Capitolo 3|Narkissa
DANTE
C'erano certe cose che mi ero sempre ripromesso di non fare mai. Stavo infrangendo quella promessa, non che seguissi le regole, ma non avrei mai ceduto facilmente al nemico. Non avrei mai pensato di vacillare in quel senso, dovevo mantenere la mia reputazione e non mostrare alcuna debolezza. Ma oggi era arrivato il giorno in cui avrebbero conosciuto la mia fottuta debolezza, una che non pensavo nemmeno di avere.
Grazie a lei ero capace anche di strapparmi la pelle se era necessario, che importava se mi torturavano e poi mi uccidevano. Ma prima di tutto mi sarei assicurato che fosse al sicuro e protetta.
Prendi il paio di armi che erano sul tavolo accanto al letto. Li inserisco nel fodero che di solito indosso sulle spalle e sul petto, dopo aver installato l'altro sulla mia gamba dove andrebbero i miei coltelli. Già con l'attrezzatura a posto, mi sono installato davanti allo specchio e mi sono guardato per qualche secondo.
Quanto era cambiato in così poco tempo. Lei, la mia bestia dagli occhi di smeraldo, mi aveva fatto cambiare, non avrei mai creduto che avrei fatto una tale follia per una donna, non avrei mai pensato di poter rischiare la vita per qualcuno, tanto meno sentire quella merda che provano le persone quando cadono amore.
Dannazione, ero completamente fottuto da quella biondina, qualcosa in me me l'aveva detto dal primo giorno che mi aveva incontrato. Il suo corpo piccolo ma rigoglioso mi faceva impazzire, senza contare il suo bel viso e il luccichio verde nei suoi occhi, era perfetta, calda, una dea che si avverava, fatta apposta per me. Era mia moglie.
Il mio cellulare ha iniziato a squillare, una voce familiare ha risposto all'altro capo del telefono, con un'ultima voce sicura ho risposto.
"Che diavolo, vuoi Narkissa?" Emisi un ringhio frustrato alla sua insistenza, sapevo perché stava chiamando.
- Hmm! Ci siamo alzati male? Disse con tono scherzoso.
La conosceva perfettamente, aveva a che fare con lei da anni e non aveva smesso di telefonare dopo il matrimonio. Non ho sue notizie da anni, e avrei davvero preferito che rimanesse così, ma Narkissa era molto testarda. Per quanto le ho detto che non volevo niente con lei e lei ha ignorato le mie parole e ha insistito sullo stesso. Sapeva che era sposato, l'ha visto lei stessa con i suoi occhi, ma comunque non si è arresa.
Ha apprezzato lei, lei e suo fratello. Per anni le nostre famiglie sono state alleate, tanto che io dovevo essere il suo fidanzato quando eravamo molto giovani, erano le fottute regole tradizionali della nostra organizzazione. Con la morte dei suoi e dei miei genitori, tutto quello che è andato a puttane, per un momento è stata l'unica cosa di cui sono stato grato, l'unica cosa buona che la loro morte ha lasciato alle spalle, se non ora è stato coinvolto in un matrimonio senza il mio consenso.
E non è che non mi piaccia, ci sono stati momenti in cui ci siamo divertiti molto per una certa stagione, ma niente di tutto questo sarebbe successo di nuovo, non dopo la mia Fiera. Non riuscivo a pensare a nessun altro, la mia mente era sempre con lei, era l'unica donna che desideravo e quella che mi faceva impazzire ogni volta che la sentivo gemere di piacere. Con lei si divertiva e aveva tutto, non c'era bisogno di cercare altrove.
"Non ho tempo per le sciocchezze" cercavo di controllarmi, non potevo prendermela con lei, la mia frustrazione era soprattutto per Bruno.
«Lo so, e so cosa stai per fare. E non ti permetterò di andare in quel posto per costituirti, non vale il rischio.
― E che diavolo ne sai se ne vale la pena o no! Urlo furiosamente nell'altoparlante del telefono: "È mia moglie, la madre dei miei figli". Non osare ripetere una cosa del genere, perché la prossima volta non verrò preso in considerazione. Mi conosci e sai bene chi mi prende contro paga caro. Lo avvertii con un leggero ringhio.
Non perché la apprezzo e posso arrivare ad avere un certo rispetto per lei, questo significherà che la lascerò immischiarsi nei miei affari, tanto meno mi dirà se mia moglie vale o no. Sapevo che era gelosa, me l'aveva detto, ma non me ne fregava niente della sua opinione o di quello che provava.
- Mi stai minacciando? Fece la domanda con molta sicurezza, ma poteva sentire il timbro della sua voce tremare: "È incinta?" -Ho sentito come la sua voce si è rotta, so che voleva piangere. Ma mi ha dato un cazzo.
Non ho mai pensato di fargli del male, questa volta le cose stavano andando diversamente. Per me il mondo girava solo intorno a Lillie e presto sarebbero stati anche i miei figli, chiunque li toccasse o si riferisse a loro in malo modo, solo per il semplice fatto che avrebbe fatto girare la testa.
"È un avvertimento, ma poi prendilo come vuoi" decisi con calma "Non è un disturbo per te" aggiunsi seccamente.
Non avevo intenzione di spiegare la mia vita e quello che avevo fatto durante questo periodo, come mettere incinta la mia Fiera.
"Non stavo parlando con te per poter discutere" il suo tono suonò di nuovo dolce "Ci tengo solo a te, sai che sei l'uomo che amo e non vorrei provare il dolore di perderti di nuovo.
Ho sbuffato contro il clacson, ero stanco di sentire quelle stronzate milioni di volte, non volevo essere duro con lei ma non mi ha lasciato altra scelta.
"Non farmi perdere altro fottuto tempo" ignorai la sua melliflua confessione. E ho riattaccato lasciandola con la parola in bocca.
So che avrebbe continuato con la stessa cosa ed è per questo che ho dovuto chiudere quella conversazione che per lei non ha mai avuto fine. Mi frustrava averla sempre dietro di me, non era divertente come prima. Non è mai stato di nessun interesse se non scoparla, ma anche quello era finito.
