Capitolo 6

La prima cosa che faccio appena rimango sola è prendere il telefono dal comodino e collegarmi a Internet.

Come non concedono il divorzio alle donne incinte? Non può essere! Perché? È... assurdo!

Con mia grande gioia, sono proprio le parole di mia madre quelle che trovo. Una donna incinta può benissimo divorziare. Ma il marito non ha il diritto di chiedere il divorzio fino a quando la moglie non ha partorito e il bambino non ha compiuto un anno. L'eccezione è se il bambino non è suo e questo è provato in tribunale.

Mi sento come se mi si fosse sciolto un nodo dentro.

Uff!

Altrimenti mi sarei davvero spaventata.

No, capisco perfettamente che nel complesso mia madre ha ragione: considerando le nuove informazioni, la mia situazione è davvero molto complicata. Una cosa è lasciare il marito con un bambino che già va all'asilo. Un'altra è essere incinta. Ammettiamo che trovare un alloggio non sia così difficile, ma trovare un lavoro in queste condizioni... A meno che non ne parli con nessuno. È un'opzione. Dopotutto, il fatto di essere la moglie di un magnate della gioielleria non significa che io sia stupida e non sappia fare nulla. Forse la mia esperienza come contabile è davvero minima, ma ho tantissimo entusiasmo. E meno male che non ho abbandonato gli studi! Altrimenti sarebbe stata dura.

Rincuorandomi in questo modo, aspetto con calma il ritorno di mio marito. Senza mio padre. Lui, come mia madre, non ha fretta di tornare da me. O forse se ne sono andati per sempre. Visto che mia madre ha reagito così male al mio desiderio di divorziare, potrebbe aver convinto anche papà.

E se ha già detto a Tim della mia gravidanza?

Ora guardo mio marito con paura.

Se gli ha detto tutto, allora...

Cosa farà? Minaccerà anche lui di portarmi via il bambino che non è ancora nato? O dirà addirittura di sbarazzarsene, visto che presto un'altra donna gli darà un figlio...

Mi sento di nuovo male.

Probabilmente si vede dalla mia faccia, perché Tim è ancora più accigliato di prima e sembra che abbia cambiato idea su quello che stava per dire. Invece dice:

«È ora di andare a prendere Ruslana all'asilo. Posso lasciarti qui da sola? Non farai sciocchezze, vero?

Sto per ridere.

Mi sta parlando proprio adesso? Di sciocchezze...

Vorrei tanto rispondere con qualcosa di sarcastico, ma alla fine mi trattengo.

«Stai attento sulla strada», dico invece, usando una frase neutra.

Dopotutto, porterà mia figlia con la sua macchina. Senza di me. In realtà, è proprio per questo che non dico niente. Dopo le sue promesse, chi lo sa... magari la porta via e non la riporta indietro?

Tim annuisce. Vuole dire ancora qualcosa, ma alla fine tace. Però finalmente si volta e se ne va.

Espiro rumorosamente, mi appoggio al cuscino e chiudo gli occhi.

Nonostante le decisioni prese, nella mia testa è ancora un turbinio di pensieri. Non riesco ancora a credere che tutto questo stia succedendo a me. È tutto vero. Eppure stamattina Tim mi ha sorriso dolcemente prima di uscire, mi ha baciata così teneramente che mi si è fermato il cuore, mi ha confessato il suo amore... Ed ero così felice! E ora mi viene da ululare come un lupo, mi sento così male e nauseata.

Perché? Perché?

Perché non me l'ha detto, se era stanco di me? Perché così, alle mie spalle? Cosa ho fatto per meritarmi questo?

Domande stupide, alle quali non sono nemmeno sicura di voler sapere la risposta. Se solo potessi cancellare la memoria con uno schiocco delle dita. Una volta per tutte.

Il telefono mi distrae dai pensieri utopici.

«È vero?» chiede Rimma con voce agitata. «Stai davvero divorziando dal tuo oligarca?»

La mia amica d'infanzia è chiaramente in preda all'agitazione emotiva, tanto che ogni tanto la voce le si incrina. È peggio di me.

«Come lo sai?» chiedo sorpresa.

«È l'unica cosa che ti interessa in questo momento?», risponde lei con tono sarcastico.

In generale...

— Allora, da dove l'hai saputo?

Non ditemi che anche lei sta per cercare di dissuadermi! O peggio... È a conoscenza dei tradimenti di Tim, ma non ha detto nulla...