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James McGregor entra nel suo edificio con un’aria minacciosa che sembra dire : * »Parlami e sei morto. »*
La maggior parte delle persone si sposta immediatamente per lasciargli il passo mentre sale sull’ascensore. Natalie aspetta pazientemente, sapendo che tra pochi minuti sarà chiamata al piano più alto.
Infatti, dopo appena cinque minuti, viene chiamata su.
— Dov’è ? — le chiede James con lo sguardo furioso.
— Mi ha detto di dirti che, se l’avessi chiesto, sarebbe arrivata alle nove in punto — risponde Natalie.
— Non ti ho chiesto a che ora arriva. Ti ho chiesto dov’è — dice, sempre più arrabbiato.
— Non lo so, signore — sospira Natalie. — Te lo direi se lo sapessi, giuro su Dio, ma non lo so.
Alle nove in punto esatte, l’ascensore si apre rivelando Elizabeth Waverton. Indossa un vestito blu e dei tacchi neri. In mano porta diversi fascicoli e quella che sembra una cartelletta.
James è seduto in silenzio sulla sua sedia, in attesa che lei si avvicini. La osserva mentre si dirige verso la sua scrivania, dove posa la maggior parte dei documenti. La guarda mentre controlla uno degli specchi per vedere se è in ordine, e la guarda entrare nel suo ufficio.
Tre colpi brevi bussano alla porta.
— Avanti — risponde lui, e la porta si apre.
— Buongiorno, signor McGregor — dice lei, avvicinandosi alla scrivania.
— Signorina Waverton, perché non eri qui questa mattina ? — chiede lui con calma, giocherellando con una penna sulla scrivania.
— Avevo un impegno precedente.
A quelle parole, James alza lo sguardo dalla penna con un’espressione minacciosa, stringendola forte in mano.
— Un impegno precedente ? — sbuffa, il disprezzo evidente nei suoi occhi scuri. — Signorina Waverton, sai bene che fino alla fine di questa settimana lavori ancora per questa azienda.
Elizabeth apre la bocca per cercare di dire qualcosa, ma lui non le lascia il tempo.
— Lavori per questa azienda, il che significa che lavori per me ! Non puoi sparire e presentarti quando ti pare, come una piccola principessina ! Forse sei riuscita a incantare quel vecchio con un battito di ciglia, ma con me non funziona.
Elizabeth è furibonda.
— Per tua informazione, stavo lavorando per l’azienda. Anzi, stavo lavorando per l’azienda su richiesta di “quel vecchio” — dice facendo le virgolette con le dita, lasciando James sorpreso.
— E quale sarebbe questa richiesta ? — chiede, ancora con il volto teso dalla rabbia.
— Questo…
Ma Elizabeth viene interrotta da Natalie che entra in ufficio di corsa.
— Liz, il signor Young è appena entrato nell’edificio. Adesso sta parlando con Fred, ma vuole vedere il signor McGregor.
— Cosa ?! Ma non doveva arrivare stasera — dice Elizabeth, sorpresa, tornando immediatamente in modalità lavoro.
— Lo so, ma a quanto pare non segue mai gli orari — risponde Natalie.
— D’accordo, portagli il suo tè abituale, lo trovi nel cassetto in basso della mia scrivania. Chiama Fred e digli di accompagnarlo nella sala conferenze 2, dovrebbe essere libera, e io preparo il signor McGregor — dice, lanciando le chiavi del cassetto a Natalie.
Natalie impiega un secondo per realizzare tutto.
— Vai ! — urla Elizabeth, facendola sussultare leggermente mentre corre verso l’ascensore.
— Che cos’era tutto questo ? — chiede James, un po’ confuso.
— Te lo spiego, ma prima dobbiamo cambiare la cravatta. Il signor Young odia questa sfumatura di blu — dice, aprendo un armadietto sottile da cui tira fuori diverse cravatte.
— Questa dovrebbe andare bene — dice, mostrando una semplice cravatta nera.
— Allora, uno degli ultimi eventi importanti prima della morte di tuo padre è stato l’accordo con Young. In pratica, la sua azienda, il nome e il prodotto sarebbero diventati parte della McGregor Industries. Il problema è che a un certo punto tuo padre non è stato più in grado di occuparsene, così sono intervenuta io.
Mentre parla, gli toglie la cravatta che indossa. James, un po’ stordito e confuso, si alza in piedi mentre lei gli mette quella nuova.
— Di solito non è compito di una segretaria fare queste cose, ma il signor McGregor mi ha spinta a parlare al suo posto. L’ultimo incontro e tutto il resto dovevano avvenire il giorno dopo la sua morte. Così ho preso il suo posto. È andato tutto bene e abbiamo ottenuto la fusione. Ma ora lui vuole vederti e cenare con te, stasera — dice, finendo di sistemare la cravatta.
— Per ora, tutto quello che devi fare è accoglierlo e trattarlo bene — dice, afferrandogli la cravatta e tirandolo a sé, prendendolo di sorpresa. — Non devi assolutamente insultarlo.
Appena si rende conto di quello che ha fatto, si ricompone in fretta e si sistema la camicia.
— Adesso non dobbiamo farlo aspettare. Quanto sai su di lui ? — chiede, aprendo la porta dell’ufficio e indicando a James di uscire.
— L’ho incontrato a una raccolta fondi, una volta.
— Bene, parlagli di quello. Sa che probabilmente non conosci ancora bene l’accordo, ma per ora basta che lo tieni contento — dice mentre entrano insieme nell’ascensore.
— Hai fatto tutto questo il giorno dopo che è morto ? — chiede James, piuttosto colpito.
— Sì. C’è qualcosa di sbagliato ?
— No.
Elizabeth continua a dargli informazioni su Mr. Young fino a quando arrivano davanti alla sala conferenze 2.
— Bene, in bocca al lupo — dice, sistemandogli ancora la cravatta. Poi, mentre si allontana, si gira un momento e aggiunge :
— E non mandare tutto a puttane.
