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Capitolo 01

Maya

Padre - Figlia? - Lascio i miei pensieri a mio padre che mi chiama.

- Hi papà. - Mi rivolgo a lui, mio ​​padre era giovane nonostante la mia età avrebbe ancora quarant'anni, infatti ne avrà quaranta l'anno in cui mi laureo, era molto alto e la sua pelle era della stessa tonalità della mia, i suoi capelli castano chiaro quasi scuri ei suoi occhi in un tono caramello molto chiaro, simile ai miei, ci danno una certa somiglianza tra noi due.

Padre – È ora di andare a prendere tutto ciò di cui hai bisogno? – Sì, oggi era domenica sera e mio padre è pronto a portarmi a scuola perché il preside vuole fare un annuncio importante domani mattina.

- Sei sicuro di non volermi portare con te domani mattina? - Lui ride.

Padre – Se ti sei svegliato. – Faccio il broncio. – Prendi ottimi voti e il tuo unico problema è il tempo che non riesci a mantenere. - Sorrido e davvero ho sempre problemi con gli orari. - Ringrazia Dio che sei da solo per non avere coinquilini. – Alzo le mani al cielo in segno di ringraziamento, non è che non ho amici o amiche, ma la scuola ha deciso di lasciarmi senza nessuno anche se ho un letto libero in camera.

- Va bene, allora andiamo sono pronto. – Prendo il mio tesserino da studente ed esco con lui, mi prende la valigia dalle mani e va in macchina, la nostra casa è abbastanza grande con due piani e una piscina in giardino, posto mio papà non sale perché ha paura delle altezze, salgo in macchina e aspetto che mio padre metta la valigia sul sedile posteriore e faccia il giro della macchina seduto accanto a me, andiamo dritti al cancello dell'università e quando arrivo saluto da mio padre.

Padre – Ci vediamo domani mi amore. - Le sorrido dandole un bacio sulla guancia.

- Ci vediamo domani, padre. – Non è che nessuno sappia che mio padre è un insegnante perché questo non è il mio corso, scendo dalla macchina e mostro il mio badge alle guardie di sicurezza alla porta che mi permettono di entrare, mi dirigo verso il lato del mio dormitorio e passa una bella macchina, la mia fronte mi versa un po' di fango sulle scarpe, non mi interessa in fondo non le uso comunque per uscire e continuo il mio destino finché qualcuno non mi chiama.

**** - SM? – Mi guardo indietro e l'auto che mi ha gettato fango ai piedi si ferma, viene verso di me l'autista dell'elegante macchina.

- Posso aiutare? - Si toglie il berretto dalla testa mostrando tutti i suoi fili bianchi.

**** - Scusa se ti ho sporcato le scarpe. - Sorrido senza mostrare i denti.

- Immagina, non c'è bisogno di scusarsi, non è stato un grosso problema. - Sorrise.

**** - Sai dov'è il dormitorio di scienze politiche. - Annuisco.

- Mi può chiamare Maya, signore? – Lo indico.

**** - Chiamami Steven. - Gli stringo la mano tesa.

- Piacere Steven, il dormitorio è su questa strada anche oltre questo edificio è l'altro. – Indico davanti a me.

Steven – Grazie Maya, sei molto gentile. – Lo nego.

- Solo Maya ed è così che mio padre e mia madre mi hanno cresciuto. – Guardo l'ora e il coprifuoco è tra cinque minuti. – Mi dispiace ma devo andare il coprifuoco è alle dieci buona notte Steven. Saluto e lui ricambia il gesto.

Steven – Anche Maya ragazza. - È un signore molto cordiale e simpatico, arrivo alla porta del mio dormitorio e metto il badge sulla porta a vetri dove fa un segnale di apertura, appena metto la chiave nella porta della mia stanza suona il campanello e Entro solo mettendo via le mie cose, faccio il letto e mi sdraio.

Mi sveglio il giorno dopo con il cellulare che suona alle cinque del mattino e spengo la sveglia e vado a prepararmi per sentire cosa ha da dire il regista così presto, mi metto un vestito bianco al ginocchio con una sola spallina intorno il collo e sciolti i capelli mi scendono sulla schiena nuda, mi metto dei pantaloncini corti sotto il vestito che mi fa solo allargare il sedere e mi metto lo zaino sulle spalle con dentro il camice da laboratorio con dei libri e dei quaderni, metto un rossetto chiaro in bocca e mi metto gli occhiali da vista perché oggi non ho voglia di portare le lenti a contatto, esco dalla stanza prima degli altri che corrono avanti e indietro, esco dall'edificio camminando lentamente verso l'area verde di ​la scuola che è un po' distante e mi metto le cuffie guardando i miei piedi camminare, le mie scarpe da ginnastica nere che si allacciano, rinuncio a guardare per terra e guardo dritto davanti a me guardando il tramonto quando una macchina si ferma accanto a me.

Steven – Buongiorno ragazza Maya. – Sorrido, tirandomi indietro una ciocca di capelli. - Il tuo sorriso risplende luminoso come il sole. - Alzo gli occhi al cielo verso colui che sorride.

- Buongiorno Steven, te ne vai? - Annuisce.

Steven – Lascerò mio figlio nell'area verde della scuola e torno a casa. - Annuisco. - Vuoi un passaggio? – Lo nego.

- Mi piace camminare e c'è ancora tanta strada da fare, non voglio restare lì senza niente da fare ad aspettare il direttore, quindi preferisco camminare comunque, grazie comunque per la gentilezza e gli elogi. - Sorride quando mi chino.

Steven – Le verità dovevano essere dette, buona giornata, ragazza Maya e ci vediamo ogni giorno. – Mi butto indietro i capelli.

- Anche per te. Saluto con la mano e lui chiude il finestrino della macchina seguendo la sua traiettoria mentre io seguo la mia.

Sto ancora ascoltando le canzoni che girano sulla playlist sul mio cellulare e ci vuole circa mezz'ora per raggiungere l'area verde del patio del college, non c'era nessuno. un posto sul lato destro del palco Mi siedo in fondo alla prima fila, apro un libro e inizio a leggere vedendo un ragazzo seduto sull'ultima panchina in fondo, non mi concentro molto su di lui e continuo a leggere il libro che avevo portato con me lasciando il mio zaino ai miei piedi visto che quel posto sarà pieno in pochi minuti, mi sento osservato, ma non guardo nessuno, alzo il cellulare e mi concentro sul libro, so solo che il posto è pieno quando una ragazza si siede. il mio fianco mi saluta, le sorrido senza mostrare i denti e mi tolgo le cuffie dalle orecchie mettendole nello zaino insieme al libro, alzo lo sguardo per vedere il regista entrare e in piedi davanti con un microfono in mano, mentre lui Un lato ha alcune sedie e tre sono vuote.

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