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ANIME AFFINI

"Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all'improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata". - Dostoevskij

Quella notte Ste non riusciva a dormire e non era per il polpettone o perchè stava per terra su di un materasso gonfiabile. Nel rifugio buio, solo la fievole luce calda del camino gli permetteva di intravedere la sagoma di quella donna, distesa sul suo letto, abbandonata ad un sonno profondo. Avrebbe voluto starle più vicino. C'era qualcosa, come una forza magnetica, che lo attraeva verso di lei e non gli permetteva di pensare ad altro.

Durante la cena la ragazza non aveva parlato molto e non era riuscita a rispondere alle innumerevoli domande che le erano state rivolte. Non ricordava da dove provenisse, ne che cosa ci facesse nel bosco, come fosse arrivata lì. Non seppe spiegare quel suo stravagante abbigliamento e nemmeno chi l'avesse ferita. Quella inusuale freccia artigianale era l'unico indizio che avevano, ed era davvero scarso!

Il giorno seguente Ste sarebbe dovuto andare in città, per discutere con il proprietario di un locale che voleva acquistare assieme ai suoi fratelli. Avevano ormai deciso di vendere la loro casa natale ed iniziare una nuova attività: avrebbero aperto una falegnameria. Erano giorni che Stephan aspettava di avere un appuntamento con il signore Mayer, proprietario di gran parte degli immobili dell'unica via commerciale di Woodsvilles. Eppure, ora, era molto tentato a disdire quell'incontro, o a mandarci Antony. Non avrebbe voluto lasciare quella ragazza da sola per chissà quante ore.

Lilith continuava ad agitarsi nel sonno e a farfugliare incomprensibili parole. Ste si alzò dal materasso e si mise a sedere sulla poltrona, da dove aveva una miglior visuale della ragazza. Anche mentre dormiva sembrava spaventata. Il ragazzo chiuse gli occhi per un istante, sfinito, e così si addormentò, accompagnato da strani sogni di corse nei boschi e di animali selvatici.

Il sole cominciò ad illuminare il rifugio, rendendo ogni forma più nitida. Stephan aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il suo viso. Sorrise nell'incrociare il suo sguardo. Lilith era sveglia e lo stava fissando, sembrava più rilassata: «Buongiorno» sussurrò lei ricambiando il sorriso.

Ste si alzò stancamente dalla poltrona: «Buongiorno a te! Vuoi fare colazione?» le chiese con tono dolce.

Nel frattempo anche gli altri due fratelli si mossero da sotto le coperte: «Per me uova strapazzate e bacon, grazie!» esclamò Tony dopo un rumoroso sbadiglio. «Io, invece, gradirei una omelette al formaggio» ordinò Philip, come fossero al ristorante.

Il fratello maggiore guardò i due scuotendo il capo: «Voi se volete mangiare, alzatevi e andate a prendere altra legna per il camino». Poi si avvicinò al letto, dove Lilith era ancora distesa e le chiese: «Tu cosa preferisci? Abbiamo uova, latte, yogurt con cereali... un toast magari?».

Lilith guardò il suo interlocutore con un sorriso e rispose dolcemente: «Non saprei, va bene tutto. Qualsiasi cosa sarà una novità per me».

«Giusto, non ricordi nemmeno ciò che ti piace...» commentò fra se e se Stephan.

Appena Tony tornò dentro casa con la legna per il fuoco si ritrovò davanti una scena inusuale e con un che di incredibile: il suo fratello maggiore che rideva amabilmente facendo gli occhi dolci ad una ragazza davanti ad un piatto di pancake.

«La colazione è pronta, a quanto vedo!» esclamò il ragazzo con la legna fra le braccia.

Lilith era seduta al tavolo della cucina, aveva ripreso un colorito roseo e si stava gustando degli splendidi pancake ricoperti di sciroppo d'acero, ascoltando storie a quanto pare divertenti, a giudicare dal suo sorriso ed a quello di Ste che non la smetteva di parlare.

«Tony, vai tu all'incontro con il signor Mayer?» chiese Ste, mentre il fratello ridava vitalità al fuoco del camino. In quel momento uscì Philip dal bagno, giusto in tempo per assistere alla scena.

«Potrei andarci, ma stai aspettando quest'incontro da settimane» rispose Tony, scettico.

«Beh, si devono solamente discutere i termini dell'affitto... Puoi benissimo pensarci tu.»

Antony e Philip si guardarono sbigottiti. Il fratello maggiore si era sempre accollato tutte le responsabilità familiari, per sua scelta. Preferiva occuparsi di persona di tutte le questioni lavorative, anche quando il loro padre era ancora in vita, lui doveva essere sempre presente ad ogni discussione o trattativa. Stephan era fatto così: responsabile e maniaco del controllo! Quella "cessione" di responsabilità parve strana ai suoi fratelli minori, ma in quel momento c'era qualcosa, o meglio qualcuno, che aveva catturato del tutto l'attenzione del ragazzo e che sembrava essere più importante.

Dopo aver fatto colazione tutti insieme, Tony e Philip lasciarono il rifugio, lasciando il fratello da solo con la sconosciuta. Ste fece accomodare la ragazza di nuovo a letto, doveva fare meno movimenti possibili per non rischiare di far riaprire la ferita.

«Se ti senti meglio, posso darti dei vestiti puliti da indossare. Mi dispiace per il tuo abito, l'ho dovuto strappare per medicarti...»

«Non importa, è solo un po' di stoffa. Comunque mi sentirei meglio se potessi indossare qualcosa che non puzzi così tanto» rispose lei, leggermente in imbarazzo.

Stephan annuii comprensivo e si diresse verso il ripostiglio, dove vi erano conservati dei vecchi vestiti della madre. Prese una gonna lunga marrone scuro, un maglione caldo e dei calzettoni di lana. Glieli portò come fossero una reliquia, li poggiò sul letto: «Ti accompagno in bagno, così ti puoi ripulire» gli disse Ste e la ragazza fece di sì col capo, rialzandosi con fatica dal letto.

«Aspetta, ti aiuto» disse prontamente Stephan, prendendola sottobraccio.

La porta del bagno si richiuse alle spalle della ragazza e davanti al naso di Ste. Mentre il giovane si stava allontanando dalla stanza, cercando di distrarsi mettendo in ordine la cucina, la voce della sconosciuta chiamò il suo nome: «Stephan, ho bisogno di aiuto!».

Il ragazzo si precipitò alla porta e senza nemmeno bussare irruppe dentro allarmato. Lilith si spaventò per l'entrata irruenta del ragazzo, accorso come per combattere un drago e salvare la damigella indifesa. Ma in realtà quella non era una damigella indifesa, l'avrebbe scoperto molto più tardi, e l'unico "nemico da eliminare" erano i nodi del suo corsetto!

«Scusa. Io non volevo spaventarti, ma tu mi hai chiesto aiuto ed io pensavo... no in realtà non ho pensato, sono corso e basta» farfugliò il ragazzo impacciato.

Lilith lo guardò con aria dolce e divertita: «Da sola non riesco a togliermi questo abito, mi aiuti?» finì chiedendo aiuto in modo un tantino malizioso. Era evidente che quel ragazzo provasse attrazione per lei, ed anche se non ricordava nulla della sua vita, di chi lei fosse, sapeva come ammaliare un uomo e farlo pendere dalle sue labbra.

Stephan respirava pesantemente, mentre scioglieva i lacci del corsetto di Lilith, ma il momento in cui il cuore gli si fermò in gola, fu quando la ragazza, con fare sensuale, gli chiese di sfilargli l'abito: «Io non ci riesco, mi fa male la ferita... potresti togliermelo tu?!». Altra domanda fatta in modo elegantemente provocante.

Il ragazzo cercò di darsi un contegno e non tremare, mentre togliendole il vestito le sue mani sfioravano la pelle bianchissima della ragazza, che senza vergogna era rimasta davanti a lui con a dosso solamente della bizzarra biancheria intima in pelle chiara. Ste si girò immediatamente di lato, arrossendo, cercando di non guardarla, da perfetto gentiluomo. Lilith però non sembrava affatto a disagio nella sua nudità. Le veniva da ridere per il pudore di quel ragazzo.

«Ti porto delle asciugamani» disse Stephan, trovando un'ottima scusa per scappare da quella visione che l'aveva reso tremendamente nervoso.

Stephan, nella sua vita, aveva avuto solamente una ragazza, molti anni prima. Si era trovato giovanissimo a dover prendersi molte responsabilità e non aveva avuto tempo per l'amore. La madre si era ammalata che aveva solo nove anni ed in poco tempo si era spenta lasciando un grande vuoto in tutti loro. Il padre non era stato abbastanza forte da prendersi cura della famiglia, occupato con il lavoro e distrutto dalla scomparsa dell'amata moglie. Stephan si ritrovò a dover badare ai suoi fratelli e alla casa, aiutando il padre anche negli affari. Era cresciuto nelle responsabilità che sentiva di avere verso i suoi fratelli e verso l'azienda di legname fondata da suo nonno. Lui era un ragazzo alto, con un fisico muscoloso e ben definito. Aveva dei capelli color paglia ed un viso squadrato. Era considerato uno scapolo ambito da tutte le ragazze nubili del suo paese, ma non aveva mai assecondato le avance che gli rivolgevano. Non era mai stato davvero innamorato e conosceva quel sentimento solamente dal ricordo dei suoi genitori, molto uniti.

Quella ragazza minuta e dai modi ipnotici, l'aveva letteralmente stregato e questo lo rendeva nervoso ma anche spaventosamente attratto da lei.

Ste bussò piano alla porta del bagno e con voce sottile disse: «Ho qui le asciugamani...»

«Entra pure» gli rispose la giovane.

Stephan spinse lentamente la porta in legno cigolante e rimase immobile davanti quella figura priva di ogni indumento. «Ti ringrazio» sussurrò lei prendendo l'asciugamano dalle mani di quello che, di fronte a lei, pareva una statua, del tutto impietrito di fronte la nudità della sconosciuta fanciulla.

Lilith si legò l'asciugamano sul petto e guardandolo negli occhi gli chiese: «Mi porteresti davanti al fuoco? Così mentre mi vesto mi si asciugano i capelli!».

Il ragazzo, ancora immobile, non riusciva a formulare parola. Aveva la salivazione completamente prosciugata. Lilith continuava a fissarlo, con un lieve sorriso che le illuminava il volto. Ste si avvicinò un po' di più a lei, le spostò una ciocca di capelli che le si era attaccata al viso e dopo averle passato un braccio attorno al busto, l'accompagnò di peso alla poltrona vicino al camino.

«Sarebbe meglio se mi vestissi, vero?» domandò lei, notando il rossore che non abbandonava le guance di lui.

«Sssì, sarebbe meglio...» rispose il ragazzo con tono basso.

Lilith si infilò il maglione, mentre il padrone di casa faceva finta di controllare il fuoco. S'infilò anche l'ampia gonna ed una volta completamente coperta si rivolse al ragazzo: «Mi racconti qualcosa di te?». Ste si voltò lentamente verso di lei: «Non c'è molto da dire sulla mia vita...». Lei sollevò le spalle: «Avrai sicuramente molto più di cui parlare di me! E forse sentendoti raccontare qualcosa, mi torneranno in mente i miei ricordi...».

Stephan fece sistemare la ragazza di nuovo a letto e poi iniziò a raccontare di quando era piccolo, dei giochi che faceva assieme ai suoi fratelli e di come fosse premurosa sua madre. Lui non era abitualmente di tante parole, ma con lei fu facile aprirsi in racconti d'infanzia e confidenze. Quella ragazza ascoltava sinceramente interessata e poneva le domande giuste, guardandolo con uno sguardo dolce e comprensivo.

«Non c'è nessun amore nella tua vita?» chiese lei all'improvviso.

«Ho sempre avuto troppo da fare per pensare all'amore» rispose lui.

«Io non so chi sono. Non ricordo nulla della mia vita, ma so che l'Amore è l'unica cosa che ci permette di vivere davvero. Non è l'ossigeno, ne il cibo, ne l'acqua... è l'amore che ci tiene in vita. Tu possiedi un grande cuore, anche se non vuoi mostrarlo. Perché? Cosa ti spaventa?»

Stephan rimase colpito dalle parole della sconosciuta. Quella donna si stava facendo largo nella sua anima senza che lui potesse farci nulla: «Il controllo» rispose istintivamente Ste. «Mi spaventa perdere il controllo.»

Lilith rise: «Scusa! Non sto ridendo di te, ma... è così bello perdere il controllo. Essere liberi, senza freni...». La ragazza guardò in basso per poi ritornare a specchiarsi negli occhi di lui. Stephan la voleva, lei poteva sentire il suo desiderio come un'onda di energia che si infrangeva sulla sua persona. Lilith non si ricordava nulla del suo passato, certo, ma ricordava bene cos'era l'amore, come t'infiamma il desiderio di avere sempre accanto l'altro e quanto bruci il trattenere dentro ciò che si ha timore di esprimere.

Stephan era rimasto in silenzio, ma il suo silenzio celava molte intenzioni che non aveva il coraggio di realizzare, così la ragazza si mosse lentamente: «Lasciati andare» gli sussurrò avvicinando il suo viso a quello di lui. Il giovane si sporse senza rendersene conto verso di lei, fino a quando le loro labbra non si sfiorarono. La mano di lui, si posò sulla guancia della ragazza, in una morbida carezza. Il fuoco del camino parve divampare per un istante, mentre i loro corpi di avvicinarono un po' di più. Cosa sarebbe successo fra i due, se non fossero stati interrotti dal ritorno dei fratelli?

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