ANGELO O DIAVOLO?
La porta si aprì all'improvviso, facendo entrare aria gelida nel rifugio e separando di colpo Stephan da Lilith.
«Abbiamo interrotto qualcosa?» chiese Philip, tentando di soffocare una risatina. L'altro fratello dietro di lui aggiunse con aria seria: «Stephan dobbiamo parlare. Quel signor Mayer è davvero odioso, un vero stronzo!» esclamò Antony, posando la spesa sul mobile della cucina.
Il fratello maggiore capì dal tono del fratello che l'incontro non era andato bene. «Scusami» disse in imbarazzo alla ragazza immobile sul suo letto, prima di rialzarsi e raggiungere Tony all'angolo cucina.
«Cos'hai combinato? Antony, quella era l'occasione per cominciare la nostra attività! Non ci credo che hai mandato all'aria questa opportunità. È possibile che debba occuparmi sempre io di tutto?!» disse Stephan arrabbiato, rivolgendosi ad entrambi i fratelli.
«Innanzitutto non è stata colpa mia, quell'omuncolo dall'aria altezzosa ha cominciato ad avanzare troppe pretese, ad iniziare dall'affitto. Ti aveva parlato dell'aumento che avremmo dovuto dargli nei mesi estivi? È assurdo! Per non parlare delle spese di ristrutturazione di quella topaia...» tentò di giustificarsi Tony.
«Tu sai del caratterino di nostro fratello, di che ti lamenti se hai mandato lui a parlare con il vecchio?» infierì Philip.
«Non potevi di certo andarci tu. L'anno scorso ti sei fatto la nipote e poi l'hai scaricata durante la festa del ghiaccio davanti a tutto il paese!» gli rinfacciò Tony.
«Smettetela», Ste fece un profondo sospiro e continuò: «Vedrò di parlarci io e sistemare le cose, come sempre».
Stephan in quel momento non aveva alcuna voglia di arrabbiarsi, ne di pensare al lavoro in realtà. Posò di nuovo lo sguardo sulla ragazza, che aveva preso fra le mani un libro che era poggiato sul comodino di fianco al letto ed aveva cominciato a sfogliarlo, carezzando le pagine delicatamente. Quel bacio leggero di pochi istanti prima, l'aveva reso troppo di buon umore per farsi guastare la giornata da quei due.
«Beh, io sono passato solo a prendere le chiavi del furgone, stasera vado con un amico a Karnten... e tu Tony? Vuoi venire con noi? Ci divertiremo» propose il fratellino, cercando di far capire al secondogenito di voler lasciare soli Ste e la ragazza smemorata.
Antony capì le sue intenzioni: «Ah, Karnten! Bella cittadina, è da molto che non ci vado. Penso che mi unirò a voi. Allontanarmi un po' da questo bosco mi farà bene».
L'unico a non aver afferrato l'antifona fu proprio il diretto interessato: «Ragazzi vi sembra il caso di allontanarvi proprio ora? Ci vogliono sei ore per andare a Karnten e fra due giorni abbiamo quel carico da consegnare...».
«Fratellone, non preoccuparti, staremo via solo una notte. Domani in giornata ritorneremo a casa, perciò goditi queste ore di tranquillità, ok?» ammiccò il fratellino sorridendo e lanciando uno sguardo alla ragazza. Solo all'ora Ste capì l'intento dei fratelli: volevano lasciarlo solo con Lilith.
Era tentato di insistere perchè i fratelli non si allontanassero dal paese, dato il lavoro imminente, ma poi fu di nuovo rapito dalla piccola figura indifesa, persa tra le pagine del suo libro preferito, e acconsentì: «D'accordo, ma non combinate casini».
«Bene, allora noi andiamo, il viaggio è lungo» disse gioiosamente Philip, trascinandosi anche l'altro fratello.
Erano di nuovo soli, Stephan e Lilith. «Allora, ti piace?» gli chiese lui indicando il libro.
La ragazza alzò il viso per guardarlo: «Il Milione. Sembra molto avvincente. Viaggi, terre lontane...».
«Sì, io non ho mai viaggiato nella mia vita e l'unico modo per conoscere posti nuovi e vivere straordinarie avventure è quello di immergermi nei libri. Questo è uno dei miei preferiti» disse Ste, prendendo fra le mani il piccolo volume scritto da Marco Polo che la ragazza aveva posato sul letto.
«Me lo leggeresti?» chiese lei, con aria innocente.
«Certo» rispose Ste, quasi imbambolato. Poi tornò in se: «Prima però preparo qualcosa da mangiare, ti va?». La giovane annuì e gli regalò un altro sorriso.
Il padrone di casa preparò una deliziosa zuppa che servì alla ragazza direttamente a letto: «È meglio se non ti sforzi, sai, per la ferita».
«La tua premura mi lusinga, ma credo di stare già molto meglio. Suppongo che io guarisca in fretta...» disse Lilith sollevandosi il maglione per mostrare la lesione quasi completamente rimarginata.
«Wau, è straordinario. Si è quasi chiusa del tutto! O io ho fatto un ottimo lavoro medicandoti, oppure hai una guarigione incredibilmente veloce!!» disse Stephan strabuzzando gli occhi.
Durante il pasto Ste parlò ancora della sua infanzia, di quel bosco dov'era cresciuto e dei sogni per il futuro: «Mi sarebbe sempre piaciuto viaggiare, ma amo troppo questo posto per andare via e non abbiamo mai avuto tempo, ne troppo denaro per andare in vacanza. Spero che con il nuovo lavoro riusciremo a vivere meglio, a mettere da parte qualcosa, sempre se troveremo un locale dove esporre la nostra merce!».
«Ho la sensazione che riuscirai a realizzare i tuoi sogni» gli disse lei con convinzione. «Ora mi leggeresti...» aggiunse poi, indicando il libro.
Stephan la guardava incantato: «Ah sì, ecco» prese il libro fra le mani, lo aprì e dopo un'ultima occhiata alla ragazza di fianco a lui, iniziò con la lettura.
Lilith gli aveva chiesto di mettersi sul letto di fianco a lei: «C'è posto per entrambi qui, io sono piccolina!» aveva esclamato ridendo.
Stephan leggeva ormai da più di mezz'ora e non si rese conto che la ragazza distesa accoccolata a lui si era addormentata. «Quanto sei bella» le sussurrò piano prima di alzarsi dal letto. Le poggiò una coperta addosso ed uscì a prendere altra legna per il camino. Il cielo stava cominciando a scurirsi e la temperatura era scesa di molto sotto lo zero, ma Stephan non sentiva freddo. Stava provando diverse emozioni del tutto nuove e non era sicuro di come si sarebbe dovuto comportare. Avere una ragazza nel proprio letto era una novità assoluta per lui.
Rientrò in casa, sistemò la cucina, si occupò del fuoco e poi si sedette in poltrona. Chiuse gli occhi per un istante, li spalancò dopo poco, sentendo Lilith parlare. La ragazza stava sognando, si agitava e farfugliava parole incomprensibili. Ste si precipitò vicino a lei, cercando di svegliarla: «Ehi Lilith, va tutto bene. Stai tranquilla, è solo un sogno. Stai tranquilla...». Lei si svegliò ed iniziò a piangere. Stephan l'accolse fra le sue braccia in un abbraccio di conforto.
Mentre la stringeva a se il suo profumo lo inebriò a tal punto da fargli fare una cosa che non avrebbe mai fatto. Mentre le accarezzava il viso, per asciugarle le lacrime che le avevano bagnato le guance, la guardò dritta negli occhi e lì riflesso vide lo stesso desiderio che brillava nei suoi: si avvicinò alle sue labbra e le catturò in un bacio, questa volta molto più intenso. Ci furono come delle piccole scosse fra i due, mentre le loro lingue si accarezzavano e le mani correvano giù lungo la schiena. Lei gli circondò il collo con le braccia, facendo scivolare le mani fra i suoi capelli.
«Scusa, non so cosa mi è preso!» disse lui con il fiato corto mentre si distaccava da lei. «Eri sconvolta, ed io volevo solo starti vicino, dirti che con me sarai al sicuro... Non volevo approfittarmi di te ma... il tuo profumo, la tua vicinanza mi confonde.»
Lilith aveva le guance arrossate e lo guardava con aria smarrita, non capendo subito per cosa quel ragazzo le avesse chiesto scusa. «Approfittarti di me? È questo che credi stia succedendo fra noi?» chiese lei un istante dopo, con aria tra il divertita e l'incredula.
Lui continuava a fissarla con uno sguardo colpevole e dispiaciuto, così lei replicò: «Non credo di essere una ragazza così ingenua. Piuttosto penso di essere una donna audace e decisa». Così dicendo prese le mani di Stephan e le posò sulle sue guance, poi lentamente si mosse per avvicinare di più il suo corpo a quello di lui. «Baciami ancora» gli sussurrò infine.
Il ragazzo non se lo fece ripetere una seconda volta, riprese possesso delle sue labbra con maggior intensità, accarezzandole la nuca con una mano, mentre l'altra si aggrovigliava fra i suoi capelli. Lilith intraprendente, cominciò a sbottonargli la camicia, passando poi ad accarezzargli il petto con gesti lenti e sensuali. Ormai il gioco era iniziato e fermarsi era diventato impossibile.
Si separarono solamente per permettere a lui di sfilarle il maglione. I loro occhi erano appannati dal desiderio e Ste non riusciva a pensare più a niente, travolto da un desiderio che non ricordava di aver mai provato prima. La piccola donna di fronte a lui cominciò a sbottonargli i pantaloni, mentre lui le baciava sensualmente il collo, affamato di lei. Quel ragazzo aveva tanta passione dentro di se, mai prima di quel momento espressa liberamente. L'ampia gonna di lei scivolò giù sul pavimento, assieme agli indumenti di lui. Lilith si mise in ginocchio sul letto, lui la guardava con un'espressione di stupore e meraviglia. A quello sguardo lei non seppe resistere, lo attirò a se e continuarono a baciarsi, mentre le mani del ragazzo esploravano il corpo liscio della sconosciuta.
Senza che le loro labbra si fermassero, in quella giostra di baci, sospiri e piccoli morsi, i due finirono distesi sul letto. Il corpo possente di Ste su quello minuto della donna, continuando a sfiorare ogni centimetro di pelle, bramoso di piacere. La piccola mano sottile di Lilith cominciò a toccare delicatamente il membro pulsante di Stephan, che a quel contatto non riuscì a soffocare un gemito di piacere. Le carezze divennero più insistenti e meno delicate. Anche lui ricambiò quelle intime attenzioni, stimolandola con tocchi leggeri e via via sempre più intensi. Le dita di Ste scivolavano dentro e fuori di lei facendola quasi impazzire dal godimento. I preliminari erano durati anche troppo per quell'incontro così carico di desiderio, lei tirò in alto le braccia, lungo la testa, e gli sussurrò: «Sono tua».
Quelle due semplici parole dette a pochi centimetri dalle sue labbra, scatenarono ancora di più l'animale che si celava dietro il pudore e la compostezza di quel ragazzo, che quasi ringhiò riempiendola con una sola morbida spinta dei fianchi. Appena fu dentro di lei i suoi occhi s'illuminarono e il vigore che aveva accantonato per troppo tempo venne fuori tutto d'un colpo. I loro corpi si muovevano come in una lenta danza, in cui la musica era composta da gemiti e gridolini ed i loro occhi erano incollati, estasiati dal godimento dell'altro.
Stephan si teneva su con un braccio, per non gravare con il suo peso su di lei, e con la mano libera le stringeva una natica per darsi il giusto ritmo. Le spinte aumentavano, sempre più profonde e più veloci, così come i loro battiti. Lei stringeva il cuscino adagiato sotto la sua testa, ma con l'altra mano si teneva aggrappata alla schiena muscolosa di lui. Nel momento di massima enfasi, a Lilith riaffiorò un ricordo ed il suo sguardo cambiò, cercando di non farsi scoprire girò il volto, sperando che lui non se ne fosse accorto. In quel momento anche Stephan raggiunse l'apice del piacere venendo dentro di lei, troppo preso per pensare al gesto apparentemente senza rilevanza di lei, o alle possibili conseguenze di non essere stato attento a prendere precauzioni. Comunque troppo preso per staccarsi da quella donna o pensare a qualsiasi altra cosa. Anche quando il ritmo rallentò e il piacere era stato soddisfatto, fece molta fatica ad interrompere quel contatto. Erano stesi fianco a fianco, la ragazza si mosse per poggiare la testa sul petto di lui e con la mano carezzava il suo ventre, facendo dei lenti cerchi sulla pelle di lui, che gli procuravano brividi di piacere e pace.
Accompagnati dall'estati del momento, nessuno dei due osava parlare. Solo dopo qualche minuto Lilith si scostò leggermente per posargli un dolce bacio: «Sei fantastico» gli bisbigliò poi all'orecchio. Lui semplicemente sorrise, orgoglioso e beato. Aveva desiderato inconsciamente quella donna dal primo momento che il suo sguardo si era posato sul suo viso e credeva ancora fosse tutto solo un sogno. Lei sembrava un angelo. Anzi, per lui lo era davvero.
La giovane però non era certo un angelo: non disse nulla di ciò che aveva ricordato, un ricordo troppo assurdo per essere vero, come non disse dell'incubo che aveva avuto prima. Non era sicura di ciò che potesse significare, era ancora troppo confusa per raccontare ciò che le stava affiorando alla mente, le sembravano dei ricordi di qualcun altro, o forse erano solo incubi terrificanti. Questo era quello che sperava.
In lontananza, nel bosco che circondava il rifugio, mentre i due giovani si apprestavano ad addormentarsi abbracciati, risuonò un insolito ululare di lupi.
«Che strano, lupi! Sono anni che non vengono da queste parti» disse Stephan ad una sempre più preoccupata ragazza.
