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PROLOGO 4 Adriel João

“Se n’è accorto.” Disse mamma. “Come hai potuto lasciartelo sfuggire?”

“È stato un riflesso condizionato!” Rispose papà. “Probabilmente non lo ha capito.”

“Davvero vuoi illuderti? Chiese mamma. “Non lo hai sentito come ti ha parlato? Ha capito che non stai bene Pedro.”

“Ha un occhio molto attento. Chissà da quando ha questa idea di fare il dottore.” Disse papà. “Da un figlio di Thomas mi sarei aspettato più qualcosa che avesse a che fare con i numeri. È un genio in matematica il nostro Adriel.”

Mamma sospirò. “Sono tutti i figli di Thomas. Me lo ha rivelato Karla, anche Daniel ha una spiccata intelligenza e perspicacia.”

Strinsi le mani nervoso, scoprii che erano sudate. Chi era Daniel?

“Thomas cosa dice di lui? Non ha chiesto a Karla di dargli un fratello o una sorella?”

“No! Penso dipenda dal fatto che Thomas abbia saputo di Daniel solo un paio di anni fa.” Rispose mamma. “Thomas se ricordi bene ha confermato le parole di Adriel quando gli annunciai la nascita dei gemelli.”

“Adesso è troppo grande, non sarebbe la stessa cosa.” Disse papà con ironia nella voce.

“Pensa lo stesso di Daniel quando si sono conosciuti aveva undici anni, poi…” Disse mamma.

“Poi cosa?” Chiese papà.

“Credo che dopo il lutto, l’ultimo pensiero di Thomas sia di andare a donare il suo seme in giro per il mondo.” Rivelò.

“Il lutto?” Chiese papà sorpreso.

“È morta sua moglie. Durante la gravidanza si è scoperto che aveva problemi cardiaci. È morta per delle complicanze, hanno fatto nascere la piccola d’urgenza.”

“Thomas ne deve essere uscito distrutto.” Disse papà.

“Già. Karla ha raccontato che è stato depresso per un po’. Quando si sono visti, ha chiesto a Karla di fargli conoscer Daniel e lasciarglielo per qualche ora. Credo che ora più che mai lui si aggrappi solo ai figli e al ruolo di padre.” Raccontò mamma.

“Le ha preso Daniel?” Chiese papà. Notai la paura nel suo tono. Possibile che sarebbero venuti a prendermi.

“No, voleva solo conoscerlo. Inoltre ha detto a Karla di assecondare la sua curiosità, perché come lui anche i suoi figli hanno un quoziente intellettivo sopra la media.” Rispose mamma.

“Stai dicendo che dovremmo assecondare Adriel nello studio? A lui piace il calcio Laura.” Affermò papà.

“Sto dicendo che tutti i nostri figli dovrebbero seguire i loro sogni. Se un giorno Adriel vorrà fare il giocatore è ben accetto, ma se vorrà andare all’università, chi siamo noi per impedirglielo.” Affermò mamma.

“Non mi sembra interessato all’università.” Disse mio padre. “Anzi è sempre più concentrato sul calcio. Sarà un campione, ne ha la stoffa.”

Ma io volevo continuare a studiare. Volevo fare il medico.

“Ha una buona attitudine alla cura degli altri.” Disse mamma.

“Non gli servirà. Se il signore ha voluto che avesse la fobia per gli ospedali, un motivo c’è! Non trovi?”

La mia fobia! Giusto. Perché? Perché il signore era stato così cattivo con me? Perché non potevo diventare un medico?

Scappai di corsa su nella mia camera. Mi rifugiai sotto le coperte a rimuginare. Mio papà biologico aveva tanti figli, l’altro mio papà non poteva avere figli e mamma? Mamma in tutto ciò, di quella situazione ne parlava tranquillamente. Lei e la signora Karla avevano sfruttato il signor Thomas? Ma se era così intelligente come poteva farsi sfruttare? Ciò che più mi tornava alla mente era: se era sposato e aveva una moglie, come poteva fare figli con altre donne?

Quella notte non dormii. Crucciato andai a scuola e mi misi di buona lena sui libri a seguire le lezioni e fare test. Dovevo liberare la mente. Purtroppo la mia innata intelligenza mi fece finire molto prima degli altri il lavoro.

“Suarez se hai finito vai a fare un giro in biblioteca.” Mi invitò il professor Gonzales, ormai anche loro sapevano che quando finivo diventavo irrequieto e iperattivo. Così andare in biblioteca diventava una soluzione plausibile per tutti.

Ringraziai il professore e crucciato raggiunsi la biblioteca. Sfogliai più libri possibili, come sempre mi ritrovai nella sezione dedicata alla medicina. Ai miei occhi spiccò un libro che avevo già letto, ma lo ripresi; sistema riproduttivo e studio delle metodologie.

Andai a sedermi iniziando a sfogliare le varie pagine. Il sistema riproduttivo femminile, carcinomi e conseguenze, isterectomia.

“Tutto bene Suarez.”

Sobbalzai nel trovarmi di fronte il professore Barrow. Annuii nonostante mi avesse spaventato.

“Non pensavo volessi diventare ginecologo ragazzo mio.” Disse il professore osservando la pagina che stavo leggendo.

Arrossii chiudendo il libro immediatamente. “No… era solo per capire.” Balbettai.

Lui fissò il titolo del mio libro e si accomodò accanto a me. “Cosa cerchi?” Mi chiese paziente.

Io sospirai battendo le mani sul libro.

“Mi chiedevo come possono formare una famiglia due persone se uno dei coniugi fosse sterile.” Dissi. “Come si sentono entrambi le parti nel caso di un insuccesso dopo il rapporto.”

Come poteva mia madre tradire mio padre ed essere così tranquilla.

Sentii il professore ridere alle mie spalle. “Sei cattolico credente.”

“Ovvio.” Dissi accigliato.

“Per questo temi di andare a fondo nel libro e scoprire cose che la chiesa disapprova.” Mi disse il professore.

“Cose?” Chiesi. “Credo che se una coppia è sposata o meno il tradimento non è una cosa accettabile comunque. La lealtà deve essere alla base di tutto.” Affermai, ancora non avevo avuto una ragazza. Ma ero convinto fosse così.

Il professore scoppiò a ridere guadagnandosi un ammonimento della bibliotecaria. Io ero sempre più infastidito. Mi stava prendendo in giro.

“Ragazzo mio non intendevo questo.” Disse il professore mettendo la mano sul libro. “Avvicinandoti alla medicina e alla scienza in generale si mette sempre in dubbio ciò che la dottrina cristiana ci insegna.” Mi spiegò il professore. “La medicina oggi giorno può fare cose che vanno al di là della cosiddetta etica. Donne senza un utero possono richiedere ad un altra donna di gestire per sé una gravidanza ad esempio.”

Sgranai gli occhi guardando il professore, poi li sbattetti più volte. Avevo capito bene? Un’altra donna poteva chiedere? “In pratica il marito dovrebbe andare con un’altra?” Chiesi. Il discorso non cambiava ciò che già sapevo.

“Assolutamente no!” Affermò il professore. “Il processo e lo stesso della fecondazione assistita.”

Lo guardai sempre più incredulo. Cos’era la fecondazione assistita?

“Trovo questa cosa sul libro?” Chiesi.

Lui scosse la testa coprendosi la bocca con la mano per trattenere la risata. “Facciamo fino alla scuola superiore qui. Non puoi trovare questa cose in libri di medicina base.” Mi disse.

“La fecondazione assistita consiste in un’intervento con cui un embrione congelato, viene posizionato nell’ovulo pronto di una donna….”

“Con un intervento medico!” Affermai comprendendo. Mi si aprì un mondo ricordando alcuni termini. “In vitro…. Ma non funziona sempre?” Chiesi ricordando mamma e papà che dicevano i gemelli ci avessero messo tempo.

“C’è la possibilità che non sempre l’ovulo venga fecondato. Per questo a livello clinico ci sono esami e procedure da seguire.”

“Ah…” dissi guardando il professore. “Così se una donna è sterile, lei e il marito possono avere figli grazie all’utero di un’altra donna e stessa cosa se un uomo è sterile, possono avere un figlio con altri semi!” Dissi comprendendo finalmente cosa era accaduto con i miei genitori.

“Giusto. Vedo che hai ben capito. Sono procedure molto frequenti che si utilizzano quando ci sono dei problemi di fertilità.” Mi spiegò il medico.

“Capisco.” Mi alleggerii il cuore e l’anima. La mamma non aveva mai tradito il papà.

E il signor Thomas non era mai stato con lei e forse neanche con Karla. “Grazie mille professore. Non avevo capito.”

Lui mi sorrise. “Sono cose che imparerai col tempo. Ma se decidi di studiare medicina figli lo sappi che dovrai col tempo mettere in dubbio parecchie cose in cui credi.”

“C’è una ragazza che mi ha chiesto di uscire insieme.” Rivelai. “Ciro siamo già usciti qualche volta e provo qualcosa di fisico verso di lei.”

“Sei attratto da lei.” Mi disse il professore.

Annuii. “Ma non siamo sposati. Io non posso…” dissi.

Lui sospirò. “Credo sia giusto che tu ne parli con i tuoi genitori. Sappi comunque che è normale con la pubertà provare queste emozioni e sensazioni. Fidati, una volta iniziate non si fermeranno, io per esempio cerco sempre mia moglie e lei viceversa.”

Sghignazzai alle sue parole. Adesso che sapevo eri più propenso a chiacchierare. “Grazie professor Barrow.” Gli dissi sincero. Mi aveva tolto un grande dubbio. “Posso chiederle un’ultima cosa?”

“Dimmi pure Adriel.” Disse lui paziente.

Annuii. “Io soffro di una fobia, non riesco ad entrare negli ospedali. C’è possibilità di guarigione?”

Lui si grattò la testa pensieroso. “Io sono solo il professore di fisica. Ti direi di parlane con la professoressa di psicologia, ma anche di continuare il percorso che vuoi seguire. Non devi per forza lavorare in ospedale una volta laureato. Prendi in considerazione che puoi prendere un master in farmacia o biologia, o ancora puoi dedicarti alla ricerca.”

“Non sono costretto a lavorare in un ospedale?” Chiesi speranzoso.

“No! Addirittura una volta laureato potresti insegnare a tua volta. Ma ti consiglio comunque di parlane con la psicologa.” Mi disse.

Scattai su felice. “Grazie! Grazie tante professore.” Urlai.

“Ho detto silenzio!” Arrivò di nuovo l’ammonizione. Chiesi scusa e sempre riverente ringraziai ancora il professore andando via.

Potevo studiare medicina.

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