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La città di Araapas p.I

Arrivammo all'alba su una collina molto particolare, al suo centro vi era un grande simbolo circolare con raggi che terminavano al cento di un altro cerchio più piccolo e con uno strano foro nella terra, «dobbiamo scendere, da qui procederemo a piedi le creature del fuoco non sopportano l'aria oltre una determinata altezza» «va bene, nessun problema, ma è quale è il tuo nome?» «Giusto scusami, il mio nome è Terech».

Salutata la sua amata Maia Terech io e ci dirigemmo verso il centro del cerchio. Mentre camminavamo il mio sguardo si posò sul soldato che era poco più avanti di me, Terech era solo di qualche centimetro più alto di me, aveva degli occhi di un verde chiaro, i capelli neri con sfumature rosse, notai poi che aveva dei lineamenti molto delicati e un fisico niente male. Giunti al centro del cerchio vidi un piccolo foro in cui il ragazzo infilò uno strano pendente a rombo. Il ciondolo combaciava perfettamente con il simbolo scavato e inciso nel centro del cerchio, subito sentii un forte rumore e la terra cominciò a tremare sotto ai nostri piedi, ebbi una grande paura, lo ricordo come fosse ieri! Mi strinsi forte a Terech e quando il pezzo di terra circolare si staccò dal suolo e cominciò a volteggiare nell'aria gridai fortissimo. 

«Calmati, non succede nulla non cadiamo sai» lento mi staccai da lui presi un gran respiro e aprii gli occhi, la terra diventava sempre più piccola e le nuvole sempre più vicine, tra di esse filtravano i raggi del sole che ci sfioravano riscaldandoci. Mentre salivamo sempre più in alto verso il cielo protetti da una strana sfera d'energia che schermava i raggi solari, i quali altrimenti ci avrebbero ciecati, mi sporsi per vedere il paesaggio che andava sempre più rimpicciolendosi, per lasciare spazio a uno spettacolo che guarda con occhi pieni di stupore. 

Le nuvole si erano diradate per fare largo a una grande città sospesa nel cielo, essa poggiava su un grande pezzo di terra che finiva a punta. Intorno al perimetro dell'isola cadevano rivoli di acqua che andavano sprofondando nell'immensità del cielo. Tutte intorno vi erano nuvole raggruppate a fare da cornice a quello sgocciolare infinito. «Benvenuta nella terra dei Celac».

 Intorno a noi volavano immensi uccelli azzurri e altri bianchi, entrambi avevano sfumature che riflettevano la luce solare, il loro nome era Barzarch, sulle Tijirhi sedevano splendenti nelle loro armature argentee e celesti i soldati Celac che ci vennero incontro, ci scortarono sino alla città tra le nuvole.

Come avevo pensato era un'isola circondata dal mare e su cui galleggiavano piccole e grandi navi di legno con bianchissime vele, con disegnato il simbolo del fiore argenteo della città. I pesci sguazzavano sereni nelle acque e alcuni uccelli predatori si erano appostati nei paraggi, pazienti nell'attesa propizia per afferrare qualche pesciolino.

La pietra ci lasciò su una piccola isola collegata da un lunghissimo ponte alla città. Una volta che il massiccio si fu incastrato tra i simboli incisi nella pietra potemmo scendere. Spessa e incuriosita seguii Terech che andò a salutare gli uomini in armatura messi a guardia del ponte.

Fu in quel momento che apprendemmo ciò che era successo. Durante la nostra assenza dalla terra di Terech, questa era stata completamente arsa, i fiumi di lava prosciugati e la gente massacrata, ciò che restava del suo popolo era lui e una manciata di gente, da quello che ci dissero nemmeno gli animali erano sopravvissuti alla distruzione. Vidi il suo bel volto rabbuiarsi e sbiancare, i pugni essere stretti in una morsa. Andai da lui per consolarlo, ma fu inutile, mi respinse. Era solo, incapace di aiutarlo o dire qualsiasi parola, silenziosamente gli strinsi la mano, come per dirgli che ero con lui. Con occhi lucidi si voltò verso di me e mi disse che era ora di andare così lo seguii in silenzio.

Mi condussero verso un gigantesco ponte in vetro sospeso in aria, ero terrorizzata! Nonostante ciò decisi di restare ugualmente in silenzio per rispettare il dolore del mio nuovo amico. A ogni passo tiravo un forte sospiro di sollievo nel constatare che ancora viva ero. Camminando su quel ponte avevo la sensazione di poter cadere da un momento all'altro. Talmente presa dalle mie ansie e paranoie che solo dopo diverso tempo, mi accorsi che i soldati Celac avevano delle ali bianchissime. Quando cominciavo ad abituarmi a essere sospesa nell'aria su di un ponte di vetro e sembrava poter crollare da un momento all'altro.

 Un'immensa balena spuntò fuori dal mare e con un sorprendente salto superò il ponte facendoci oscillare spaventosamente. Il suo dorso splendeva ai raggi del sole e la sua pancia era come ricoperta di mille diamanti, altre ne arrivavano in lontananza.

 «Devi scusarle loro sono le Aniels, avere ospiti le mette sotto pressione» disse uno dei Celac «sì, si certo basta che non cadiamo lì sotto». Dissi spaventata indicando il mare in tempesta, loro scoppiarono a ridere, io invece ero nuovamente terrorizzata all'idea di cadere nel vuoto e poi in mare. Così ripresi a camminare tenendomi stretta alle funi del ponte di legno e solo quando i miei piedi toccarono terra finalmente tirai un immenso sospiro di sollievo, ero salva. 

Un gran vociare mi accolse c' erano tante persone indaffarate a scaricare le navi giunte dal mare cariche di cibo, stoffe, utensili e via dicendo. Molti di questi oggetti vennero adagiati a terra e poi sistemati sui carri, altri furono posti direttamente sui banchi del mercato.

Ciò che mi colpì, fu il rendermi conto che non tutti gli abitanti possedevano le ali. Cosi per scoprirne di più aprii il diario di John, di cui scorsi le pagine finché non trovai una piccola appendice su quel popolo:

I Celac

I Celac sono persone, sociali e amichevoli hanno grandi poteri sanno dominare l'aria e quindi i mutamenti atmosferici, alcuni di loro hanno le ali altri, no. Nessuno tra gli abitanti sa spiegarsi il motivo di questa cosa, ma comunque il paese ne ha fatto la sua forza. Ogni abitante con le ali infatti se lo desidera (e lo desidera tutti) può entrare nella guardia speciale del re e della regina. Mettendo le loro doti al servizio della loro comunità.

Ci sarebbe stato molto altro da leggere, ma venni richiamata all'attenzione da Terech che mi indicava di guardare ogni angolo o vicolo di quella città e in effetti aveva ragione tutto era fantastico per me! 

Ogni mercante vendeva abiti e cibi così strani che decisi di avvicinarmi ad un bancone e provare ad assaggiare qualcosa, Terech mi seguì e mi offrì lui quello che sembrava un dolce, lo vidi pagare con una strana banconota che lui passò al commerciante che come resto gli diede delle monete di bronzo. 

Un po' imbarazzata lo ringraziai e poi assaggiai il cibo che mi era stato offerto «È buonissimo!» lui mi sorrise quel dolce era fantastico «con cosa è fatto?» «Sono sfoglie di miele intrecciate con le foglie del Telium una pianta che producono foglie dolci e commestibili, sono perfette per una colazione o merenda veloce, ma sostanziosa».  

Gli abitanti portavano degli indumenti sgargianti ed eleganti, persino quelli dei mercanti o dei contadini sembravano di ottima fattura, le donne indossavano tutte un ciondolo con una piccola goccia pendente che portavano intorno alla testa e gli uomini indossavano una toga. A questo punto aprii nuovamente il libro di John e lessi:

Le donne portavano tutte come ornamento una intorno alla collana alla testa con un pendente a forma di goccia il cui diverso colore indica la federazione di appartenenza, cosi come i diversi colori delle toghe degli uomini: azzurro per la federazione dei mercanti, viola per la federazione dei medici, nero per gli erboristi, grigio perla per i pescatori, marrone per i contadini, verde per i fabbri, rosso per gli alti gerarchi ...

Smisi di leggere perché distratta dal vociare. Attraversammo il mercato scortati dalle guardie reali fino a uscire dal porto e vieni su di una strada con qualche casa qua e là. 

Le case erano molto graziose di piccole o di grandi dimensioni. Realizzate tutte in marmo bianco con tetti a vela e piccole finestre di legno circondate da recinzioni a cui erano appesi vasi pieni di fiori. In terra erano grandi fiori alti più di due metri con petali gialli, rossi e bianchi, vi erano poi teneri animaletti con orecchie lunghe e code piccolissime, sembravano topolini, ma più grandi; poi finalmente vidi qualcosa che era famigliare un cucciolo di cane che ci corse incontro e scodinzolante chiedeva le nostre attenzioni, mi fermai per accarezzarlo e a quel punto scoprii una grande sorpresa, non era poi così tanto familiare. Era un meraviglioso lupo tutto bianco con delle piccole ali e una coda a strisce bianca e azzurra con la punta dorata e le orecchiette con sprizzi dorati qua e là, era bellissimo,

I Balzac sono come lupi, ma dell'aria sono creature affettuose e gentili, addette alla protezione dei luoghi della casa e ottime per i bambini, ma se sono selvatici si radunano in branchi e se attaccati o spaventati reagiscono attaccando, è sempre meglio non invadere la loro proprietà e attendere che siano loro a cercare la compagnia umana. Altrimenti possono essere aggressivi.

Di seguito procedeva la descrizione tra altre foto come al solito del modo in cui attaccavano e come difendersi da loro.

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