Capitolo 2 La nascita di Helaia e Madga
Il re Adaman, fiero all'idea di diventare padre, passeggiava avanti e indietro nel corridoio fuori dalle stanze della regina Agata, ansioso di sapere se il futuro erede del regno di Rama sarebbe stato maschio o femmina. Se maschio, avrebbe proseguito la dinastia reale secondo le tradizioni secolari. Se femmina, avrebbe dovuto essere data in sposa a un principe di un altro regno — un pensiero che Adaman rifiutava con forza: solo il sangue del suo sangue doveva regnare a Rama.
Damiano osservava il cognato con sguardo inquieto, sperando segretamente che Agata non partorisse un maschio. Non era riuscito a ottenere un erede né con Amaresia né con le serve di corte. Se Agata avesse avuto un figlio maschio, sperava di manipolarlo... o eliminarlo per impadronirsi del trono.
All’improvviso, un pianto di neonato interruppe i pensieri di entrambi. Una serva uscì correndo, euforica:
«Mio re, mio signore, signor Damiano! Congratulazioni! È nata vostra... vostra moglie... vostra sorella... ha avuto una...»
Ma il re e Damiano non le diedero il tempo di finire. Corsero nella stanza gridando in coro:
«È un maschio, me lo sento! Il futuro re!»
Ma quando videro la bambina, un gelo calò su Adaman. Damiano, invece, intuì una nuova opportunità: avrebbe potuto aspirare al trono sposando la figlia di sua sorella.
Il re guardò Agata con amarezza:
«Non importa... siamo giovani. Avremo altri figli. Forse, un giorno, un maschio arriverà.»
Prese in braccio la bambina e, con voce solenne, dichiarò:
«Con gioia annuncio la nascita della mia primogenita, Madga, principessa di Rama. Fate suonare le campane! Oggi è nata una principessa!»
Damiano sorrise falsamente:
«Congratulazioni, sorella. Una bambina... che gioia!»
Agata, esausta e furiosa, replicò:
«Grazie, mio re. Anche se è femmina, sono felice che tu sia contento. Madga è un bel nome... E tu, Damiano, fuori subito. Voglio stare sola con mio marito.»
Poco dopo, Agata avvertì un dolore acuto al petto. Damiano uscì senza fiatare, chiudendo la porta con forza. Il re non fece in tempo a emanare l’editto di nascita che Agata, ancora distesa nel letto, fu colpita da un infarto. Prima di morire, disse:
«Mio re... apri questa pergamena. Segui le istruzioni che mi furono date nove mesi fa. Abbi cura della nostra piccola... non permettere a Damiano di avvicinarsi a lei.»
Chiuse gli occhi e morì, davanti al Re ed al medico.
Il medico provò a rianimarla, invano. Adaman, con il volto rigato di lacrime, uscì sul balcone con Madga in braccio. La folla, radunata per festeggiare, intuì che qualcosa non andava.
«Popolo di Rama!» proclamò, «Vi annuncio la nascita della principessa Madga, futura regina del nostro regno!»
Gli applausi si levarono, ma Adaman alzò una mano e continuò:
«E con immenso dolore vi annuncio la morte della mia amata regina Agata, spirata pochi minuti dopo il parto. Oggi doveva essere un giorno di gioia... ma il destino ha voluto diversamente. Eppure, non cederò al dolore. Anche se ho avuto una figlia, Madga porterà avanti le nostre leggi. Sposerà un duca o un principe, e i nostri confini cresceranno.»
Il popolo, colpito, si unì comunque ai festeggiamenti. Ma Adaman, una volta rientrato, aprì la pergamena lasciatagli da Agata. Lessene il contenuto, sbiancò. Non poteva disobbedire. Chiamò le guardie:
«Preparate la carrozza. La salma della regina dev’essere portata al muro che separa Rama dalla foresta, immediatamente.»
Le guardie prepararono la bara — quella che Agata aveva fatto costruire, prevedendo la propria morte — e la sistemarono sulla carrozza. Adaman salì con Madga tra le braccia, avvolta in una coperta, e partì in direzione della foresta di Isea.
Damiano, vedendolo partire così in fretta con la bara della sorella e la bambina, insospettito, prese un cavallo e li seguì nell’ombra, avvolto in un mantello nero.
Nel frattempo, nella foresta di Isea, la regina e strega Eclimanea aveva appena dato alla luce un maschio, Helaia — un piccolo fauno, come il padre, il re Hector. Le ancelle Mar e Agather presero il bambino e lo adagiarono tra le braccia del padre.
«Congratulazioni, mio signore. È nato un futuro re di Isea!»
Amaresia, amareggiata per non aver mai potuto avere figli, voleva comunque vedere il nipote, ma Eclimanea la fermò con voce gelida:
«Non ti avvicinare a mio figlio. Fuori. Esci da casa mia!»
Amaresia uscì senza dire una parola. Uscita dalla capanna, stava per correre ad avvisare Damiano, ma lo vide già dietro un albero che le faceva segno di avvicinarsi.
«Mia sorella ha avuto una bambina. C'è speranza per il trono... ed è morta di parto!» disse Damiano, abbracciandola con euforia. Amaresia, con amarezza, aggiunse:
«La mia è maschio... ma non sarà mia. Le ancelle lo cresceranno. E anche Eclimanea... vivrà ancora per poco.»
Ma ecco giungere la carrozza del re Adaman. Amaresia si voltò verso Damiano con rabbia:
«Ti hanno seguito, idiota! Lo sapevo che ci avrebbero scoperti!»
Stava per tirare fuori il pugnale, Damiano la fermò:
«Sono io che ho seguito loro. Quello è il corpo di mia sorella, e il re Adaman lo ha portato qui con la bambina. Non so il motivo.»
Amaresia, sorpresa, si zittì. Si fecero strada tra gli alberi, in silenzio.
Il re Hector, intanto, uscì dalla capanna con il piccolo Helaia tra le braccia. Lo sollevò dinanzi alle creature radunate:
«Ecco a voi il principe Helaia, futuro re della foresta di Isea!»
Poco dopo, Eclimanea, sorretta dalle ancelle, raggiunse il marito. Videro la carrozza del re Adaman avvicinarsi al confine. Le creature esplosero in festeggiamenti: fiamme azzurre salirono nel cielo. Adaman comprese allora che il figlio di Eclimanea era nato. Il destino scritto nella pergamena si stava compiendo.
Due guardie faune sbarrarono la strada.
«Fermatevi. Non avete il permesso di oltrepassare.»
Adaman scese dalla carrozza con Madga in braccio, seguito da due servi che portavano la bara.
«Tranquilli. Sono venuto in pace. Voglio parlare con i vostri sovrani e congratularmi per la nascita.»
Non fece in tempo a finire che Eclimanea, Hector, Mar e Agather li raggiunsero. Le guardie si sciolsero all'ordine dei sovrani.
«Dobbiamo parlare da soli in un posto isolato.» Adaman gli disse in fretta.
Eclimanea si avvicinò alla bara e, riconoscendo l'amica, si inginocchiò, piangendo.
«Agata... sorella mia. Ci hanno divise la disgrazia e il tradimento, ma da stanotte tutto cambierà. Che la rosa bianca tra le tue mani illumini il tuo cammino nell’aldilà. Presto saremo di nuovo insieme.»
Baciò il corpo di Agata e fece segno a tutti di seguirla. Giunti al tempio dove le due regine si incontravano durante la luna piena, Eclimanea con un gesto fece spostare i cespugli che coprivano una fossa. Ordinò ai servi di deporre la bara. Poi li congedò.
Chiuse la fossa, vi posò una roccia con inciso: "Qui riposa Agata, regina di Rama, madre e sposa, morta per la verità e la pace tra umani e creature mistiche".
Il re Adaman, commosso, posò Madga, addormentata tranquillamente, ai piedi della regina Eclimanea.
«Questa è la pergamena che Agata mi lasciò. Ho letto tutto. Rispetterò la sua volontà.»
Il re Hector posò accanto a Madga il piccolo Helaia. Eclimanea, con le ancelle, pronunciò:
«Qui si celebra l’unione sacra tra Madga, principessa di Rama, e Helaia, principe della foresta di Isea. Tra vent’anni, le loro nozze segneranno la fine della faida. Nessuno potrà separarli.»
Non appena dissero quelle parole sui palmi dei bambini comparve il simbolo di una rosa bianca.
Adaman, sollevato, prese la piccola Madga da terra alzandosi e sussurrò:
«Il traditore non sospetta nulla. Se proverà ad avvicinarsi, lo farò rinchiudere per sempre.»
«E lo stesso faremo con la traditrice,» aggiunse Hector.
Eclimanea abbracciò Adaman, baciò Madga e le appese al collo una collana con una pietra di luna.
«Questa ti guiderà sempre verso la strada giusta, principessa. Ti proteggerà e ti svelerà chi mente e chi ti ama. Vedrai sempre nei tuoi sogni colui che sei destinata ad amare.»
Anche Eclimanea prese Helaia in braccio cullandolo. Adaman consegnò a Eclimanea la sua spada:
«Quando incontrerò tuo figlio, con questa spada saprò che è il futuro sposo di Madga.»
Detto quello si congedò e salì sulla carrozza per tornare al castello. Hector ed Eclimanea, con Mar e Agather, rientrarono nella foresta per continuare i festeggiamenti.
Dietro un albero, Damiano e Amaresia avevano spiato tutto, ma non udito le parole.
«Dannazione! Cosa c’era scritto in quella pergamena... Ora capisco perché Agata tornò così turbata quella notte» disse Damiano preoccupato.
«E io capisco perché mia sorella mi ha tenuta lontana. Ha voluto finire la faida unendo nostro figlio alla figlia di Agata. Era questo il motivo della sua morte!»
Appena sentì quelle parole Damiano scagliò un sasso tra gli alberi, furioso. Amaresia lo calmò:
«Torna al castello. Fingi normalità. Troveremo un modo per impedire tutto.»
Lo baciò e si trasformò in corvo, volando via. Damiano montò a cavallo e tornò al castello.
Negli anni seguenti, Helaia e Madga crebbero sereni. Dopo quattro mesi, Eclimanea morì. Anche il re Adaman partecipò al suo funerale, portando una bara d’argento e oro, fatta preparare da Agata. Fu sepolta accanto a lei, come da testamento.
