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Capitolo 6

Ha gli occhi fissi su quel testo ostico, il silenzio in aula è assoluto, Manieri di tanto in tanto alza il capo per monitorare la concentrazione, Anna è seduta nella seconda fila.

Non riesce a concentrarsi, lo vede ancora con quelle manette tra le mani che tintinnano, intento a scrutarla minuziosamente, è un pensiero che la ossessiona da quando, stamane, l’ha visto sedersi dietro a quella cattedra.

Ogni tanto lo guarda, quando lui non la vede, e si sofferma sul suo viso, bello e disarmante.

Ah! Come vorrebbe essere una di quelle ragazze che lui punisce, che lega con quei quindici metri di corda che lei gli ha venduto, togliendole la parola con il morso del bavaglio ben stretto sulla nuca!

Eppure, potrebbe farlo se le andasse di rischiare.

In fondo anche lui possiede una doppia vita, di giorno appare come uno stimatissimo professore di lettere, rispettato e lodato per le sue capacità, di notte invece si trasforma in un Master esperto, pronto a dominare tutte le sue schiave.

La sua curiosità è morbosa, le sembra di vederlo mentre le fustiga e le scopa come un ossesso dopo averle umiliate e sottomesse, e a quel pensiero chiude gli occhi, cercando di domare l’eccitazione che cresce a dismisura e che inzuppa spudoratamente la sua vagina.

Manieri alza il viso, si gira in direzione di Anna e con un’espressione che non restituisce niente di buono impreca “Signorina Poletti! Non ha dormito stanotte?”

Anna sgrana gli occhi, piccole gocce di sudore impregnano la sua fronte, la saliva scende di colpo facendola deglutire, lui la sta bruciando con quegli occhi da diavolo, spaventosi ma magnifici.

“Mi scusi professore” risponde con un sussurro.

“Lei mi disarma Poletti, ma come ha fatto a passare l’esame per essere ammessa a questo corso? Stento a credere che in quella testolina tutta acconciata alberghi un cervello.”

È un vero e proprio insulto quello, lei stringe i pugni per la rabbia che prova, le parole di Roland riecheggiano nella sua testa “Sai, Stefano sa essere proprio uno stronzo quando si fissa su una persona” e con lei da proprio il meglio di sé, ma se crede di farla cedere o vergognare si sbaglia, ci vuole ben altro per farla soccombere, cosi la sfida prende corpo.

“Non mi stupisce professore, solo il fatto che abbia espresso il dubbio la annovera tra coloro che non riconoscono le sfumature dell’intelligenza. Solo per il fatto che usa un tono offensivo con me, mi fa pensare che non voglia nemmeno impegnarsi a comprendere cosa ci sia veramente nella mia testolina ben acconciata.”

Un mormorio simile ad uno sciame d’insetti inizia a crescere lento, per poi sfociare in un vero e proprio rumore.

“Silenzio!” sbraita paonazzo in viso “non siamo mica al mercato” aggiunge alzandosi in piedi.

Si dirige verso Anna picchiano la riga sul palmo della mano, quel gesto spinge Anna ad andare oltre.

“Vuole picchiarmi con il righello forse?” il suo tono è canzonatorio, forse non avrebbe dovuto osare.

“No! Ma desidero che venga fuori con me, subito!” Lei si alza, lo segue fuori dall’aula senza nessun problema.

Manieri si dirige nel corridoio a passo spedito, lei lo segue in silenzio cercando di capire cosa voglia fare, poi lo vede aprire la porta della biblioteca.

“Entri” ordina e lei esegue.

C’è odore di chiuso lì dentro, non c’è nessuno a quell’ora, Manieri si accomoda di fianco ad un tavolo e la invita a sedersi.

La guarda passandosi la mano sul viso, come se cercasse di controllare la rabbia che sembra uscirgli dagli occhi

“Mettiamo in chiaro una cosa signorina Poletti, lei non mi piace per niente, è indisciplinata, non segue le mie lezioni e per giunta risponde con un piglio che non gradisco; dunque, dobbiamo risolvere immediatamente questo problema altrimenti mi costringe a prendere dei provvedimenti nei suoi confronti.”

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