Cinque minuti di tempo
Carter
La sveglia suona da dieci minuti ormai. Un suono monotono e incessante che si insinua nella mia testa, ma io non ho la minima intenzione di alzarmi. Mi giro dall'altra parte, tirandomi il cuscino sopra la testa, cercando di soffocare quel fastidioso ronzio. C'è ancora del tempo, posso permettermi altri cinque minuti di pace. Solo cinque minuti.
Il letto è caldo, morbido. Per un attimo, posso fingere che tutto là fuori non esista: la centrale, le carte, le indagini che non finiscono mai. Solo il silenzio e il calore delle coperte. Ma proprio quando sto per crollare di nuovo nel sonno, sento qualcosa di dolce e delicato. Le labbra di Bailey si posano sulla mia spalla, il suo respiro caldo che sfiora la mia pelle. Un bacio leggero, come se volesse svegliarmi senza disturbarmi troppo.
«Sveglia, principessa».
Mormora, la sua voce calda e rassicurante. Quel nomignolo. Lo usa da anni, e ogni volta che lo dice, mi sento stupida a trovarlo così dolce. Ma lo è. Così mi nascondo un po' di più sotto il cuscino, come una bambina che vuole rimanere a letto il più possibile.
«Altri cinque minuti...»
Borbotto, la voce impastata dal sonno. Non voglio alzarmi, non ancora. La giornata sarà lunga, e io non sono pronta ad affrontarla. Voglio solo altri cinque minuti di pace, qui, nel mio rifugio.
«Altri cinque minuti».
Ripete Bailey con un sorriso nella voce.
«Ma poi alzati. Prima di arrivare alla centrale ti porto a fare colazione fuori...»
Colazione fuori? Ora ha la mia attenzione. Il pensiero del caffè caldo e del cibo appena fatto mi fa sorridere. Mi giro verso di lui, aprendo lentamente gli occhi e trovando il suo volto che mi osserva con un misto di divertimento e affetto. La luce del mattino entra appena dalla finestra, e per un attimo il mondo sembra meno pesante.
Mi tiro su a sedere, i capelli in disordine, gli occhi ancora mezzi chiusi.
«Andiamo a quel bar nuovo che hanno aperto?»
Domando con un sorriso pigro, sapendo già la risposta. Lo voglio provocare, ma in fondo è solo un gioco. Spero davvero che mi ci porti.
Lui ridacchia leggermente, con quella sua risata che fa sembrare tutto più leggero.
«Forse...»
Risponde, mantenendo quell'aria di mistero che mi irrita e mi affascina allo stesso tempo. E senza preavviso, si avvicina e mi ruba un bacio. È rapido, ma dolce, e lascia un calore sulle mie labbra che mi fa desiderare di restare lì ancora un po'.
Prima che possa rispondere, Bailey si alza dal letto e si avvia verso la porta.
«Cinque minuti, Carter. Hai di tempo cinque minuti... non un minuto in più!»
Lancia l'ultima frase con un tono scherzoso, ma so che mi conosce bene. Sa che finirò per impiegare più tempo del previsto. Sempre.
Lo osservo mentre esce dalla stanza, con quella sua andatura rilassata e sicura di sé. Mi fa sempre sorridere. Non posso fare a meno di ammirare la sua capacità di far sembrare tutto più semplice, più gestibile. È il tipo che sa sempre cosa fare, che prende tutto con una calma disarmante, mentre io mi perdo nei dettagli, nei dubbi, nei "e se...".
Mi stiracchio nel letto, un brontolio stanco mi sfugge dalle labbra.
«Devo farmi una doccia...»
Sospiro, sapendo già che dovrò fare tutto di fretta. Ma non posso fare a meno di lamentarmi, è più forte di me.
Dalla porta, senza nemmeno voltarsi, Bailey risponde:
«Sorprendimi!»
Lo guardo uscire dalla stanza, scuotendo la testa con un mezzo sorriso. Lui è così. Sempre con la battuta pronta, come se nulla potesse mai turbare il suo mondo. E in parte è proprio questo che amo di lui. Mi bilancia. Lui è la mia stabilità quando io mi perdo nei miei pensieri.
Sbuffo, portando una mano alla fronte per spostare quel ciuffo ribelle che continua a cadermi sugli occhi. Avrei davvero bisogno di tagliarli questi capelli. Ogni mattina è la stessa storia: disordinati, ingestibili. Li tiro indietro, maledicendoli sottovoce, mentre nella mia mente già penso alla doccia, al caffè e a quella colazione fuori che mi è stata promessa. Sento già l'aroma del caffè caldo, le tazze fumanti, forse anche dei pancake con sciroppo d'acero... Mi viene l'acquolina in bocca solo a pensarci.
Ma mentre sono ancora lì, persa nei miei pensieri, la voce di Bailey risuona dal piano di sotto, forte e decisa.
«Carter, muoviti! Niente colazione! Ha appena chiamato Luna... hanno ritrovato un cadavere al parco!»
Il mio cuore si blocca per un secondo. Che diavolo... Un cadavere?
Mi siedo di scatto, i pensieri si confondono mentre l'adrenalina inizia a scorrere nelle vene. Mi copro il volto con le mani per un attimo, cercando di far fronte al cambio improvviso di tono della giornata. Niente più colazione rilassante, niente più caffè con calma. Ora è lavoro, di nuovo. Un'altra scena del crimine, un altro cadavere. Al parco. Mi chiedo chi possa essere la vittima. Mi chiedo cosa ci aspetta questa volta.
Ma la vera domanda è un'altra: quando è che la vita normale smetterà di essere interrotta da chiamate del genere?
