Capitolo 2: Una Calda Discussione
Capitolo 2: Una Calda Discussione (e un Cane Perspicace)
Caserma dei pompieri di Hamilton
Hamilton, Montana, Stati Uniti d'America
25 dicembre 2000
La caserma dei pompieri di Hamilton, solitamente vibrante per l'agitazione delle chiamate d'emergenza e le battute scherzose, era immersa in un silenzio quasi sacro. Niente più campanelli assordanti, niente più sirene ululanti. Solo il crepitio lontano del fuoco nel camino e un respiro collettivo di incredulità. Sette paia di occhi di pompieri, più abituati ad anticipare la propagazione delle fiamme che a contemplare una culla improvvisata, fissavano il cesto di vimini posato ai piedi del loro capo. Al suo interno, un piccolo esserino, Melody, sbatté le sue grandi palpebre grigie, un adorabile ciuffo rossiccio che sfidava le leggi della gravità, un perfetto disordine capillare. Sembrava osservare l'assemblea di uomini robusti con la stessa innocente curiosità con cui un gattino scoprirebbe un gruppo di elefanti.
«Un... un bambino», ripeté David «Il Surfista», con la mascella ancora penzoloni. La sua figura atletica sembrava improvvisamente rigida e a disagio. «Uno vero, con le dita e tutto. Le dita piccolissime. Che fa la cacca e la pipì!» Fece un passo incerto verso il cesto, poi indietreggiò altrettanto rapidamente, come se la bambina dovesse improvvisamente trasformarsi in una gigantesca lancia antincendio. L'idea di manipolare una creatura così fragile sembrava più terrificante di qualsiasi incendio.
Nonno Bob, il decano d'esperienza della squadra, almeno in termini di età e buon senso pragmatico, fu il primo a rompere il ghiaccio. Si avvicinò con inaspettata tenerezza, le sue grandi mani callose si posarono delicatamente sul bordo del cesto. «È così piccola, la povera bimba. Sembra che Babbo Natale abbia dimenticato le batterie, non fa nemmeno un rumore.» Tentò un sorriso, ma l'emozione era palpabile nella sua voce. I suoi occhi castani si intenerirono osservando il bebè.
Kenneth «Carota», con i capelli fiammeggianti quasi rossi come il casco da pompiere che aveva accuratamente riposto prima, scoppiò a ridere nervosamente. «Non sappiamo nemmeno come funziona un bambino! Non è come una pompa, non possiamo leggere il manuale tecnico o smontarla per vedere cosa non va!» Lanciò uno sguardo in preda al panico ai suoi compagni, come se stesse cercando istruzioni su un estintore.
Thomas «Pollicino», i cui occhi azzurri si sbarravano ad ogni nuova situazione inaspettata, aggrottò la fronte, perplesso. «Ma... cosa facciamo adesso, Capo? La mettiamo sul camion? Sembra un po' piccola per portare un tubo o arrampicarsi su una scala.» L'idea di un neonato in uniforme da pompiere provocò qualche sorriso soffocato, rompendo un po' la solennità.
Una risata soffocata, poi un'ondata di mormorii confusi attraversò l'assemblea. William teneva ancora la lettera della madre, il suo sguardo perso tra le righe scritte con mano tremante e il viso pacifico di Melody. I suoi stessi occhi azzurri penetranti, così spesso vivaci e pieni di bonarietà, riflettevano un'insolita gravità, un amaro mix di recente dolore e inaspettata tenerezza. Il lutto per Maddy era una ferita aperta, e questa improvvisa apparizione sembrava smuovere sentimenti che credeva sepolti.
«La lettera...», cominciò William, la sua voce grave che ruppe il silenzio. La rilesse ad alta voce, le parole risuonarono stranamente nell'atmosfera festosa improvvisamente spenta. «"A chi troverà il mio bambino, vi affido la cosa più preziosa della mia vita. Non posso tenerla e proteggerla. Non è per mancanza d'amore, ma per disperazione. Suo padre non deve mai saperlo. Datele una vita migliore, un amore che io non posso offrirle. Il suo nome è Melody."»
Un silenzio perplesso e pesante seguì la lettura. «Suo padre?», si stupì Kris «Il Re delle Scale», che era finalmente riuscito ad appendere la sua gigantesca stella di Natale al soffitto, ma la cui attenzione era ora completamente rivolta al dramma inaspettato. «Sembra una scena da film! Tipo, "Il misterioso bambino di Natale"!»
«Succede più spesso di quanto si pensi», disse Scott «Signore Sorriso», il suo abituale ottimismo temporaneamente eclissato dalla gravità della situazione. Il suo volto solitamente allegro mostrava una rara espressione di serietà. «Madri disperate... La loro non è una vita facile, soprattutto per un atto del genere.»
Nel frattempo, Capitano si era messo comodo vicino al cesto. La sua imponente carcassa di cane da guardia si era trasformata in un'attenta tata. Annusava il piccolo fagotto rosa con una serietà inaudita, la coda che batteva dolcemente l'aria, non per agitazione, ma per una curiosità protettiva. Leccò delicatamente il piccolo piedino paffuto di Melody che spuntava dalla morbida coperta a quadri, provocando un minuscolo gorgoglio da parte del bebè. Gli uomini, sorpresi da questo gesto quasi umano, si scambiarono sguardi.
«Sembra che Capitano abbia trovato la sua nuova migliore amica», scherzò David, cercando di alleggerire l'atmosfera. «Ci fa una mascotte ufficiale per gli anni a venire, almeno. Una mascotte che non perda peli, speriamo.»
William sorrise debolmente. Ripensò a Maddy, al suo sogno di fondare una famiglia, un sogno infranto così brutalmente un mese prima. Questa piccola creatura, abbandonata, vulnerabile, con i capelli rossi come i suoi e gli occhi grigi così simili a quelli della sua defunta moglie... Era una coincidenza sorprendente, inquietante, quasi soprannaturale. Una scintilla, un debole ma persistente barlume, attraversò il suo cuore in lutto.
«La prima cosa da fare è chiamare i servizi sociali», dichiarò David, riprendendo il suo ruolo di assistente con un tentativo di fermezza. «Si occuperanno di lei, la metteranno al sicuro. È la procedura, Capo.»
«I servizi sociali?», esclamò Nonno Bob, con il cuore in mano e la delusione visibile sul suo viso rugoso. «Ma Capo, è Natale! Non possiamo lasciarla andare così, da sola in una casa famiglia! Guardatela, è così carina! Non potremmo trovarle un posto qui?» Il suo sguardo supplichevole si posò su William.
«Carina, forse, ma affamata, questo è certo», osservò Kris, il suo sguardo da scalatore abituato a individuare i dettagli più minuscoli e i segni di disagio. «Abbiamo del tacchino arrosto per noi, ma non credo che mangi crocchette. Ci serve del latte, e in fretta!»
«E un pannolino pulito, non sarebbe male nemmeno quello», aggiunse Thomas, il viso che faceva una smorfia all'idea. «Credo che Nonno Bob sia il più adatto a occuparsene, visto che è il più... ehm... esperto nella gestione di piccoli disordini.» Fece l'occhiolino maliziosamente a Bob, che gli lanciò un'occhiataccia.
«Ehi!», protestò Bob, con le sopracciglia aggrottate. «La mia esperienza si limita alle ghirlande luminose che si aggrovigliano e agli scherzi di Babbo Natale che vanno a male, non ai bambini che fanno... che fanno i rumori da bebè!» Agitò le mani in segno di sconforto.
Un leggero annusare si sentì vicino al cesto. Capitano, il grande Malinois, aveva spinto il muso sotto la mano di William, gli occhi imploranti fissi sul suo padrone. Sembrava dire: Non lasciarla andare, Capo. Ora è nostra. L'ho trovata io. L'ho portata io. È il mio tesoro di Natale. Il suo atteggiamento era così umano che gli uomini ne furono ancora più commossi.
William guardò il cane, poi i volti dei suoi uomini, ognuno esprimendo una toccante miscela di confusione, tenerezza non dissimulata e goffo umorismo. Erano una famiglia, dopotutto. Una famiglia forse disfunzionale, composta da personalità forti ed eccentriche, ma una famiglia unita dalle prove e dal cameratismo. E questa piccola cosa innocente era inaspettatamente capitata nel loro cerchio, rompendo la loro routine e riscaldando i loro cuori induriti.
«Cominciamo con questo», decise William, un lento sorriso si disegnò sulle sue labbra, un sorriso che finalmente raggiunse i suoi occhi per la prima volta dopo settimane. «Chi ha un... ehm... un pannolino pulito? E del latte. Abbiamo del latte, vero? E un biberon? Non latte di mandorla, Carota, per favore.» Lanciò uno sguardo divertito a Kenneth.
Gli uomini si guardarono, poi scoppiarono a ridere, una risata nervosa ma calorosa che spazzò via la tensione. L'assurdità della situazione era palpabile. Pompieri, uomini duri e virili, le cui mani erano abituate a maneggiare asce e manichette antincendio, erano ora alla disperata ricerca di forniture per bambini. Lo spettacolo prometteva di essere memorabile, una storia che avrebbero raccontato per anni attorno al fuoco della caserma.
«Credo di avere una vecchia coperta di mia nipote nel mio armadietto!», esclamò David, già in cammino verso gli spogliatoi, con aria risoluta.
«Posso scaldare dell'acqua per sterilizzare un... ehm... qualsiasi cosa assomigli a un biberon!», gridò Scott, riacquistando un po' del suo ottimismo.
«Ho visto un negozio di giocattoli aperto d'urgenza stamattina, posso andarci a prendere quello che serve!», propose Thomas, già pronto a balzare fuori dalla caserma.
Mentre il gioioso caos riprendeva il sopravvento, William sentì il piccolo dito di Melody stringersi sul suo, una presa sorprendentemente ferma per un essere così minuscolo. Un calore inaspettato si diffuse nel suo petto. Il lutto per Maddy era ancora lì, un'ombra persistente, ma quella piccola mano, quell'esserino, portava una nuova luce, una strana e inestimabile promessa di vita. Il destino, decisamente, aveva un senso dell'umorismo particolare quel Natale, e gli aveva affidato un dono ben più grande e significativo di tutti quelli che si accingevano a distribuire ai bambini disagiati di Hamilton. Melody era lì, e la sua presenza avrebbe trasformato le loro vite, per sempre.
