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Capitolo 4|Nemico

DANTE

Erano le tre del mattino, era giunta l'ora di partire per l'incontro dove avrebbe dovuto essere Lillie. Edgardo era molto sicuro che fosse una trappola e sebbene Iván fosse arrabbiato con lui, lo sostengo anche in quella faccenda. Ma siccome quello che dicevano per me valeva un accidente, alla fine acconsentirono ad andare in quel posto, con o senza di loro mi sarei buttato nella tana del traditore. Dovevo assicurarmi che non fosse lì, che lo sapesse già. L'ho fatto perché volevo ottenere delle piste, ed era per questo che stavo andando.

Sapevo benissimo che di questo bastardo non ci si poteva fidare ed era anche consapevole che non mi sarei fidato facilmente di lui. Ecco perché ho dovuto accedere al metodo che Iván ha messo insieme.

L'idea era di mandare tre gruppi, nell'ultimo sarebbero andati Leo e Alan e Iván era convinto di voler andare per primo ma gli ho ordinato di non andare perché avevo bisogno di lui al mio fianco.

Prima di scendere dal mezzo, Enzo mi ha regalato una cazzo di radio per tornare subito.

"Ne avrai bisogno, capo," insiste ancora Enzo.

Gli lancio un'occhiataccia prima di rispondere.

“Quella fottuta merda non fa per me.

"Pignolo come sempre," sbuffa Ivan, accanto a me "È così difficile afferrare quella fottuta radio e mettersela in tasca." Se ti sparano non lo sapremo.

"Se mi sparano a un certo punto ti raggiungo, sai che un fottuto proiettile non mi fermerà," dico in tono arrogante.

“Ho dimenticato che stavo parlando con il signore immortale. Maledetto diavolo! Stavi per morire una volta, per una volta nella tua fottuta vita fai qualcosa di giusto”, dice Iván, infuriato.

Ringhio in risposta ma prendo comunque l'oggetto che Enzo mi stava ancora offrendo. Questi fottuti idioti saranno così sciocchi.

"Va bene, felice?" Faccio finta di sorridere mostrando tutti i miei denti e Ivan alza gli occhi al cielo per la frustrazione: "E Leo?" chiedo mentre mi metto in tasca quella fottuta radio.

―Tutto è pronto, ora possiamo assaltare il posto.

Il posto era un club, che a suo avviso era più un bordello. So benissimo che lì c'è molta gente e la cosa più certa era che molti sarebbero morti stamattina stessa. Non posso dire che mi dispiace, perché davvero non mi importava di nessuno che fosse in quel posto, il mio scopo era ottenere ciò che volevo, non proteggere delle puttane.

Arrivati sul posto, siamo scesi in fila senza smettere di sorvegliare il luogo. Enzo ci guidava attraverso le radio dei camion, non è mai stato coinvolto nelle operazioni e tanto meno quando si trattava di soccorsi, si teneva sempre ad un margine adeguato non avendo esperienza come noi.

L'ingresso era già libero quando siamo passati, a quanto pare Leo era già andato avanti. Non saremmo entrati dalla parte anteriore del club, ma dalla parte posteriore dove era ospitata una cantina.

Non appena abbiamo messo piede in quello che sembrava un magazzino, sono iniziati gli spari.

"Copriti, dannazione!" urlo mentre il primo proiettile mi sfiora il corpo. senza toccarmi.

Appena ho dato l'ordine, Iván, Franco e la squadra che ci ha accompagnato si sono posizionati in diversi punti, in modo da coprirsi. Ed è allora che è iniziata la raffica di proiettili. Senza perdere tempo, ho estratto entrambe le armi e ho iniziato a sparare a destra ea sinistra, senza fermarmi.

"Vai, ti copro io", mi disse Iván, era dall'altra parte opposta alla mia.

Non aspettare oltre e sono saltato per andare al punto esatto, Iván li ha attaccati con la sua arma di grosso calibro. Dimenticavo che questo figlio di puttana era un sanguinario assassino di prim'ordine. Sono uscito di lì diretto al bordello, il magazzino aveva un corridoio che lo collegava al locale. Sono andato a vedere il posto, lo sapevamo perché Leo era già arrivato sul posto prima di noi.

Quando ho raggiunto la fine del corridoio ho incontrato Leo e Alan.

"Il dannato è lì" disse Leo, indicando a bassa voce con la testa alcuni gradini che portano alla stanza dove si riunisce l'organizzazione di Bruno, "stavamo solo aspettando l'ordine di attaccare."

Feci cenno di sì con la testa perché mi seguissero. Ci siamo avvicinati furtivamente all'ingresso, dove c'erano due gorilla che interrogavano la stanza. Dì a Leo e Alan di non sparare, ci penserò io.

Con agili movimenti mi muovevo rapido e in meno di un secondo avevo già uno di loro che gli cingeva il collo con il filo della mia lama, mentre con l'altra mano avevo già estratto l'altro coltello per adattarlo all'altro mastodonte.

Caddero morti in quel momento, uno decapitato e l'altro con la lama del mio coltello conficcata nel petto. Prima di allontanarmi da loro, ho tolto il filo della mia arma dal fottuto cadavere che stava morendo dissanguato sul pavimento. Li ho puliti con il fondo dei pantaloni e li ho rimessi a posto per estrarre le pistole, preparando il prossimo attacco.

Diedi istruzioni ai miei uomini di seguirmi in silenzio, e con un calcio buttai giù la porta che dava nella stanza e senza aspettare nulla mirammo al bersaglio. I miei occhi incontrarono quelli del dannato che da tempo inseguivo. Il bastardo di Carlo. Finalmente era nelle mie grinfie ea mia disposizione. Era così che voleva tenerlo, come un fottuto topo di fogna.

L'idiota era disarmato perché era impegnato con una puttana, ei suoi compagni erano fottutamente drogati di cocaina. Non hanno avuto il tempo di reagire, quando hanno alzato la faccia e ognuno aveva un cannone puntato contro le loro fottute teste.

"È un piacere rivederti" dissi sorridendo maliziosamente "Io e te abbiamo qualcosa in sospeso" la puttana era già dall'altra parte, perché era saltata dallo spavento, lasciandolo libero per me "Ma prima che ti finisca via, mi divertirò un po'.» Poco.» Il mio sorriso si allargò placidamente.

Con i pantaloni ancora abbassati, valeva un cazzo e così ho afferrato il dannato per il collo e l'ho sollevato dal punto in cui era seduto, puntandogli contro la pistola con l'altra mano. Leo e Alan mi hanno sostenuto da dietro senza abbassare le armi che erano ancora sulla testa degli altri individui.

Senza preavviso, prima di raggiungere le scale, un gruppo di quattro uomini ci ha teso un'imboscata e senza darmi il tempo di muovermi e cercare un posto dove coprirmi, non sono riuscito a schivare un proiettile che ha colpito la mia spalla destra. Non me ne importava perché non smettevo di stringere il mio prigioniero, che tenevo ancora stretto per il collo con l'altro braccio.

Ivan e la squadra arrivarono pochi secondi dopo e finirono i nemici rimanenti. A quel punto ne avevo già uccisi due.

"Te l'avevo detto" iniziò a fare la ramanzina Ivan "Non puoi vivere senza di me" aggiunse il maledetto, sorridendo orgoglioso.

“Sì, qualunque cosa…” risposi enfaticamente “Portate via questa merda.” Lanciai quel fottuto ratto contro i miei uomini.

"Signore, la sua spalla," si avvicinò Alan con un'espressione preoccupata, "sanguina molto.

Non mi ero nemmeno accorto che perdeva troppo, pensavo fosse solo un graffio, perché non sentivo quasi dolore.

- Merda! ―Ho detto, quando ho fissato gli occhi sulla ferita, il proiettile era entrato nella clavicola ―Quello che mi mancava, ora non potrò torturarlo con la mia mano destra.

- È serio? Non può essere che ti interessi solo quello ―rispose Ivan, prima di andarsene da dove era venuto.

― Beh, che importa, è solo un fottuto proiettile conficcato nella mia pelle. Come se fosse la prima o l'ultima volta che succede», dissi, seguendolo. Si limitò a sbuffare e roteare gli occhi stanco di sentire sempre la stessa cosa.

Ed è stato così per me, in questo mondo di merda la vita era sempre in gioco, forse oggi potresti sopravvivere a un attacco, ma domani forse potresti ritrovarti con una pallottola nel tuo fottuto corpo, e lo sapevo dal surplus. Quello che rimpiangevo era di aver trascinato la mia piccola Fiera in questo inferno oscuro, e non me lo sarei mai perdonato se fosse successo qualcosa di brutto a lei e ai miei figli. Prima mi sparerei un fottuto proiettile.

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