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Capitolo 04

Andrea

Sono su questo aereo con i miei genitori da qualche ora ormai, ho deciso di cambiare un po' i piani perché dovrò comunque andare a casa di Ana, lei è già lì che mi aspetta non posso temporeggiare e il pacco è piccolo, ci saremmo incontrati prima o poi, arrivando, dirò loro la verità forse così evitiamo diverse cacce dopo di me inutilmente e forse la mia cattura e tortura.

Grazie a Dio siamo arrivati ​​con aerei da brividi, siamo scesi dall'aereo e siamo andati a prendere i bagagli mentre i miei genitori sono andati a chiedere un taxi fuori dall'aeroporto, con l'aiuto dell'autista un signore molto gentile che ho notato nei suoi occhi quanto dispiaciuto lui era per me, ho messo le valigie nel bagagliaio e siamo andati nella ''nostra'' nuova casa dove inizierò il mio piano prima di entrare.

Passarono pochi minuti e arrivammo alla casa nuova che era su due piani in bianco e sembrava grande almeno all'esterno, alla porta ero già nervoso, ma lo avrei fatto lo stesso, visto che ci portavamo solo le borse dei miei genitori ne portavo solo una con me zaino con alcuni vestiti dato che il resto era già a casa di Ana, lei è venuta allo zaino prima, quando l'autista è partito l'ho ringraziata salutandola con la mano e mi sono voltata verso di loro.

- Beh, voglio iniziare dicendo che sarò onesto, non vivrò con te, quindi lo farò. - Ho detto pensando che sarebbe stato così facile e nella mia testa lo era davvero, ma ho continuato ad aspettare che mi dicessero che non avevano mai avuto bisogno di me per niente e nemmeno per le urla, ma sono sorpreso.

Madre – E dove andrai a vivere? Con i ratti? Con tua sorella? Ha la sua vita da vivere e tu vuoi metterti in mezzo siando un supporto nella sua vita sia nella nostra? Ora smettila di dire sciocchezze e mettiti nelle nostre cose ora è inutile non perdere più tempo. - Disse fissandomi, mi ritraggo un po' dal suo sguardo.

- Non importa dove vado, non vivrò più con te, volevo solo dirti addio dopotutto, che tu lo voglia o no mi hai cresciuto, ma ora che ho notato che era una cattiva idea e posso' Non sopporto più la vita con te. - dico allontanandomi dai due.

Padre – Non mettere alla prova la mia pazienza Andréia, ti avverto, godi che sono di buon umore. - Dice avvicinandomi lentamente minacciandomi e incutendomi un certo timore con il suo tono di voce.

- Cosa rara oggigiorno è che mi dici qualcosa prima di farlo, se vivessi con te avrei portato le mie cose, non credi? E svegliati non sono più il tuo schiavo e me ne vado sì, non importa dove perché più sarò al sicuro, più sarò. - dico con rabbia, non mi farò più umiliare.

Madre – Tu non vai da nessuna parte, il Supremo verrà qui oggi e preparerai tutto per il tuo arrivo così come il pranzo e non avrai molto tempo se fossi ingrata comincerei presto. - mi minaccia guardando l'ora sul suo orologio da polso e tirandomi in casa con forza.

Padre – Non tardare a darle una lezione, perché il Supremo può arrivare in qualsiasi momento. - Dice guardando mia madre.

Mia madre mi trascina per il pavimento della casa in una stanza che suppongo sarebbe mia perché ha solo prodotti per la pulizia, puoi immaginare che questo posto sia ben nascosto, mi butta a terra con grande forza nonostante sappia difendermi me stessa, non toccherebbe mai un dito sulla donna che mi ha partorito e che lo volesse o no mi ha dato un tetto. Ha iniziato a colpirmi distribuendo pugni e schiaffi sulla mia faccia e sul mio corpo, prendendomi calci nello stomaco, nella gamba e nella testa.

Mi sono visto in diverse situazioni come questa nel corso della mia vita, dove finivo sempre per essere aggredito, contuso e persino travolto, ho iniziato a tossire palle di sangue e a perdere le forze grazie all'intensità e alla voracità dei colpi, ecco dove non potevo vedere nient'altro, prima di svenire potevo sentire il mio lupo agitarsi ed esprimere un desiderio supplichevole nei miei pensieri.

Mel – Andréia, per favore ascoltami, non svenire adesso, sento che potrebbe succedere qualcosa di buono, cerca di stare sveglio, se svieni adesso ci vorrà un po' per svegliarci.

- Quindi aiutami a mantenere la coscienza Mel, perché il mio corpo non ce la fa più. - dico piangendo piano.

Tesoro, posso provare. - È senza forze anche senza mangiare da qualche giorno.

– Perdonami Mel, ma non credo che riuscirò a restare sveglia se continua a picchiarmi.

Mel – Almeno provaci il più possibile… – Lascio che i miei pensieri non riescano più a sentire Mel concentrata su un rumore stridulo proveniente dal piano di sotto.

Prima di prendere un altro calcio in testa che mi avrebbe sicuramente tolto quel poco di consapevolezza che stavo cercando di mantenere, mia madre si ferma all'improvviso e uso un po' delle mie forze rimanenti per aprire un po' gli occhi e la vedo guardare il porta dietro di lui dove potevo vedere un uomo molto alto che ho capito non era mio padre, l'ho guardato ma ho visto tutto sfocato girando il viso verso di lui ho lasciato cadere altre due lacrime e Sto colpendo il pavimento dove ora giacevo tutto imbrattato di sangue e poi tutto quello che ho visto era buio, ho lottato per mantenere la coscienza, ma ero così esausto che mi sono permesso di riposare la mente e il corpo per almeno un breve periodo.

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