1
Bryley
Quanto vorrei poter entrare nella mente di Candace e sapere cosa sta pensando in questo momento. Da sempre è stata la mia rovina, nel senso più buono del termine. Per lei mi metto nei guai, per lei farei qualsiasi cosa, persino farmi ammazzare. E, lo ammetto, ogni volta che siamo vicini sento una scarica elettrica che mi attraversa, una tensione che non posso ignorare. Sento il mio amico in mezzo alle gambe mettersi in moto ogni volta che mi parla o mi guarda con quegli occhi grandi e profondi.
Seduti sul dondolo del giardino, la osservo mentre è persa nei suoi pensieri. Mi fa ridere quanto cerchi di nascondere l'imbarazzo, ma conosco Candace meglio di chiunque altro.
Dalla cucina, la voce di nostro padre ci richiama alla realtà.
«Bryley! Candace! Vino rosso frizzante o bianco?»
«Entrambi papà, mettili entrambi sul tavolo».
Rispondo con un sorriso. Candace mi lancia un'occhiata di rimprovero, ma so che in fondo anche lei trova divertente la mia risposta.
Aurora, nostra madre, annuncia che la cena è quasi pronta. Candace e io ci alziamo dal dondolo e rientriamo in casa. L'odore del cibo riempie l'aria, facendomi venire l'acquolina in bocca. La cena del sabato sera è un momento sacro per la nostra famiglia, l'unico in cui riusciamo a ritrovarci tutti insieme.
Aurora si rivolge a Candace: «Allora Candace, all'università come sta andando?»
Candace risponde, un po' esitante: «Bene... Martedì ho un esame e nel frattempo lo stage sta andando bene...»
Si gira verso di me e mi chiede: «Murray mi ha chiesto se domani andiamo al cinema con lui e Ravindra. Che ne dici?»
«Mmm, però andiamo con la tua macchina».
Rispondo, cercando di non sembrare troppo entusiasta.
Nostro padre, si intromette: «Cosa è successo alla tua?»
«Nulla, qualcuno mi ha tamponato».
Dico, cercando di minimizzare.
Candace mi guarda con preoccupazione: «Quando è successo?»
«Giovedì».
Rispondo, cercando di mantenere un tono calmo.
Mamma si mostra preoccupata: «Perché non ci hai detto nulla?»
«Sto bene».
Rispondo, sperando di chiudere l'argomento. Non posso certo dirgli che ho distrutto la macchina per andare a spaccare la faccia a Finn dopo aver scoperto che aveva messo in giro voci intime su Candace. Mi sale la rabbia al solo pensiero.
Cerco di cambiare discorso:
«Invece voi con il motel? Come stanno andando le cose?»
Loro non sospettano nulla di quello che mi passa per la testa riguardo al motel. Mi ricordo la prima e unica volta che sono entrato in una delle stanze. Ero da solo e, spinto da una curiosità malsana, mi sono chiuso dentro. Mi sono sdraiato sul letto e ho iniziato a pensare a Candace. Era sbagliato, lo sapevo, ma non riuscivo a fermarmi. La mia mano si è mossa quasi da sola e prima che me ne rendessi conto, mi stavo masturbando pensando a lei. È un ricordo che mi perseguita, ma non riesco a dimenticarlo.
Mentre siamo tutti seduti a tavola, i pensieri continuano a rincorrersi nella mia mente. Candace parla con i nostri genitori del suo stage e dei suoi studi, mentre io non riesco a smettere di pensare a lei in modi che non dovrei. Ogni suo movimento, ogni sua parola mi cattura. Mi sforzo di sembrare normale, di partecipare alla conversazione, ma la verità è che sono completamente distratto.
«Bryley, sei sicuro di stare bene?»
Chiede mamma, notando la mia assenza mentale.
«Sì mamma, solo un po' stanco».
Rispondo, sperando di non sembrare troppo sospetto.
Papà riempie i bicchieri con il vino che avevo richiesto, cercando di alleggerire l'atmosfera: «Allora, brindiamo a una settimana piena di successi e a quella che verrà!»
Tutti solleviamo i bicchieri e brindiamo. Candace sorride e il suo sorriso illumina la stanza. È incredibile quanto potere abbia su di me. E mentre brindiamo, non posso fare a meno di chiedermi cosa ci riservi il futuro. Cosa succederebbe se Candace sapesse cosa provo davvero per lei? Se sapesse quanto è importante per me, quanto ogni mio pensiero è rivolto a lei?
Continuo a ricordare le nostre avventure da bambini, le nostre risate, le nostre confidenze sotto le lenzuola. Ma ora, a 24 anni, quei sentimenti innocenti si sono trasformati in qualcosa di più complesso, di più intenso. Candace è cresciuta, è diventata una donna incredibile, e ogni giorno che passa mi rendo conto di quanto sia difficile tenere sotto controllo quello che provo per lei.
Mamma serve il cibo e tutti iniziamo a mangiare. La cena procede tra chiacchiere e risate, ma io rimango immerso nei miei pensieri. Candace mi chiede ancora del cinema e io annuisco, cercando di non sembrare troppo distaccato.
«Mmm, domani va bene».
Dico.
«Ma davvero, andiamo con la tua macchina.»
«Sicuro che stai bene?»
Mi chiede di nuovo, questa volta con un tono più serio.
«Sì, davvero. Solo stanco. È stata una settimana intensa».
Rispondo, cercando di essere convincente.
E mentre la cena continua, non posso fare a meno di pensare a quella stanza del motel, a quella notte, e a come ogni giorno il desiderio per Candace cresca sempre di più dentro di me. Ma so che non posso dirle nulla, non posso rischiare di rovinare tutto quello che abbiamo. E così, sorrido e faccio finta che tutto vada bene, mentre dentro di me combatto una battaglia che nessuno può vedere.
