
Riepilogo
Melody Cameron e Ryan Stewart, due anime dolci e generose, sono destinati ad affrontare molte prove nel corso della loro vita. Melody, abbandonata da piccola davanti alla caserma dei pompieri, è stata adottata dal capo dei pompieri, da poco vedovo. È cresciuta circondata dall'amore e dall'attenzione del padre adottivo, sviluppando una passione per la pasticceria. Oggi gestisce la sua pasticceria, immergendosi anima e corpo nelle sue dolci creazioni. Ryan, invece, è il più giovane dei fratelli Stewart. La sua famiglia è stata colpita da un destino tragico, perdendo i madre molto giovani a causa di un cancro fulminante. Ha trovato rifugio nella natura e nel ranch di famiglia, dove prospera lontano dal trambusto del mondo. Melody e Ryan sono destinati a incrociarsi più volte, le loro vite si intrecciano senza che osino fare il grande passo. Ryan è radicato nella sua vita al ranch, mentre Melody fiorisce nell'arte della pasticceria. Il destino li unirà, o uno di loro avrà il coraggio di fare il primo passo?
Capitolo 1: Un regalo inatteso
Questo libro è un'opera di finzione. Tutti i nomi, i personaggi, le aziende, i luoghi, gli eventi e gli incidenti sono il prodotto dell'immaginazione dell'autore o utilizzati in un contesto fittizio. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, o con eventi reali è puramente casuale.
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Copertina: Violet Crosby
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Capitolo 1: Un regalo inatteso
Caserma dei pompieri di Hamilton
Hamilton, Montana, Stati Uniti d'America
25 dicembre 2000
Le luci fioche della caserma dei pompieri di Hamilton proiettavano ombre tremolanti sulla giovane donna. Era tardi, ben oltre la mezzanotte, il silenzio pesante rotto solo dal respiro irregolare della brezza invernale. Il freddo pungente di quella notte di Natale si infiltrava impietosamente attraverso il suo sottile cappotto, gelandole le ossa fino al midollo. Le sue guance, un tempo così piene di vita, erano arrossate dal vento sferzante, e i suoi occhi nocciola, solitamente vivaci e scintillanti, erano ormai annegati in una fonte inesauribile di lacrime. Ogni parte del suo essere urlava di dolore mentre stringeva al cuore un cesto da picnic in vimini, il suo prezioso contenuto avvolto in una morbida coperta con motivi infantili. Ogni passo verso la caserma era una tortura, uno strappo insopportabile, l'amputazione dolorosa di una parte di sé, un sacrificio che non avrebbe mai creduto di dover fare.
Arrivata davanti all'enorme porta rossa della caserma, esitò, il suo respiro corto e affannoso condensandosi in piccole nuvole bianche nell'aria gelida. Un singhiozzo silenzioso le scosse le fragili spalle, ma si rifiutò di lasciarlo sfuggire, di rompere il fragile bozzolo della sua disperazione. Guardò un'ultima volta il cesto, il suo sguardo si soffermò sul piccolo ciuffo di capelli rossi che spuntava dalla coperta, un segno distintivo e innocente della vita che stava per abbandonare. Melody, pensò, il suo nome che risuonava come una preghiera spezzata nel silenzio opprimente della notte, una melodia dolce e triste che non avrebbe mai avuto il diritto di cantare.
Con disperata risoluzione, nata dalla più profonda delle sofferenze, depose delicatamente il cesto sulla fredda soglia, il suo cuore che batteva all'impazzata nel petto, minacciando di sfuggire a ogni doloroso battito. Ogni secondo trascorso lì era un rischio maggiore di essere vista, di essere costretta a tornare sulla sua decisione, a riprendere un fardello che non poteva più portare. Infilò rapidamente una lettera piegata all'interno, vicino al bambino che dormiva pacificamente, ignaro del dramma che si svolgeva intorno a lui. Un ultimo sguardo pieno di dolore infinito, di amore straziante, poi si voltò e fuggì nella notte, i suoi passi rapidi e irregolari la portavano lontano, sempre più lontano, dall'unica speranza che le restava. Scomparve nell'oscurità, come un'ombra fantasma, portando con sé il suo segreto e il suo dolore.
All'interno della Caserma...
Il gioioso crepitio del fuoco nell'immenso camino e le risate sonore, intrise della convivialità delle feste, riempivano ogni angolo della caserma dei pompieri di Hamilton in quel giorno di Natale del 2000. L'aroma confortante del tacchino arrosto, intriso di erbe aromatiche, si mescolava al dolce profumo dei biscotti appena sfornati, creando un'atmosfera festosa e calorosa che invitava al conforto. Gli uomini della caserma, una banda di fratelli uniti dal pericolo condiviso e da un'incrollabile cameratismo, erano in piena effervescenza, ognuno intento al suo compito con un'energia contagiosa. Ghirlande scintillanti pendevano un po' storte, e un albero di Natale, decorato con un entusiasmo che solo dei pompieri, abituati all'azione e al caos controllato, potevano manifestare, troneggiava orgogliosamente in un angolo, le sue luci lampeggianti proiettavano riflessi colorati sulle pareti.
«Forza, ragazzi! Chi si occupa del purè quest'anno? Spero che questa volta non abbia la consistenza di malta!», lanciò David Hanson, il vicecapo, affettuosamente soprannominato «Il Surfista» per la sua chioma bionda scompigliata e i suoi occhi verdi scintillanti che riflettevano il suo spirito spensierato. Stava destreggiandosi con una pila instabile di lattine, evitando per un pelo una collisione esilarante con Kenneth Wallace, soprannominato «Carota», i cui capelli rossi fiammanti sembravano volere prendere fuoco al semplice accenno di un compito culinario, tanto era maldestro in cucina.
«Certamente non io! L'ultima volta, ho trasformato le patate in colla da parati, avremmo potuto tappezzare tutta la caserma con quella!», esclamò «Nonno» Bob Murphy, un uomo di buon cuore e di contagiosa cordialità, che, nonostante il suo soprannome, era tutt'altro che anziano. Stava cercando disperatamente di districare una ghirlanda luminosa che assomigliava stranamente a un nido di serpenti fosforescenti, provocando risate divertite intorno a lui.
William Cameron, il capo della caserma, alias il «Gigante Gentile» per la sua imponente statura di sei piedi e cinque pollici e la sua chioma fulva fiammante, osservava la gioiosa confusione con un sorriso stanco. I suoi occhi azzurri penetranti, solitamente vivaci di malizia e bonarietà, portavano ancora l'ombra recente della perdita. Sua moglie, Maddy, non c'era più da un mese, portata via da una malattia fulminante, lasciando un vuoto immenso, spalancato, nel suo cuore e nella vita della caserma. Il Natale, quest'anno, era una prova straziante, una montagna di ricordi agrodolci che si sforzava di scalare. Aveva passato la mattinata a organizzare la distribuzione dei regali per i bambini svantaggiati e i giovani pazienti dell'ospedale di Hamilton, immergendosi anima e corpo nel lavoro per sfuggire al silenzio assordante del suo stesso dolore.
In mezzo a questa contagiosa effervescenza, Capitano, un maestoso pastore belga Malinois e il vero guardiano della caserma, stava facendo un pisolino ai piedi dell'albero di Natale, russando pacificamente e sognando senza dubbio di palline e dolcetti. Ma all'improvviso, un tenue lamento, un piagnucolio leggero e persistente, perforò il brusio circostante, un suono estraneo e inatteso. Capitano, con le orecchie dritte come antenne, gli occhi semichiusi che si aprivano lentamente, ringhiò dolcemente, un avvertimento istintivo. Si alzò con un'agilità sorprendente per la sua mole, la coda che batteva l'aria con insolita curiosità, il corpo teso da un'improvvisa allerta. Il suono sembrava venire dall'esterno, proprio davanti alla porta principale della caserma, ora più chiaro.
Gli uomini, troppo impegnati a dibattere sui meriti comparati del ripieno di castagne e del ripieno di mele, non avevano sentito nulla. Capitano, fedele al suo posto e al suo affinato istinto di protettore, si diresse con passo determinato verso la porta, il muso che annusava l'aria fredda di dicembre, identificando la fonte del suono. I lamenti si fecero più chiari, più pressanti, piccoli strilli strazianti che non potevano essere ignorati. Grattò la porta con una zampa, poi emise un piccolo lamento lamentoso, attirando finalmente l'attenzione di William.
«Che c'è, campione? Hai visto uno scoiattolo gigante che ha rubato il tacchino?», scherzò Kris Lambert, «Il Re delle Scale», un uomo esile e agile che si apprestava a salire una scala per appendere un'enorme stella di Natale al soffitto, sempre pronto all'azione.
Ignorando gli scherzi amichevoli, Capitano continuò ad agitarsi freneticamente davanti alla porta, il suo sguardo supplichevole rivolto a William. Incuriosito, il capo Cameron si alzò, la sua grande silhouette eclissò il focolare e la gioiosa scena della cucina. «Che ti preoccupa, Capitano? Sembra che tu abbia trovato il tesoro nazionale», chiese, avvicinandosi con un pizzico di divertimento.
Nel momento in cui William aprì la porta, una corrente d'aria gelida si riversò all'interno, portando con sé i vagiti ora distinti e strazianti di un bambino. Sul gradino gelato, in un semplice cesto da picnic in vimini, avvolto in una morbida coperta a quadri, giaceva un neonato. Capitano, senza aspettare un ordine, afferrò delicatamente le maniglie del cesto con la bocca e, con un movimento sicuro e istintivo, entrò nel calore confortante della caserma, depositando il suo prezioso fardello proprio davanti ai piedi del capo. Un gesto di inaspettata tenerezza, quasi umano.
Il silenzio cadde di colpo, pesante e assordante. Il trambusto natalizio svanì, sostituito da un mutismo attonito. Tutti gli occhi si voltarono, increduli, verso il cesto, poi verso il bambino che, ora al caldo e al sicuro, aveva smesso di piangere e guardava il mondo con grandi occhi grigi, un piccolo ciuffo di capelli rossi, disordinati ma adorabili, eretti sulla testa.
«Mio Dio...» mormorò David, il primo a ritrovare la voce, la mascella caduta. «È... è un bambino. Uno vero.»
Il capo Cameron, pallido in volto, segnato dalla sorpresa e da un'emozione crescente, si inginocchiò lentamente, come se il mondo intero si fosse fermato all'improvviso. Il bambino lo guardava con curiosità innocente, le sue piccole dita paffute si agitavano e afferravano l'aria. Accanto al neonato, una lettera piegata, arrotolata e legata da un nastro sciolto, era posata nel cesto. William la afferrò, le mani tremanti, e cominciò a leggere, la sua voce bassa e roca, appena udibile sopra il silenzio circostante:
«A chi troverà il mio bambino,
Ti affido la cosa più preziosa della mia vita. Non posso tenerla e proteggerla. Non è per mancanza d'amore, ma per disperazione. Suo padre non deve mai saperlo. Dagli una vita migliore, un amore che io non posso offrirgli. Il suo nome è Melody.»
La lettera, bagnata da alcune lacrime antiche, non conteneva né nome, né data, né alcuna informazione sull'identità della madre o sulle circostanze di questo straziante abbandono. Solo queste poche righe, incise sulla carta, un grido silenzioso di angoscia e amore materno, un addio forzato.
Lo shock iniziale, bloccato dalla sorpresa, lasciò il posto a un'ondata di emozione collettiva. «Un bambino… il giorno di Natale», mormorò Scott Sinclair, soprannominato ««Signore Sorriso» per il suo incrollabile ottimismo, il suo viso solitamente allegro segnato da un'inaspettata gravità.
«Che facciamo, capo?», chiese «Pollicino» Thomas William, il più piccolo della squadra, con gli occhi sbarrati per la sorpresa e un pizzico di paura di fronte a questa inattesa responsabilità.
William non rispose subito. Guardò il neonato, i suoi grandi occhi grigi profondi, quel piccolo ciuffo di capelli rossi... lo stesso colore vibrante del suo e i suoi occhi grigi così simili a quelli della sua defunta Maddy. Un'ondata di tenerezza inaspettata lo sommerse, scacciando il dolore lancinante che lo abitava da un mese, anche solo per un istante fugace. Allungò un dito, che la piccola Melody afferrò con una forza sorprendente, una piccola presa salda per un essere così piccolo. Una scintilla, un barlume di speranza fragile ma persistente, attraversò il suo cuore in lutto, come una promessa in mezzo all'oscurità.
Il Gigante Gentile, vedovo da un mese, alzò lo sguardo verso i suoi uomini. I loro volti, un toccante miscuglio di perplessità, tenerezza non celata e un pizzico di umorismo goffo, lo guardavano, aspettando la sua decisione, il loro leader, il loro fratello. Capitano, orgoglioso della sua inestimabile scoperta, si era sdraiato accanto al cesto, vegliando sul neonato come sul suo più prezioso tesoro, un guardiano silenzioso e leale.
„Beh, ragazzi,“ disse William, la sua voce riacquistando sicurezza, un pizzico del suo solito umorismo che trapelava attraverso l'emozione. „Sembra che Babbo Natale abbia deciso di farci una consegna speciale quest'anno. E ha dimenticato il manuale d'istruzioni.“ Una leggera risata nervosa ma calorosa percorse l'assemblea, rompendo la tensione. „Ma credo che abbiamo un Piano B.“
Guardò Melody, il suo piccolo viso sereno, poi i suoi uomini, un lento sorriso si disegnò sul suo volto, un sorriso che gli raggiunse gli occhi per la prima volta dopo settimane. „Primo, qualcuno ha un pannolino? E secondo... credo che abbiamo un nuovo membro in squadra.“
Quel Natale, invece della consueta distribuzione di giocattoli e della routine delle feste, la caserma di Hamilton aveva ricevuto il più prezioso dei regali, un piccolo essere fragile e resiliente, un'anima nuova. E William Cameron, con il cuore spezzato dalla perdita, sentì una piccola fiamma riaccendersi in lui, una promessa di rinnovamento. Il destino, sotto forma di un cane malinois dall'olfatto acuto e di un inaspettato cesto da picnic, gli aveva appena offerto una nuova ragione di vivere, un nuovo cammino da esplorare, lastricato di amore e responsabilità insospettate. Melody era lì, e la sua presenza avrebbe trasformato le loro vite, per sempre.
