lo aveva bloccato.

Avrebbe fatto pazzie per starle assieme, sarebbe anche andato nel fuoco se fosse stato necessario, ma una cosa non avrebbe mai saputo, quella ragazza gli avrebbe riempito la strada di ostacoli.

Nel momento in cui le ragazze lasciarono lo spogliatoio si riprese, sgusciò da quel buco, si ricompose cercando di essere presentabile, quindi prese a correre verso l’esterno.

Ma era tardi, troppo tardi, nel momento in cui uscì dal seminterrato, una grossa mano gli arpionò il braccio, “Adesso la pagherai, depravato che non sei altro. Sei proprio nei guai” dichiarò il guardiano della scuola, scuotendolo con forza.

Per lui non ci fu più scampo, l’espulsione avvenne nel giro di due giorni e la punizione si fece reale, solida, vera.

Passò un mese rilegato in casa, quindi fu trasferito in un collegio di soli maschi, dove avrebbe terminato le scuole obbligatorie.

Ma quel viso, quel corpo e quella voglia sul culo a mandolino, lo avrebbero accompagnato per sempre, sognandolo per il resto dei suoi anni.

Emma…

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