
Divorzio da un oligarca
Riepilogo
La porta si apre e vedo Tim sulla soglia della camera d'albergo. Ha i primi bottoni della camicia slacciati, i capelli arruffati, come se qualcuno glieli avesse spettinati. E nei suoi occhi verdi, quando mi vede, balenano stupore, smarrimento e poi rassegnazione. Quindi è vero? Ha un'altra... —Pauline... Che bastardo che sei, Shakhov! Vorrei dire molto di più, ma improvvisamente non ne ho più la forza. E da dietro di lui sento una voce dolce e affettuosa: —Tim, chi c'è? Sto lì, guardo i miei occhi amati e muoio in silenzio. Un attimo dopo, la ragazza stessa è lì accanto a me. Una bionda carina con un vestito semplice che non nasconde il pancione. E mi guarda con tale incomprensione che dalle mie labbra scendono lacrime. Cinque anni di matrimonio. Pensavo fossimo felici, ma a quanto pare mio marito ha un'amante. Che presto gli darà un figlio.
Capitolo 1
Polina
Che paura. Che paura terribile. Ancora non riesco a credere di aver deciso di fare questa follia. Probabilmente sono impazzita. Ma se non lo faccio, impazzirò sicuramente dall'ansia e dalle congetture. Proprio per questo, dopo aver espirato rumorosamente, busso comunque alla porta chiusa.
Un attimo di silenzio, poi la porta si apre e vedo Tim sulla soglia. Ha i primi bottoni della camicia slacciati, i capelli arruffati, come se qualcuno glieli avesse spettinati, e nei suoi occhi verde smeraldo lampeggia la sorpresa nel vedermi.
«Pauline», sussurra mio marito confuso.
E questo è il miglior segno che ho ragione. Ha davvero un'altra donna.
«Che bastardo, Shakhov!
Vorrei dire molto di più, ma improvvisamente non ne ho più la forza. Inoltre, proprio in quel momento, da dietro di lui sento una voce dolce e affettuosa:
«Tim, chi c'è?
Rimango lì, guardo i miei occhi amati e muoio in silenzio. Un attimo dopo, la ragazza stessa è lì accanto a me. Una bionda carina con un vestito semplice che non nasconde il pancione. E mi guarda con tale incomprensione che dalle mie labbra scendono lacrime.
Sembra la fine...
Eppure non avevo creduto alle voci. Fino all'ultimo avevo sperato che fossero solo pettegolezzi delle sue colleghe invidiose. Tutte loro sognavano di sposare un uomo come Timofey Shakhov, ma lui aveva scelto me. Cinque anni fa. Abbiamo vissuto cinque anni in perfetta armonia, abbiamo persino una bambina di tre anni, il nostro piccolo miracolo tanto desiderato. I medici avevano dato le previsioni peggiori, ma io ce l'ho fatta, ho portato a termine la gravidanza e ho dato alla luce una bambina sana, che ora riempie di gioia me e suo padre ogni giorno. Almeno, mi sembrava sinceramente che tutto andasse bene. Finché un giorno, in ufficio, ho sentito per caso una conversazione. Poi un'altra. E un'altra ancora. E oggi ho visto con i miei occhi che se ne andava dall'ufficio con una bionda incinta. A me invece aveva detto che aveva da fare in filiale, cancellando il nostro pranzo. Per lei. Quella che ora mi guardava con aria così incomprensibile che mi sentivo sempre peggio ogni minuto che passava.
Che stupida. Che stupida che sono.
Non riesco a trovare le parole. Mi volto e me ne vado.
E poi cosa potrei dire loro? Che sono dei moralisti? Credo che lo sappiano già entrambi. Non ha senso fare una scenata. Quindi mi asciugo le lacrime con il dorso della mano e mi allontano a grandi passi dall'hotel.
Tim non ha nemmeno avuto paura di dare il suo cognome al momento della registrazione! E la ragazza alla reception era così ingenua che non ho avuto difficoltà a ingannarla, dicendole che ero lì in vacanza con degli amici e dandole il cognome della persona a cui era stata prenotata la camera.
È stato tutto così semplice...
Ancora non ci posso credere.
A niente.
Non mi viene in mente nulla su come andare avanti.
Sono così sconvolta dalla consapevolezza di quanto mio marito sia uno stronzo e un bastardo che non riesco a pensare ad altro.
Come ha potuto! Come? È così difficile venire a dire che non ami più tua moglie, che ti sei innamorato di un'altra... Forse allora non avrei sofferto e avuto tanta paura come adesso. Anzi, avrei sofferto, certo, ma sarebbe stato onesto e giusto. Avrei capito. Non avrei fatto scenate isteriche. E non mi avrebbe colpito come se fossi l'ultima nevrotica, fino a farmi mancare il respiro e farmi male al petto.
Perché, Tim, perché mi fai questo?
Questa domanda mi martella nella mente fino all'uscita dall'hotel. E anche dopo, mentre cerco le chiavi della macchina nel cappotto. E lui, come al solito, non si trova. Probabilmente perché non riesco nemmeno a infilare la mano in tasca. Tutto mi si annebbia davanti agli occhi per le lacrime, vorrei sedermi, urlare forte e finalmente dare sfogo alle lacrime. E invece...
Dio, come è potuto succedere? Cosa fare? Come dirlo a mia figlia che io e suo padre ci stiamo separando? Ci stiamo separando, questo è certo. Non può essere altrimenti. Ma bisogna dirglielo con delicatezza, con tatto... E questo quando io stessa non ho ancora digerito la scoperta che ho fatto.
«Come sei finita qui?» sento improvvisamente dire da mio marito alle mie spalle, poi mi afferra per un braccio e mi ferma.
Mi allontano immediatamente da lui. Perché mi ha seguita? Non si è nemmeno vestito. Ma questo è l'ultimo dei miei problemi in questo momento, quindi mi limito a tirare il polso. Ovviamente lui non mi lascia andare. Non mi permette mai di scappare dai problemi, costringendomi ad affrontarli sul momento. Di solito sono d'accordo con lui, ma non oggi. Non ora. Non dopo averlo sorpreso con un'altra.
«Lasciami andare, lasciami», graccio soffocata, continuando a cercare di liberare la mano dalla sua presa.
Non voglio discutere di nulla. Non voglio nemmeno più vederlo, figuriamoci ascoltare tutte le sue patetiche giustificazioni che sicuramente seguiranno a breve. Non voglio. E soprattutto non voglio che mi tocchi dopo aver toccato un'altra donna.
«Parliamone e poi ti lascio andare», dice mio marito accigliandosi.
